Scene di balli inutilmente lunghi, troppo schierato Loach e quindi non lucido , forse il suo peggior film, si riscatta un po' alla fine io sono cattolico e di sx e conosco le colpe di ambo leparti(ma anche i meriti) il voto e' la media mia e di due amici di mentalità' diversa dalla mia, si può' tranquillamente non vedere,
Se è vero, come scritto sul Web, che questo è l'ultimo film di Loach prima di dedicarsi alla realizzazione di documentari, ci liberiamo finalmente (e con estrema gioia!) da un regista dichiaratamente comunista e quindi con una visione del mondo infelice (per lui si intende!, non per me o forse per chi legge). Il fatto che il film abbia ricevuto una standing ovation di 10 minuti al festival di Cannes (sarà vero?) non significa nulla se non un atteggiamento precostituito di parte (l'odio verso una parte della società).
Ma tant'è. Veniamo agli aspetti tecnici. Questo film è, a parer mio,una sommatoria di situazioni e di immagini di una tale superficialità da far rasentare il ridicolo (i dialoghi, i colloqui di fidanzati, l'invito all'incontro al parroco, il rapporto con la madre, la distruzione dei nuclei familiari). Tutto è funzionale, intravvedo io, a voler gettare fango (a tutti i costi) su una parte della società (in questo caso il parroco e quindi la componente cristiana della parrocchia, parroco che tra l'altro si è manifestato persona molto equilibrata rispetto al protagonista) con tanto di sbandieramenti inneggianti ai "compagni" del periodo - i pugni chiusi - (e lo si nota in maniera volutamente sottolineata dal cineasta, tra l'altro inglese e non irlandese, questo la dice tutta, dichiarato comunista che non rispetta benché minimamente la tradizione centenaria dello stato irlandese). Questo approccio del resto non è nuovo per lui: l'ha portato alle estreme conseguenze nel mediocre "Terra e libertà" sulla guerra civile spagnola, dove si inventa addirittura la delazione di un prete, a cui segue la fucilazione, nel contesto di una confessione (storicamente provato che è una balla vera e buona, cfr. in proposito i commenti sul Web); poi con l'esperimento di "Angeli e ribelli" (non suo ma l'orientamento irlandese della regista è il medesimo) e così via. Insomma il voler portare in ogni suo film questa costante ossessione sua (il comunismo espresso in maniera esplicita, appoggiato dai suoi estimatori, di un certo rilievo anche a Cannes) fa sì che la sua opera (se così si può dire: io la chiamo spazzatura superficiale) abbia trovato qualche canale di diffusione, anche in Italia. Ripeto: sono contento che questo personaggio se ne vada dal mondo della cinematografia! Il voto ovviamente è uno perché zero non si può dare.
Trailer in versione italiana (it) per Persepolis (2007), un film di Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud con Paola Cortellesi, Sergio Castellitto, Catherine Deneuve.
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(2.5/10)
