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Figli delle stelle

Opinioni presenti: 12
Media Voto: Media Voto: 5 (5/10)

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riso amaro 2

(6/10) Voto 6di 10

Ho l’impressione che quanto più si aggrava e si fa pesante questo nostro clima plumbeo da decadenza imperiale, con tutti contro tutti e nessuno che faccia davvero il timoniere di una barca allo sbando, tanto più cresce il bisogno di una risata e di un racconto che renda più sopportabile, anche sconfinando nel surreale, una realtà difficile e complicata, dove anche il riso alla fine è (quando va bene) sottilmente amaro e facile a mutarsi in un ghigno. Ecco quindi sullo schermo Benvenuti al Sud, Donne contro uomini e I figli delle stelle. In quest’ultimo ho trovato un po’ di evasione, non volgare come quella grossolana e luccicante delle varie tivù sotto ricatto commerciale e pubblicitario. Certo non mi va di parlare di successo in toto, anche se momenti d’ilarità la commedia di Lucio Pellegrini ce li regala. Peccato che, soprattutto nella prima parte, siano presenti caratterizzazioni qualunquiste e discutibili. Facile fare del precario una macchietta o schernire l’imbarazzo dell’operaio ignorante che si blocca durante l’intervista o riesumare la presa in giro dell’ideologo del ’68. Eppure il film non si esaurisce in questi limiti. Specialmente nella seconda parte, che si svolge in una località nei pressi del Cervino, il racconto acquista lampi drammatici, deformazioni del reale indovinate, inquadrature di paesaggi non consueti perché in abbandono invernale e non popolati dai turisti. Si riscatta così quel quadro da sfigati, brutta copia dei Soliti ignoti. Questo misto di critica politica e grottesco nostrano si fonde anche per merito e bravura di almeno tre interpreti, Favino Battiston e Tirabassi. Il tutto è sottolineato da musiche un po’ retrò di Finardi e Alan Sorrenti. In breve la trama. Un gruppetto di precari a vario titolo e in diverse situazioni, più una giornalista confusa, complice quasi senza volerlo, sequestrano per sbaglio un incolpevole sottosegretario invece dell’acido e supponente ministro che vorrebbero punire. Scopo della cattura è anche quello di ricavare un riscatto che aiuti la vedova di un operaio morto sul lavoro nonché di autofinanziare la banda abbastanza sgangherata. Ma non tutto andrà come nei piani… E alla fine ci si accorge che c’è poco da ridere!



olga, 65 anni, perugia (PG).




imbarazzante

(1/10) Voto 1di 10

I soliti ignoti? I fratelli Coen? Ma stiamo scherzando? Un film inutile, noioso e brutto con una sceneggiatura povera e continue cadute....bel cast con Battiston grandissimo...ma se questo è il buon cinema italiano meglio vedere film americani...il finale poi in riva al mare alquanto patetico....



venierus, 53 anni, viareggio (lu).




Piacevole

(7/10) Voto 7di 10

Penso meriti un 7 pieno, ho iniziato a gurdarlo con poche aspettative ma mi ha divertito. Una bella idea. Avrei solo usato diverse motivazioni per il rapimento, più banali, un semplice riscatto andava bene. Data la leggerezza del film si potevano evitare tematiche così tristemnete attuali, che meriterebbero spazi e approfondimenti di caratura consistente.



Luca, 44 anni, Parma (PR).




Non del tutto riuscito

(6/10) Voto 6di 10

Mi ha dato l’impressione di intenzioni superiori ai risultati, di occasione sprecata. Avevo già letto in qualche recensione che il soggetto é da commedia all’italiana classica: un gruppo di scalcagnati che organizza un grosso colpo, alla maniera dei ‘Soliti ignoti’ da cui il genere stesso ebbe origine, quindi senz’altro buone premesse. Ma la storia, ispirata al sequestro Moro, mi é parsa narrata senza nerbo, per così dire: il montaggio é nervoso e il racconto frammentario, il che non va a vantaggio della solidità e della fluidità della narrazione, visto che la sceneggiatura in sè aveva sicuramente buone idee, come si evince da alcune battute e soprattutto dal sottofinale nella sequenza della liberazione del politico da parte della polizia. Forse il regista e co-sceneggiatore Lucio Pellegrini doveva dirigere con mano più ferma. Peccato. Interpreti un po’ sopra le righe ma ok. Il titolo si riferisce allo storico successo di Alan Sorrenti di cui ad un certo punto viene ascoltato un disco nel covo degli improvvisati rapitori nonchè l’ennesima cover nei titoli di coda. Fra parentesi, si vedono molte sequenze di Cervinia, da tempo tristemente deturpata da quegli enormi, orribili condomini da metropoli, roba da arrestare chi li ha fatti costruire.



Lorenzo, 40 anni, Livorno (LI).




Occasione sprecata

(6/10) Voto 6di 10

Mi ha dato l’impressione di intenzioni superiori ai risultati, di occasione sprecata. Avevo già letto in qualche recensione che il soggetto é da commedia all’italiana classica: un gruppo di scalcagnati che organizza un grosso colpo, alla maniera dei ‘Soliti ignoti’ da cui il genere stesso ebbe origine, quindi senz’altro buone premesse. Ma la storia, ispirata al sequestro Moro, mi é parsa narrata senza nerbo, per così dire: il montaggio é nervoso e il racconto frammentario, il che non va a vantaggio della solidità e della fluidità della narrazione, visto che la sceneggiatura in sè aveva sicuramente buone idee, come si evince da alcune battute e soprattutto dal sottofinale nella sequenza della liberazione del politico da parte della polizia. Forse il regista e co-sceneggiatore Lucio Pellegrini doveva dirigere con mano più ferma. Peccato. Interpreti un po’ sopra le righe ma ok. Il titolo si riferisce allo storico successo di Alan Sorrenti di cui ad un certo punto viene ascoltato un disco nel covo degli improvvisati rapitori nonchè l’ennesima cover nei titoli di coda. Fra parentesi, si vedono molte sequenze di Cervinia, da tempo tristemente deturpata da quegli enormi, orribili condomini da metropoli, roba da arrestare chi li ha fatti costruire.



Lorenzo, 40 anni, Livorno (LI).





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