Il nuovo film di Woody Allen è carino, leggero, rilassante, si sorride spesso e si ride poco: bravi gli attori (specialmente Charlize Theron che si dimostra attrice versatile). Un film basato tutto sui dialoghi spesso geniali, anche se dopo un po’ diventano pesanti e ripetitivi gli scambi di battute tra Allen e la Hunt. La sceneggiatura ha qualche buco, contraddizione, ma non sembra interessare il regista che pare aver voluto fare un film solo per far svagare lo spettatore e non far pensare. Finale deludente e scontato.
...di sè Woody Allen l'ha già dato...se siete Alleniani forse potete capirmi: i suoi film più "leggiadri" sono stati anche lirici, potenti, avvolgenti, metafore di vita da cui non si vorrebbe più uscire.Questo film contiene un pezzetto della forza di tutti gli altri, ma non ha più, come in altri suoi recenti, la cifra di Allen: il coraggio di guardare negli occhi fino in fondo la solitudine, e di farle un sorriso ironico.Un Allen stupito di invecchiare, che si rifugia un po' in leit motiv rassicuranti.Noi gli vogliamo ancora bene...
battute geniali, rovesci di situazioni già da loro disparate, un continuo volta faccia di Dan Akroyd, e un'ottima interpretazione, regia e sceneggiatura di Heywood Konigsberg alis Woody Allen.
E' difficile fare un film avvincente se c'è un'inpnotizzatore, ma lui c'è riuscito!!!
è chiaro che poi la media è un misero 6, la media tra i giudizi di chi non lo ama e chi invece lo adora è inesorabile. woody è da sempre una mia passione, ma so che suscita impressioni sempre contrastanti, o lo si ama o lo si odia, o ti diverte sottilmente o ti annoia inesorabilmente. anke la maledizione dello scorpione di giada è una sua pillola di saggezza, un inno all'autoironia. è chiara la mia posizione, x me woody è un mito e trovo ke la leggerezza con cui il regista ci riporta per un'ora e mezzo nell'atmosfera delle commedie americane degli anni '40, le divertenti e continue battute, ed anche il prevedibile ma non scontato lieto fine ne fanno un film davvero da non perdere!
Non mi ha detto granchè. Al di là dell’Allen bergmaniano e di quello zelighiano (sempre venia per i neologismi), scopriamo questo “dello scorpione di giada”. Ritroviamo ambientazioni storiche care all’autore (gli anni ’40) e una comicità fatta di tante parole e intuizioni e intelligenze e sarcasmi e doppi sensi sparati a raffica. Ma risultano le pantomime di loro stessi, solo una quasi patetica emulazione dell’Allen che fu, autocitandosi e ricalcando la mano. Non fa ridere, ma fa sorridere, e mi sa che è troppo contento e troppo grande per poter essere messo in discussione. Perciò incaso la mano. Per cazzimma (non è un altro neologismo, solo dialettismo…). Per gli amanti del soggetto in questione, che, abituati ad amarlo sempre, lo ameranno anche adesso. Per me diciamo che quella sera ero molto stanco oppure mi sono abituato ad avere il palato troppo fine con chi potrei stimare...boh?