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un polpettone storico tagliato con l'accetta

(4/10) Voto 4di 10

Brutto film e brutta critica (intendo quella dei professionisti) e spiego perché. L’opera è molto lontana da ciò che avrebbe potuto essere, data la forza del personaggio nonché la complessità del periodo storico e dei luoghi che gli fecero da cornice. Amenabar ha tentato un’operazione di divulgazione commerciale, improntata ai vecchi kolossal tipo Quo vadis, Cleopatra ecc. Il risultato è un prodotto che suona finto, un polpettone storico tagliato con l’accetta per quanto riguarda contenuto e personaggi. Ci sono i buoni e i cattivi o cattivissimi: questa volta i cristiani e i loro adepti con andata in sollucchero dei laici odierni. C’è il bene e il male, la scienza e l‘ignoranza, l’eroina senza molte sfumature e lo schiavo sensuale e fanatico da divano psicanalitico. La ricostruzione del luogo, la mitica Alessandria con la sua biblioteca, è da cartone, nell’insieme un po’ kitsch; i buoni hanno bei costumi ben stirati, gli assassini isterici della milizia cristiana, i Parabolani, costumi tipo punk, tutti neri grigi e metalli: mancava la band heavy metal ad accompagnamento stragi. Non parliamo poi degli inserti in digitale: “originalissime” le riprese dall’alto per far vedere i vari gruppi simili a formiche impazzite, mentre i ragionamenti filosofici di Ipazia, che lambiscono impropriamente le teorie di Galileo Galilei, si chiudono o sono introdotti da vedute del nostro pianeta tipo sigla del tg2. Quando è troppo è troppo. Non mi è neanche piaciuto l’atteggiamento di certa critica, in genere non timida nei giudizi o nelle stroncature: leggo le recensioni di Liberazione e del Manifesto e rimango di stucco. Due articoli anodini, preoccupati di dire poco, senza dir male perché capita di rado di vedere rappresentate al cinema le nequizie della chiesa cattolica, l’esistenza di un suo braccio “talebano”, la crudeltà del patriarca Cirillo, ora santo e protettore degli insegnanti! Come se queste cose non le sapessimo. Ma il punto non è questo. L’opera di Amenabar non è riuscita per il linguaggio scelto e per la mancanza di efficacia nel reinterpretare un’esperienza di scienza al femminile, che si svolse in un ambiente più che mai maschile, ma anche ricchissimo di fermenti e non solo di carneficine. Dispiace perciò che due giornali intelligenti rinuncino alla funzione critica per conformismo ideologico. Grossissimi cambiamenti si svolgevano sotto gli occhi di Ipazia: cadeva un impero, passando attraverso la lacerante divisione in due dei territori extraromani, c’erano crogioli di culture come Alessandria, dove si sperimentava anche la possibilità di far convivere varie fedi, pagane e non. Insomma un passaggio epocale accanto al problema di sempre delle donne, il non vedersi riconosciute come persone con i loro valori e disvalori. Infine una parola sulla bellezza interiore e sullo sforzo interpretativo di Rachel Weisz. Per i contenuti dell’opera rimanderei invece ad un buon saggio storico.



Olga, 65 anni, Perugia.




Ipazia martire certamente più santa di Cirillo...

(8/10) Voto 8di 10

Condivido le critiche sul carattere "hollywoodiano" del film e sulla scematizzazione psicologica dei personaggi in gioco. Comunque tanto di cappello per la scelta di aver tirato fuori dal "dimenticatoio della storia" - sempre scritta dai vincitori - questa bella figura di filosofa e scienziata. Martire della sua laicità, del suo libero pensiero scientifico e anche del suo essere donna. Una scelta schematica, ma tuttavia coraggiosa, averla contrapposta come sola figura positiva di fronte a un mondo crudele e violento, dominato dai pregiudizi, dai dogmi, dal fondamentalismo religioso e dall'opportunismo del potere politico. Educativo e attuale.



Guido, 60 anni, Roma (RM).




Buono e coraggioso.

(8/10) Voto 8di 10

Se vogliamo proprio fare i difficili il film , come del resto i precedenti sul V sec. D.C. pecca di superficialità per quanto riguarda i costumi, le armature ecc. La ricostruzione di Alessandria ,invece, mi sembra convincente anche se non sono proprio sicuro che il Serapeo fosse su un luogo elevato. Capisco poi che la ricostruzione dei parabolani possa infastidire ( così somiglianti ai " guardiani della rivoluzione " iraniani ). Però fanatici lo erano ed sono sempre stati ( insieme ai monaci del deserto) il braccio armato del patriarca di Alessandria.Cirillo è vero è stato fatto santo. Ma è stato un personaggio perlomeno controverso se non molto discusso. Insomma, non voglio fare una lezione di storia, ma le cose sono andate più o meno come raccontate nel film . Non condivido i giudizi estetici di un precedente commento e la pellicola la trovo coinvolgente e convincente.



Franco, 59 anni, Torino.




Per quelli che vogliono imporre il crocefisso

(10/10) Voto 10di 10

Le cose storiche andarono più o meno come mostra il film : sicuramente la più grande biblioteca dell'epoca fu distrutta dal furore religioso dei primi cristiani e ipazia fu assassinata. mentre in spagna si producono questi film, in italia è stata osteggiata la sua immissione nel circuito delle sale cinematografiche. ottimo



Michele, 57 anni, Bonito (AV).




Interessante

(9/10) Voto 9di 10

Un bel film storico, che tratta di argomenti ancora-purtroppo- attuali:l'intolleranza, il fanatismo religioso, i legami tra religione e politica, la diffidenza-e non solo a livello popolare- verso scienza e ricerca. Una vicenda che affascina e coinvolge.Bella l'interpretazione di Rachel Weisz.



Rita, 57 anni, Novara (NO).





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