Nonostante mi interessi molto di cinema italiano, anche di piccole produzioni, questo film mi era per qualche motivo sfuggito. Mi è tornato alla mente dopo essermi stato consigliato da mio padre, che per caso l'aveva visto in televisione. Sono rimasta letteralmente folgorata dalla creazione del regista Francesco Munzi, un film assolutamente meraviglioso, con una trama ben costruita ed un epilogo assolutamente sconvolgente, fa riflettere profondamente sulla natura umana, sul ruolo della famiglia in certe realtà e nell'Italia tutta. Non è banalmente un film "di mafia" ma un'opera che spazia, toccando molti aspetti dell'esistenza umana. Gli attori sono decisamente sopra la media, se non li si conoscesse come professionisti, si potrebbe tranquillamente pensare che siano persone comuni che interpretano se stesse. La cosa che mi ha stupita (e amareggiata) più di tutte è stata constatare che questo film ha ricevuto recensioni positive a livello internazionale, dal New York Times al Guardian, ma nonostante ciò rimane semisconosciuto in Italia. E' davvero incredibile che film così ben fatti passino inosservati in sala.
Per noi una scoperta,questo film , di come sia ricca L'Italia e divisa da storie di regioni apparentemente dimenticate, come la Calabria, di cui si intravede nel film un mare stupendo e incontaminato, ma una natura fragile anche a causa degli esseri umani che non si ribellano, solo alla fine il padre, alle leggi della famiglia.
Anime nere è un film di cui non avevo mai sentito parlare, pur essendo un patito del cinema itlaiano. Mi ha incuriosito il fatto che ha fatto man bassa di David di Donatello, lasciando quasi a bocca asciutta il pur pregevole "Mia madre" di Nanni Moretti. Ebbene è un film splendido che consiglio a tutti. Affascinante il tema della ndrangheta, molto meno visitato dal cinema rispetto alla mafia siciliana e, negli ultimi anni, anche alla Sacra corona unita della Puglia. Ottimi gli attori (per me degli illustri sconosciuti a parte Barbara Bobulova,che recentemente ho riscoperto nel bellissimo "Anche libero va bene" di Kim Rossi Stuart). La storia, una volta che siamo riusciti a districarci nel groviglio di parentele, è intrigante e tiene col fiato sospeso fino alla fine. Non condivido certi giudizi negativi della stampa (anche la recensione di filmup che di solito condivido savolta mi pare riduttiva). Due soli nei: una fotografia un po' buia e soprattutto il fatto che il film è parlato in calabrese strettissimo, una lingua per me milanese del tutto incomprensibile. Ci sono, è vero, ottimi sottotitoli, ma il fissarli impedisce di gustare i paesaggi e soprattutto le capacità mimiche ed espressive degli attori, tutti davvero ben calati nella parte.
E' il genere di film che preferisco in assoluto, e che ho potuto apprezzare fino in fondo conoscendo quel dialetto. Un film tanto vero quanto crudo, con un finale da brividi.