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La pianista

Opinioni presenti: 55
Media Voto: Media Voto: 7 (7/10)

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Capolavoro!

(10/10) Voto 10di 10

Un film che ti coinvolge totalmente dall'inizio alla fine, che ti fa vivere la disperata lotta della protagonista per un rapporto con gli altri che possa compensare il suo bisogno di amare che non riesce ad esprimere in modo normale. naturalmente a causa dei gravi problemi di nevrosi al limite della psicosi, quello che riesce ad mostrare sono i sintomi che risultano allo spettatore tanto più ributtanti quanto più esso ha dei conflitti non risolti sullo stesso argomento. il rapporto di amore odio tra la madre ed erika segno del rapporto omosessuale incestuoso non risolto, le numerose parafilie di cui erika inesorabilmente è in balia. un finale apparentemente enigmatico che pare indicare come la protagonista avendo preso coscienza della negatività del suo comportamento, mette in atto un gesto di autolesionismo non masochistico, cioè non a scopo di piacere, ma che invece è segno di essere entrata in depressione a causa della presa di coscienza dei danni causati dal proprio comportamento deviato impossibile da controllare, perchè è l'unico modo che è capace di mettere in atto per entrare in relazione d'amore .



Pietro, 58 anni, Tavagnacco (UD).




Quando si rappresenta la complessità dolorosa della vita e non un racconto immaginario di svago

(10/10) Voto 10di 10

Ho letto tutti i commenti dal 2001...a parte gli indignati ed i superficiali debbo ammettere che qaulcuno si avvicina alla profondità del film. però a tutti sono mancati 2 elementi di riflessione. il primo è l'ambiente dei musicisti, evidentemente si ignora la complessità dell'esistere per chi si dedica alla musica,l'arte delle arti,il rarefatto linguaggio dell'anima.. la rappresentazione della passione,dolore,amore,paura nell'ambiente "dei musicisti" è perfetta. là non può esserci "normalità" perchè è la follia piccola o grande che prende la vita di che si sacrifica e dedica se stesso ai suoni. e la follia può essere arte, ma al contrario può anche essere la porta della patologia, della pazzia..può portare alla sublime percezione di dio, ma può anche gettare negli inferi della schiavitù di satana dove si chiede solo l'annientamento di sè. il senso di colpa è il secondo elemento di cui nessuno ha parlato. tipico nella cultura nordeuropea protestante dove manca il perdono,la rigidità col prossimo e con se stessi spingono ferocemente nell'odio/amore, negli estremi della paura. probabilmente erika è una donna vicina alla quarantina ancora vergine, figlia di un mondo rigido dove le debolezze ed i bisogni della carne vengono acutizzati fino allo spasmo delirante della mania morbosa...l'odore dello sperma di fazzoletti sporchi lasciati da sconosciuti le fa sognare una sessualità che le manca completamente...le manca la normalità dell'amore e del sesso e la sua psiche tormentata la spinge verso l'immagine di una sessualità estrema, masochista e perversa forse percepita e comprata facilmente nei circuiti del commercio sessuale attuale. anche questo è credibile e possibile,e lei poi sogna di realizzare con lui le aberrazioni che ha visto ed ha sognato da sola. le manca la realtà della normalità...non può fare paragoni non ha il senso della misura e dentro di sè ha la furia di pulsioni ormai incontenibili e distruttive che sporcano l'anima. ma lei secondo me non è sporca, non è la rappresentazione di tante "maiale" compiaciute che ci regala il cinema odierno (nascostamente perverso). erika si commuove alla dolcezza della musica e si controlla impedisce il fluire delle sue passioni e sono tante come in tutti i musicisti. e' un anima spezzata in lotta con sè stessa e lui che si innamora della sua anima d'arte poi si spaventa quando la vede dentro, lei lo chiama le dà anche il potere di guidarla di insegnarle come si è "normali" come ci si avvicina all'amore fecondo, ma lui fugge, la picchia per paura,non sa aiutarla e il gioco che gli è sfuggito di mano lo spaventa...anche per lui il baratro della follia è li dietro, lo sente ed anzichè rischiare amandola e salvandola, scappa via, prima la punisce per "avergli macchiato la sua anima ingenua di ragazzo" e poi la cerca di un amore violento che lei non può sentire e che si capisce è qualcosa che le prende per poi lasciarla.la fine è incomprensibile sicuramente non muore , si ferisce e poi a piedi se ne va.



