IL GRINTA di Ethan e Joel Coen
con Hailee Steinfeld, Jeff Bridges, Matt Damon, Josh Brolin.
Non ho un particolare interesse per il genere western e tanto meno per il celebratissimo Sergio Leone e la sua operazione di riconversione ironica all’italiana. Tuttavia il duo ebraico americano è tra gli autori preferiti e sapevo che, comunque, non avrei visto un brutto lavoro. Così è stato. Perché anche se la storia non ha nulla di speciale, fotografia sceneggiatura e regia mi sono sembrati di gran qualità. Citerei ad esempio due sequenze. Quella del processo nel polveroso abitato di frontiera (ultimi anni dell’Ottocento) dove gli stereotipi del genere si animano, prendendo sostanza e verità, e diventano un piccolo quadro storico del periodo; l’altra è la scena finale, di gran classe nella sua eleganza e semplicità. Ma un po’ tutto il film è tradizionale e insieme modernissimo nel linguaggio. Penso che bene abbiano fatto i Coen a tenere d’occhio il libro di Charles Portis da cui il film è tratto, piuttosto che l’opera omonima di Hathaway con un John Wayne al tramonto, premiato con l’unico Oscar, ma non per questo più convincente del suo solito. I fatti sono ambientati nell’Arkansas e al centro dell’azione c’è una ragazzina di quattordici anni, Mattié Ross (Hailee Steinfeld) che vuole vendicare a ogni costo l’uccisione dell’amatissimo padre ad opera di un vile rapinatore fuggito poi nelle terre indiane. Non potendo agire da sola, l’ostinata e coraggiosa adolescente assolda per catturarlo uno sceriffo, Reuben Cogburn (Jeff Bridges), noto per essere spietato, burbero, ma pieno di esperienza. Ai due nella ricerca si unisce poi il texas-ranger La Boef (Matt Damon), il quale è interessato soprattutto alla taglia pendente sul criminale. Da questo momento in poi il film racconta con una voce fuori campo gli episodi di un road-movie attraverso boschi e vallate americane che fanno da sfondo e che i Coen sanno descrivere con rara sensibilità grazie anche a suggestive dissolvenze. La sceneggiatura, efficace nei dialoghi, è tesa a valorizzare le tre diverse psicologie dei personaggi principali, delle quali la più riuscita è certo quella della ragazzina. Non mancano poi figure minori, alcune ricreate con fantasia rinnovata dagli autori, altre più banali, ripescate dal repertorio classico del genere. Discutibile il doppiaggio, un po’ fastidioso per il falsetto esagerato. Immancabile il finale che premia i buoni e punisce i cattivi. Forse il film non è esaltante proprio perché è ben confezionato ma senza sorprese o divertenti e profonde dissacrazioni tipiche dei nostri registi. Scontata anche la bravura di Jeff Bridges, troppo perfetto nel ruolo dell’ubriacone tutto cuore e rozzezza. Decisamente modesta e scolorita la prestazione di Matt Damon e non è la prima volta che mi tocca di notarlo.
Pur non essendo un grande fan di John Wayne, continuo a preferire la prima versione del '69. Questa, pur essendo, in certi passaggi, la fotocopia del vecchio film, risulta meno credibile e meno scorrevole. La ragazzina, pur ottima nell'interpretazione della giovanissima Heilee Steinfeld, è appunto troppo giovane per essere credibile in quella parte. Il finale non so se sia più aderente al romanzo nella prima o nella seconda versione, ma in questa non mi commuove e non coinvolge.
Nel complesso lo trovo un buon western, ma non regge al paragone con il vecchio.
Film per nulla coinvolgente e quasi noioso, che ho seguito fino in fondo solo per la curiosità di vedere "come andava a finire". Trovo anche piuttosto inverosimile e un tantino anacronistico il carattere della protagonista, ragazza 14enne troppo determinata e decisa nel rapportarsi a uomini adulti (al punto da risultare antipatica) per essere in sintonia con l'educazione che veniva impartita a fine '800.
i signori che hanno dato opinione positiva forse hanno visto un altro film: a parte che è un remake ma poi è un film sfilacciato e noioso con vergognosi particolari sbadatamente cialtroneschi.
La bambina esce dall'acqua dopo aver guadato un fiume ed è completamente asciutta, lo sceriffo texano colpito da un proiettileche che lo trapassa, ha la giacca con due buchi ma senza una macchia di sangue. Metà del film è un lungo e noioso dialogo tra una bambina improbabile e due sceriffi mentre passeggiano solitari nei boschi; peccato, gli attori sono di livello ma il film proprio no. Insomma io consiglio di NON VEDERLO se siete amanti del genere western.
Recitazione e fotografia, davvero molto validi, come pure la sceneggiatura...ma hops c'è scappato un sonnellino durante la prima parte del film...la seconda parte è senz'altro più movimentata, però non mi ha trasmesso quel "pathos" che ricordo in "non è un paese per vecchi"... è comunque un buon film su questo non c'è dubbio, ma non lo rivedrei e si sa, cari cinefili, quando un film ti è davvero piaciuto non vedi l'ora di rivederlo!..