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Don Pierino

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Film veggente: anticipa ciò che è successo veramente.Incredibile.

(10/10) Voto 10di 10

Incredibilmente il film coglie la verità sul processo di Don Pierino. Nel finale la giornalista dice che il processo finirà nel nulla. E così è stato. Il processo a carico di Don Pierino Gelmini è stato annullato. Nessuna prova fondata sulle accuse di molestie sessuali. Il regista nella sua spietata analisi dei fatti, aveva visto giusto ed anticipa niente di meno che il verdetto del Giudice, che assolve l'attempato sacerdote fondatore della Comunità Incontro. Film Capolavoro per la sua straordinaria capacità di giudizio sui fatti. Mi inchino a codesto film.



simona, 36 anni, .....




Diverte e fa riflettere

(8/10) Voto 8di 10

E' un film che ricorda La vita è bella di Benigni, poichè diverte e fa riflettere nello stesso tempo. Oppure i vecchi film degli anni '60-'70, quelli di Dino Risi, Ettore Scola, Monicelli, che riuscivano a trattare temi delicatissimi e drammatici (vedi La grande guerra) con ironia. Insomma, il film sulla vita di Don Pierino Gelmini, coglie realmente il suo temperamento, di sacerdote brusco, di polso, ma anche sensibile, di animo buono. E se il tema del processo è trattato in maniera non completa, credo sia anche giusto, poichè 40 anni di lavoro sulla droga, non potevano essere scansati da 2 anni di indagini su presunte molestie sessuali. E' un lungometraggio che tocca più generi: la commedia, per il ritmo divertente: il film d'inchiesta per le vicissitudini processuali: il genere drammatico, per le tematiche sul recupero dei tossicodipendenti ed infine tocca il genere documentario, per le scene registrate dal vero durante la permanenza di Don Pierino in ospedale. E' un documento quindi unico e ben equilibrato, che vede tra l'altro, uno straordinario interprete: Fernando Altieri, eccezionale nel saper rappresentare l'energico Don.



Marianna, 48 anni, Bergamo (BG).




Tra "Un uomo perbene" e "Vallanzasca"

(10/10) Voto 10di 10

C'è una similitudine tra il film Don Pierino e questi altri 2 film: Un uomo perbene, di Maurizio Zaccaro, con Michele Placido che interpreta Enzo Tortora, calunniato da pentiti di mafia. E Vallanzasca, dove lo stesso Michele Placido, questa volta firma la regia. Due film per certi versi simili a Don Pierino, per la struttura semantica e per la sceneggiatura. In tutti e 3 i film, i 3 protagonisti della storia (Don Pierino, Tortora e Vallanzasca)vengono dipinti come dei personaggi positivi. Ma non può essere altrimenti, poichè se si sceglie un protagonista, lo si fa perchè sucita un certo interesse cinematografico ed il film, per riuscire, deve colpire l'immaginazione dello spettatore. E' inevitabile che i 3 personaggi rappresentati, tutti unici nel loro genere, sono personaggi comunque positivi, benchè il terzo (Vallanzasca) sia un assassino. Negli altri 2 casi (Tortora e Don Pierino) invece si hanno 2 personaggi estremamente amati dal pubblico e dalla gente, che però hanno visto incrinare la loro immagine, da pentiti di mafia o pluripregiudicati, stranamente ascoltati dalle istituzioni giudiziarie. Don Pierino film, coglie nel segno in maniera sottile, furba, poichè unisce l'ironia, alla trama d'inchiesta. Rispetto agli altri 2 film ha inn più questo: l'ironia sottile, che manca nella dissertazione dei film di Tortora e Vallanzasca, tipici film d'inchiesta, crudi, fin troppo realistici. Don Pierino invece fa anche sognare, con uno sguardo disincantato, alla Wim Wenders, è un film perciò più narcisista, per la capacità di attrarre se stesso. E' un film che piace a se stesso, un film che si ammira, e per questo, si fa ammirare. Stupisce lo stile del giovane regista Andrea Sbarretti, praticamente esordiente, ma con un background già degno dei migliori cineasti. Raffinata la sua regia, elevato lo stile tecnico, matura e discreta la fotografia del film: Sbarretti è educato nel rappresentare tutta la tematica del processo e delle varie contraddizioni. E' equilibrato e riguardoso nel tratteggiare i giovani ospiti della Comunità: stiamo parlando di drogati, ma il regista ha rispetto per loro e li dipinge delicatamente, soprattutto nella straordinaria partita di calcio, in cui fa risaltare tutta l'umanità, come a voler gentilmente farci notare che loro non sono tossici, ma ragazzi come lui. Il film è un capolavoro. Franco Folignoli.



