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La solitudine dei numeri primi

Opinioni presenti: 59
Media Voto: Media Voto: 3.5 (3.5/10)

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Un film inutile

(4/10) Voto 4di 10

Ho visto, senza aver letto il libro, anzi senza saperne nulla, il film LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI. Ottima l'idea di base, ma sfruttata malissimo; fondamentalmente un'occasione persa, un film inutile e senza sugo che si trascina per due ore. In certi momenti il regista sembra voler copiare da libri e film famosi: il continuo salto temporale ci riporta ad IT di Stephen King (là doppio, qui addirittura triplo... quadruplo se contiamo anche l'epilogo) sempre in odore di S. King la storia del bullismo femminile (Carrie, forse più il film di Brian de Palma che il romanzo...), mentre la narrazione in parallelo delle due tragedie infantili ricorda il finale di un film che io adoro: L'UOMO DEL TRENO di P. Lacomte, forse il film più bello che ho visto in vita mia. Scialbi gli interpreti, guidati dalla mano moscia e molliccia di Saverio Costanzo (che se invece di essere figlio di Maurizio fosse figlio di un operaio col cavolo che avrebbe potuto dirigere un film. Una grigia, desolante mediocrità avvolge anche (e me ne dispiace, perchè, come dicevo a proposito di IO SONO L'AMORE, è una grandissima) la protagonista femminile Alba Rohrwacher.



GATTOSILVANO, 65 anni, Cormano (MI).




IL REGISTA E' UN CANE

(5/10) Voto 5di 10

Il libro è un'opera encomiabile. La traspozizione cinematografica non gli rende merito. Apertura spaccatimpani, molto kitch, con titoli molto pacchiani e disgustosi. Musiche sgradevoli, inadatte alle scene. Inquadrature all'insegna del compiacimento dello squallore da parte di una regia evidentemente disturbata o perversa. Sovrascritte, sempre pacchiane di "anni" che poi non corrispondono all'impianto del film anzi lo contraddicono. Peccato sprecare una eccellente trama per carenza di registi validi come c'erano una volta.



Massimo, 63 anni, Milano (MI).




Da un bel libro un film pesante

(5/10) Voto 5di 10

Avendo molto apprezzato il libro di Paolo Giordano, che ho divorato in un weekend, mi sono accostata al film con la speranza di godermi la storia. Invece l'ho riconosciuta a malapena, trovando confuse parecchie scene del primo tempo, con troppi flashback che impegnano lo spettatore, specie se non lettore del romanzo, con vuoti nello scorrere dei fatti ed un finale che sorprende lo spettatore-lettore. La colonna sonora è disturbata da musiche psichedeliche urlate e altre ripetitive e metalliche, da thriller. In compenso non era sempre comprensibile il sussurrare dei protagonisti. Pacchiani i titoli scritti a caratteri giganteschi. Film pesante, ma che fa pensare al dolore nelle sue svariate, molteplici forme. Continuo ad apprezzare l'autore del libro, molto meno il neoregista Saverio Costanzo, figlio di Maurizio, figlio di papà noto, non figlio d'arte certamente, almeno finora.



Luisa, 61 anni, Milano (MI).




film psicologico

(8/10) Voto 8di 10

Una storia di profonda solitudine dei due protagonisti, Alice e Mattia. Tutto inizia quando all'interno delle loro famiglie accade un evento fortemente increscioso ancora bambini, che segnerà irrimediabilmente la loro infanzia. Il regista efficacemente ripercorre le fasi salienti della loro infanzia, della loro adolescenza fino all'età adulta con scene che dimostrano il loro travaglio interiore, trasmettendo allo spettatore una profonda sofferenza per queste due anime solitarie, incapaci di rapportarsi con gli altri. Alice e Mattia ben che simili nel carattere, nemmeno tra loro riusciranno a comunicare i propri sentimenti che li attraggono vicendevolmente. Ognuno continuerà il loro percorso di vita in compagnia della propria solitudine. Al regista do un bell'8 perché il film accomuna tante anime in completa solitudine per motivi vari.



cesarina, 60 anni, bologna (BO).




Siamo tutti un po' soli

(8/10) Voto 8di 10

Chi si sente incompreso e vuole un po' di .....comprensione amara può andare a vedere questo film che ha come personaggi principali Mattia e Alice, due persone intelligenti, colpiti da incidenti più grandi di loro che condizioneranno la loro vita. Questi drammi li renderanno incompresi, anche perché Mattia diventa un autolesionista ed Alice diventa anoressica. Cercano un'uscita alla loro solitudine, ma si scontrano sempre con la realtà che è più cattiva dell'immaginazione. Bel film, ben interpretato e conforme al libro.



M. Alessandra Agostini, 57 anni, Sondrio (SO).





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