Film piatto, praticamente la stessa scena che si ripete uguale per 10 volte per convincere i colleghi a rinunciare al ricco bonus di 1000 euro. Vabbè la crisi, ma non esageriamo. Attori sconosciuti a parte la protagonista che in confronto ad altre pellicole incappa in una prova decisamente sotto tono nell'interpretazione piatta della depressa infelice cronica.
Standing ovation per DUE GIORNI UNA NOTTE. Era dai tempi di RISORSE UMANE (peraltro da me visto per puro caso, solo per fare un favore, sostituendolo, a un collega) che non vedevo un film così bello, teso, realistico, emozionante sul mondo del lavoro (crisi, disoccupazione, precariato, immigrazione, perdita della coscienza di classe e della solidarietà tra i lavoratori). Gli inglesi hanno Loach, i francesi Cantet e molti altri, i belgi hanno i fratelli Dardenne; in Italia i film sui lavoratori sono rarissimi: proiettati nel passato come I COMPAGNI di Monicelli o buttati sul grottesco come LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO, TREVICO-TORINO o il pregevolissimo e divertentissimo ROMANZO POPOLARE. Manca in Italia un cinema che ci porti all'interno della fabbrica e che ce la racconti in maniera oggettiva. Gli unici due esempi che mi vengono in mente sono TUTTA LA VITA DAVANTI di Virzì (ma non siamo in una ditta, bensì in un call center) e un vecchio film di tanti anni fa di cui non ricordo il titolo con Giuliano Gemma e Stefania Sandrelli ambientato alla Bovisa in una ditta altamente tossica, tanto che i lavoratori sono costretti dal padrone a bere latte per non rimanere intossicati. Un film da cui si esce con l'amaro in bocca, tremando per un futuro prossimo che non conosciamo e per una sorte che può capitare a ciascuno di noi. Il dio Denaro ci condiziona e ci domina.