Franco Folignoli, 54 anni, Foligno (PG).




Lungometraggio adulto ed equilibrato

(7/10) Voto 7di 10

E' un film curioso, ma nello stesso tempo acuto, poichè tratta un tema delicatissimo (pedofilia nella chiesa) con estremo garbo e delicatezza. Il regista sembra assolvere Don Pierino da questa pesante accusa, ma lascia aperta una porta, proprio nella frase detta da Don Pierino: . Come a dire... >. Il film appare molto equlibrato, per non dare un giudizio estremo sulla vicenda del processo, è inoltre maturo per i dialoghi molto ben scritti.



marianna, 48 anni, Sorgi (BG).




Una vita per gli altri

(10/10) Voto 10di 10

Il film ripercorre in maniera molto reale le fasi più importanti della nascita della Comunità Incontro, partendo dal 1963 (quando Don Pierino incontra Alfredo Nunzi), per poi passare al 1979 (arrivo ad Amelia). Il plot del film è incentrato sull’anticonformismo del sacerdote, che negli anni, ha portato ad inimicarsi sia le alte sfere della politica, sia lo stato. Il regista si sofferma giustamente sulla battaglia di Don Pierino contro il metadone e fa vedere che alcuni prelati, sfottono il parroco, dicendo che avrebbe potuto fare una carriera ecclesiastica, ed invece ha preferito andare appresso a quei scellerati per salvarli dalla droga. Il ritmo è incisivo e non fa calare mai la tensione. Il regista mescola sapientemente le scene del processo, alle scene del recupero dalla droga, alle scene di sensibilità di Don Pierino. Il risultato è un quadro estremamente veritiero sulla vita di Don Gelmini ed un film di grande caratura stilistica. Difatti il regista Sbarretti, utilizza tutte le tecniche possibili, per rendere il film piacevole. La musica su tutte. La colonna sonora è assolutamente straordinaria e sottolinea al meglio le varie fasi del film. Tecnicamente il film è d’avanguardia, con inquadrature sempre originali, mai scontate e prospettive di grande interesse visivo. I dialoghi sempre molto curati (non c’è mai una parola di troppo) fanno calare lo spettatore nell’atmosfera voluta, prendendoli quasi per mano ed introducendoli in una realtà, non conosciuta da tutti, quale quella della Comunità Incontro. Il film infatti, è adatto sia per chi conosce la storia del parroco di Amelia, sia per chi non ne sa assolutamente nulla. Descrive al meglio la figura di questo sacerdote, con un animo buono, ma dal carattere piuttosto dirompente. Ci sono alcuni virtuosismi del regista, che possono apparire anche superflui ai fini della storia, ma che (credo) siano serviti allo stesso, per forgiare il suo prodotto e per dargli una sorta di marchio di fabbrica: come a dire… questo è il mio film e ci metto la mia griffe. Sono comunque virtuosismi che allietano il film e danno vivacità al racconto, tenendo sempre alto l’interesse del pubblico. In questo Sbarretti dimostra di essere un regista di talento, di cui sicuramente sentiremo parlare in futuro. La sceneggiatura del film a mio avviso è la cosa più riuscita. È scritto veramente bene, in un intreccio di emozioni, che vanno dalla commozione all’ironia, ai temi più d’azione riguardanti il processo. (Epica la scena della scorta al Giudice in rallenty). Insomma, il film da tanto tempo pubblicizzato, non delude gli spettatori, anzi tende loro la mano, raccontando una storia delicatissima, non facile e complessa, in maniera estremamente suggestiva e d’autore. Che DON PIERINO emerge? Emerge la figura di un combattente ed anche nelle scene di estremo trasporto riguardanti l’uscita del Don dall’ospedale, mescolano il tenero turbamento nel vedere il Don convalescente, alla grinta di avercela fatta ancora una volta.



Simona, 47 anni, Vibo Valentia (VV).





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