Una realta' mai raccontata e cosi' diffusa.
In che modo si potesse raccontare non so: la regista ha fatto una scelta a mio avviso documentaristica, quasi a non voler esprimere una sua opinione.
In realta' la esprime e come.
Per me questo film e' stato come un pugno nello stomaco.
Non si dimentica facilmente la scena del gelato all' aperto..
Pensavo di provare vedendo questo film le sensazioni che provo andando da anni a lourdes , da malata, per chi non e' stato mai a lourdes non trasmette la realta' di questo santa localita.
inoltre ho traovato il film molto freddo , senza calore umano quello che invece a lourdes di trasmette ogni giorno.sconsiglio per chi non e' mai stato a lourdes , la visione.
Sono perfettamente d'accordo con quanto scritto in maniera esemplare da Simone di Roma. Una disamina perfetta. Aggiungo che l'attrice protagonista ha interpretato una parte non facile, ma in maniera superlativa. La citata scena finale dove la protagonista vive a mio giudizio l'agonia di una disillusione mentre l'orchestra propone Felicità a due voci è qualcosa di coinvolgente, come anche l'espressione, lo sguardo umido di lei. Infine, la giovane donna si (ri)siede sulla sedia a rotelle... forse una resa? Tutto ciò rende davvero consapevole lo spettatore, anche solo per un attimo, del dramma di una malattia grave. Le frequenti riprese a camera fissa in campo medio e lungo che la brava regista ha inserito, hanno offerto per così dire la possibilità di una soggettiva che ogni uno si può scegliere per vivere quel tipo di abiente, sembra quasi di esserci stati dopo la visione. Comunque bravi anche tutti gli altri attori.
Sono felicemente sopreso nel constatare di essere -forse per la prima volta - in netto disaccordo con la recensione che il vostro sito offre di questo film, che a me è piaciuto molto. E' senz'altro difficile per una società frenetica, avida e bisognosa di giudizi (da dare e da ricevere) accettare di sostare, di sospendere, di aspettare, di non sapere, di non capire. Accettare le inquadrature ferme, i piani sequenza, i ritmi narrativi lenti, i dialoghi sommessi, e tutto ciò che richiede pazienza e una certa arrendevolezza. Ma un film su un miracolo è soprattutto questo: l'attesa lenta, il credere, il voler credere, il dubitare, l'affidarsi. Chi va a Lourdes, sia che creda sia che non creda, sta in una dimensione limbica di speranza e di raccoglimento. Ed è questo che la regista chiede a noi di fare. Nel frattempo, ci fa vedere con chiarezza il rumore che si crea attorno a questa attesa e poi attorno all'evento: il cinismo, l'invidia, l'incredulità venata di paura, la superficialità irresistibile dela vita "normale" (le volontarie che flirtano con i militari). "Lourdes" è un film sulla solitudine e sulla paura, sul desiderio e sull'attesa. Sull'amore, direi, anche e soprattutto. La protagonista, probabilmente, guarisce (per sempre? per un po'?) per il puro desiderio di amare e per la fortissima speranza di essere amata. E' forse la sua energia nel desiderare che la fa alzare in piedi e camminare, nonostante la turbolenza di chi, intorno a lei, vuole capire la logica che sta dietro il miracolo, sfidando e destituendo la natura stessa del miracolo. Gli altri non capiscono, non sanno, non vedono. La sua stessa anziana amica non riesce a decodificare questa ritrovata "normalità" e non conosce altro linguaggio che quello del soccorso (è meravigliosa la scena finale in cui la protagonista sorride rassegnata al miracolo ma anche pronta alla remissione dello stesso e accetta di tornare a sedersi sulla sedia che l'amica le offre, in una sorta di resa inconsapevole ma anche di vittoria definitiva). "Lourdes" è un film di riflessione, un lento e progressivo smottamento delle nostre certezze, che ci inchioda (lui sì) per due ore al dolore di chi è mosso dalla sola forza della disperazione. La "Felicità" canora della scena finale, farsesca metafora della vaghezza e della illusorietà dela vita e delle sue vicende, ci imprime una ferita indelebile, che nemmeno il lieve sorriso della protagonista e il suo lentissimo scivolare via dalla scena sulla sedia a rotelle su cui l'abbiamo vista per tutto il film riuscirà a toglierci di dosso, costringendoci a stare nel dubbio e a farci i conti.
Un film irrealistico, freddo, volutamente privo di qualsiasi tensione emotiva, irritante per chi conosce la vera Lourdes. Insomma, un film pessimo da evitare assolutamente.