Umberto, 50 anni, Livorno (LI).




Dubbioso

(7/10) Voto 7di 10

Dopo avere visto il film ho molti dubbi sul reale giudizio che gli si possa dare. Una perfetta interpretazione della protagonista allineata ad un dubbioso giudizio per quel che riguarda la trama (ancora oggi il finale non l'Ho capito), anche se bisogna riconoscere che i comportamenti di una persona repressa e introversa sono sempre da giudicare con attenzione...un film moltoparticolare che ho seguito con curiosità..



Max, 50 anni, Milano.




un film inquietante che ti prende l'anima

(9/10) Voto 9di 10

ho deciso di scrivere la mia opinione dopo molto tempo aver visto il film, ho letto anche le opinioni negative di questo film, evidentemente sono persone che farebbero bene ad andare a vedere solo "certi" film in programmazione, le commediole all'italiana andrebbero benissimo ed anche certi filmoni americani! Sono pochi i film che mi sono realmente piaciuti come questo, andrebbero citati le onde del destino la Lars Von Trier o l'ora di religione di Bellocchio ad esempio. Ritornando al film posso dire che affronta una tematica che può risultare scabrosa ma che è altrettanto realistica e ti prende l'anima: Gli attori sono bravissimi specialmente la protagonista che riesce a passare da aguzzina a vittima sacrificale. Erika è una donna che ha le stesse nevrosi degli uomini, in realtà non c'è molta differenza fra i sessi certe volte è solo questione di identità caratteriale. Chi di noi non ha qualche problema irrisolto, sebbene in maniera più larvata. Lo rivedrò di sicuro appena potrò...



Patrizia, 48 anni, Roma (RM).




Tutto sul alcune madri

(8/10) Voto 8di 10

Tra tutti i commenti è sfuggito il personaggio che è stata la causa principale della nevrosi di Erika: la madre. L’incipit iniziale è duro e senza mezzi termini. Il rientro a casa di una donna matura (Erika) e la madre (interpretata magistralmente dalla Girardot) che trasmette in maniera quasi ossessiva le sue paure e repressioni alla figlia. Già dalla prima scena vien da urlare, suggerire al personaggio Erika di scappare da questa situazione, di salvarsi abbandonando questa figura al suo destino. Non avverrà mai, e questa figura (triste e pesante) accompagnerà Erika in tutte le sue esperienze (il senso di essere la migliore – vedi il dialogo su Schubert che non deve essere insegnato più di tanto alle allieve- il concerto a casa di privati, la scarna e falsa vita mondana, i rapporti che intende instaurare all’esterno) fino all’epilogo drammatico del tentativo goffo e grottesco di amare la madre, di ottenere quella briciola di amore da suo carceriere. La madre è la principale causa delle nevrosi di Erika, il suo destino che ella accetta, supinamente, e senza ribellarsi. A contro bilanciare questa nevrosi, vi è la l’altra facci ai di Erika, quella dell’insegnante inflessibile, rigidissima e completamente priva di emozioni, sia di trasmetterle che di darne. Quando una sua allieva, brava ma emotiva, riesce a scalfire con la musica quella scorza di durezza apparente –nella scena Erika capisce che sta cedendo al suo ruolo perché le scappano delle lacrime – ella la punisce nel peggiore dei modi: rende inutilizzabili le sue mani per suonare al pianoforte. Questo gesto vigliacco e la chiave di lettura per il giovane studente di ingegneria che si era innamorato di lei. Egli capisce la vera fragilità di Erika e, invece di punirla, si lancia ad amarla. Poi si racconterà tutta la storia drammatica di questo amore perverso e intenso, nel quale Erika prima rifiuta e poi si lascia trascinare per poi rifiutarlo, all’epilogo delle violenza carnale nella sua casa, nuovamente. Erika sceglie di non vivere, ossia di amare non la vita, la sua vita, ma quella che la madre, repressa e totalmente priva di qualsiasi dote intellettuale, le ha pianificato. Sicuramente il film fornisce più di uno spunto di riflessione. Interessante sicuramente è l’influenza che certe forme di educazione oppressive possono avere sulla psiche umana e sul destino di ognuno.



Armando, 47 anni, Roma.





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