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Hereafter

Opinioni presenti: 114
Media Voto: Media Voto: 6.5 (6.5/10)

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Buona la prossima....

(5/10) Voto 5di 10

C'è poco,pochissimo Clint in questo film. Lo aspettavo tantissimo.Pensavo che potesse essere il suo capolavoro. E invece?Delusione! Il film e piuttosto lento. La trama non è banale,ma forse mal sfruttata. Una delle cose che mi piace di piu dei film di Eastwood,è che pur essendo impegnativi,scorrono via con una "leggerezza" entusiasmante,non annoiando mai. Questo invece,scorre piano,facendo sentire in pieno le sue due ore e dieci. Il finale è tra il banale e l'inconprensibile. Il risultato,è una grande occasione sprecata. Bhe,capita anche ai piu grandi. La prossima andrà meglio...



Drugo, 99 anni, Los Angeles.




Eccellente

(10/10) Voto 10di 10

Un film da vedere e rivedere e rivedere ancora per tante volte. Belle sequenze, un montaggio perfetto. Bella interpretazione di Matt Damon e di Cécile de France. Ineguagliabile la regia di Clint Eastwood.



Giorgio Plaisant, 67 anni, Cagliari (Ca).




FILM SENZA CAPO NE CODA

(6/10) Voto 6di 10

Mi è piaciuta molto la scena iniziale dello Tsunami che faceva ben sperare. Poi emerge la mera povertà di un regista che certemente non è un uomo di cultura e di spessore intellettuale. E' solo un mestierante. I personaggi non sono per nulla approfonditi sul piano introspettivo, come sapeva fare molto bene, ad esempio, Ingmar Bergman. La storia, assurda, fa acqua da tutte le parti. Matt Demon, assai tronfio e ingrassato, pare imbarazzato nel recitare questa parte. E' statico, inespressivo, piatto e scialbo. La ragazza nuova di San Francisco frequenta un corso serale di culinaria per fare nuove amicizie maschili? E' ridicolo. Poi scompare nel nulla. Il bambino Markus viene affidato a una coppia che lo porta alla Fiera del libro di Londra. Markus dice loro: "Non entro". "Ve bene" gli rispondono "Allora ci vediamo qui tra un'ora". Poi Markus rientrerà a casa (la porta sarà aperta!) di notte. Tutto normale per un bambino? Mah! E poi ci danno da intendere che un'affermata giornalista e scrittrice s'innamori di un becero operaio senza lavoro recatosi a Londra per vedere la Casa di Dickens. E poi magari dovremmo anche credere ai sensitivi! E' proprio vero che non sanno più che cosa inventare. In conclusione, sebbene il film sia di poco superiore alla media davvero scadente dei film attuali, specie quelli italiani, pieni di nepotismo (figli di ex personaggi dello spettacolo) e privi di artisti di valore, si conferma come un'americanata all'insegna della mediocrità.



Massimo, 65 anni, Milano (MI).




il grande regista non teme i cambiamenti

(9/10) Voto 9di 10

Trovo in questo film del grande maestro americano due elementi nuovi rispetto alle opere precedenti: l’uso all’inizio degli effetti speciali per descrivere un rovinoso tsunami e la struttura del racconto che segue tre vite parallele in luoghi lontani e diversi, destinati alla fine ad incontrarsi. Nessuno dei due è nuovo nel cinema americano. Del primo si fa costante abuso in filmacci tutti uguali e assolutamente improponibili anche nel genere fantascienza; del secondo si è fatto uso in opere di vario valore, alcune molto interessanti (cito per tutte Crash, Babel e America oggi). Ma agli effetti speciali Eastwood dà un significato pregnante anche perché il fenomeno naturale di riferimento esiste e si è verificato nella realtà di recente; usando invece la struttura frammentata, i cui pezzi si ricompongono alla fine, ha voluto sottolineare come in luoghi diversi e lontani le reazioni di fronte a certe domande siano molto simili per tutti. Nel corso del racconto i personaggi vengono inquadrati ognuno nella città dove vive, con una fotografia nitida e allusiva nel ritagliare gli spazi più adatti a qualificare il tipo di vita di ciascuno. Sullo sfondo di queste esistenze colpite in vario modo, c’è il rapporto difficile con l’aldilà inteso come presenza o come assenza. Il regista non fa l’errore di offrire soluzioni al riguardo ma presenta il problema da vari punti di vista. C’è chi sostiene che la morte azzera tutto, chi studia e affronta scientificamente i fenomeni paranormali e le mutazioni del cervello umano durante il coma, scrivendo al riguardo su pubblicazioni scientifiche. C’è chi sfrutta i bisogni di interrogare la morte e l’aldilà a livello di puro guadagno, da cinico ciarlatano. C’è infine chi mette al servizio dell’altro una facoltà difficile da vivere nella realtà ma consolatoria per il suo prossimo. Come uscirne? L’unico scioglimento che Eastwood offre a tali domande è di abbandonare il passato, abitato da una perdita o da un evento traumatico come il coma, per un futuro che può avere il sapore dell’amore e di nuovi affetti. Se non possiamo esplorare più di tanto l’aldilà del confine possiamo riappropriarci con energia e tenerezza dell’aldiquà. Gli attori sembrano tutti all’altezza del compito; in particolare lo sono le due protagoniste femminili. Belle e diverse, l’una solare e diretta, l’altra vibratile come un cerbiatto. Commovente anche il risultato del piccolo sensibilissimo Marcus. Tra i limiti del film citerei un eccesso di lacrime e momenti patetici, appannaggio, come spesso avviene, di personaggi non adulti. Anche il finale mi è apparso un po’ meccanico e frettoloso, perché l’approccio tra i due protagonisti adulti, da lontanissimo si fa precipitoso e poco plausibile nel suo immediato volgere in sentimento amoroso. Ma a un regista così qualche smagliatura si può perdonare.



olga, 65 anni, perugia (PG).




regista eccellente ottimo film

(10/10) Voto 10di 10

Penso che con questo film clint eastwood si arrivato all'apice, nel raccontarci le sue storie e sviluppare temi così difficili con la sensibilità che riesce a far capire anche alle persone meno attente temi così difficili, ci si accorge di entrare in forte empatia come non era possibile se non con la grandezza che ha dimostrato come regista. Tanto di cappello visto anche i temi degli altri suoi film per me questo è stato eccezzionale anche per le fotografie e la sceneggiatura.



silvana, 64 anni, seriate (bg).





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