"Non c'è parola, in nessun linguaggio umano, capace di consolare le cavie che non sanno il perchè della loro morte" (dall'incipit della "Storia" di Elsa Morante, citando a sua volta la testimonianza di un sopravissuto di Hiroschima).
Questa mattina riflettevo sul finale di Non lasciarmi, sul senso di quell'Urlo al mondo, fulcro centrale di tutto il film, simbolo di sfogo straziante e straziato, unica risposta possibile alla consapevolezza dell'inevitabilità delle cose, della fine di se stessi.
Urla il ragazzo, amando lei, già persa e sapendo di perdersi, preda della debolezza, non avendo compreso prima quello che poteva essere il suo senso, la sua realizzazione nell'amore, dunque gettando via in un finale senza salvezza anche gli anni migliori, quelli che, almeno, non si erano vissuti sotto l'alone fantasmatico del "completamento".
La morte non ha altro messaggio in serbo se non sputare in faccia al ragazzo questa verità: la sua fragilità e quella di tutti noi, che come lui non possiamo fuggire in altro luogo permanente, cloni o umani, cloni umani, appunto cavie inermi e inconsolabili.
Accettiamo il paradigma della morte senza ribellione, al massimo pregando in cuor nostro delle deroghe e così facendo, ci riveliamo eternamente sconfitti di fronte all'unico destino veramente precostituito, che è la morte stessa.
Non lasciarmi è la storia di un rimpianto comune a tutti noi, ripeto, senza salvezza, con un'ultima preghiera infranta perché infondata. Ma una speranza prima della fine c'è stata, e allora io vorrei riavvolgere il nastro fino agli occhi dei due ragazzi amanti, quegli occhi pieni di aspettativa convinta; vorrei riavvolgere il nastro e stopparlo proprio in quel punto, per sempre, e regalar loro queste parole:
"Io aspetto l'udienza del mio caso (...) e aspetto in perpetuo e per sempre un rinascimento dello stupore" (L.Ferlinghetti)
"Non Lasciarmi" è un'intera metafora sull'esistenza umana, che va oltre la storia del film. Non dobbiamo quindi chiederci come mai i cloni non si ribellano e non tentano di scappare.. Si è mai visto un essere umano ribellarsi alla morte? Scappare dalla morte?
Tutto questo è inevitabile, ma i rapporti che si vengono a creare durante questo viaggio verso il "completamento" non vorrebbero mai che si raggiunga il momento dell'addio.
Quanto è fragile l'animo umano, quanto è preda del tempo, della morte, delle scelte imposte e cercate.
Nulla purtroppo può essere per sempre, ma ciò che ancora è più struggente - e il film nel finale mette benissimo in evidenza - è la consapevolezza di non aver vissuto pienamente tutto ciò che si sarebbe voluto, non per colpa nostra ma per il "cinismo" della vita-morte, per il suo flusso continuo che ci fa perdere, smarrire, slegandoci da ciò che ci aveva legato.
Siamo eternamente deboli, vittime del destino che ci porterà inesorabilmente alla morte. Ma l'amore serve proprio a questo, a pensare di essere invincibili, eterni. Allo stesso tempo però l'amore è la nostra più grande debolezza, ciò che ci fa più soffrire quando è colpito dalla morte, perchè ci abbandona per sempre.
Non possiamo farci niente. Solo sognare ed immaginare, "ma non voglio che la fantasia prenda il sopravvento".
Questa pellicola è straordinaria e toccante. L'inizio risulta piuttosto lento, ma si riprende non appena gli attori cambiano e da bambini decenni diventano maggiorenni. Quello che non è arrivato alle persona che hanno giudicato male questo film è che il tema, la trama ecc.. altro non sono che una metafora. Credo che l'autore non puntasse a creare un sistema fine a se stesso. Il sistema è il contorno, sono le persone il fulcro, così come i loro sentimenti all'interno di questo sistema brutale. Trovo sbagliato cercare di fare connessioni con i campi di concentramento nazista e altri tipi di repressione e razzismo nella storia. Non lasciarmi è un film sulle persone, non un processo al sistema nel quale si sono ritrovate a vivere.
Un dramma fantascientifico. Una favola. Una struggente storia d'amore. Una storia di crescita. Non lascirami è la sublimazione dei sentimenti, dell'amore (come detto), della rabbia, della gelosia, dell'invidia, della tristezza. E della delusione. La sequenza in cui Kathy e Tommy recatisi dalla Madame apprendono che "..non ci sarà alcun rinvio.." è da pelle d'oca. E poi l'urlo di disperazione dello stesso Tommy, subito dopo. Non ho parole per descrivere cosa ho provato. Un dramma in puro stile giapponese; loro quando devono raccontare i sentimenti non tergiversano, vanno dritti al sodo, colpiscono al cuore e, molto spesso, rinunciano al lieto fine. Mark Romanek è stato fantastico nell'adattare perfettamente il film e nel dirigere gli attori visibilmente molto presi. E la colonna sonora di Rachel Portman, superba. Un film MERAVIGLIOSO. Tra i più belli del 2011 sicuramente.
Triste, cupo, inquietante...solo questi aggettivi potrebbero far pensare ad un noioso e pessimo film. Invece, nonostante non si tratti di un film d'azione o di fantascienza ultra-spettacolare con montaggi ultraserrati alla "Transformer", questa è una dolcissima e tenera pellicola dove il tema dominante forse non è la clonazione in se, ma è l'inspiegabile rassegnazione nei volti e nelle vite di questi ragazzi che si aggrappano a quell'unico sentimento, l'amore puro che essi provano l'un per l'altro, un amore difficile da vivere a volte negato, che però da loro anche una effimera speranza, quella di essere "ritirati" il più tardi possibile.
Un film "senza speranza". Bravissima la Mulligan sopratutto nel toccante "pensiero" finale.