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A Serious Man

Opinioni presenti: 27
Media Voto: Media Voto: 6 (6/10)

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Coen a sorpresa

(8/10) Voto 8di 10

Ma cosa è accaduto ai fratello Coen? Critici illustri hanno decretato che tutto è al suo posto, come al solito: la satira, l’ironia, il tragicomico e la cifra complessiva dei due autori. Io che non sono un critico e tanto meno illustre, posso permettermi quindi un’opinione divergente. Ho trovato A serisous man un film tragico e direi disperato, percorso da una vena di cupo pessimismo. Questo non esclude qualche battuta di genio o la caratterizzazione comica di personaggi minori che sembrano figurine di un moderno cartoon capitate lì per sbaglio. Ma nella sostanza il significato dell’opera è che l’uomo è solo, che gli Ebrei lo sono in particolare, che la religione può opprimere senza risolvere nessuno di quei problemi neanche sul piano teorico, che Dio è lontano e che ben presto qualche catastrofe spazzerà via l’America se non il mondo, ebrei di Minneapolis compresi e soprattutto. Ciò si ricava chiaramente dalla metafora finale del film, costituita da una terribile tromba d’aria in arrivo che sta per portarsi via tutti i protagonisti, bandiera americana per prima. Perciò l’ineluttabile maledizione divina implicita nel prologo, ambientato in tutt’altro luogo e tempo, sembra percorrere i secoli per abbattersi sul personaggio principale. Al centro del racconto c’è infatti un uomo probo, onesto e non violento, destinato quindi nelle nostre società occidentali ad essere un perdente. Tutti o quasi si prendono gioco di lui, a cominciare dai figli adolescenti a finire ai tre rabbini, sempre più in alto nella scala gerarchica che il protagonista consulta. Se si aspettava qualche consiglio umano da costoro il nostro deve ricredersi: niente altro che cinismo o un “chissà” dai tre sapientoni. Il fatto è che sul malcapitato si stanno abbattendo situazione problematiche di ogni tipo, che lo interessano da vicinissimo o di striscio ma comunque negative. La semplicità con cui ciascuno dovrebbe accogliere ciò che gli capita, come suggerisce un detto nel prologo, si infrangerà del tutto all’annuncio del cancro che l’ha colpito, datogli dal medico. Subito dopo si colloca la sequenza finale , di cui ho detto sopra, con una inequivocabile forza simbolica. Sugli attori scelti con cura maniacale, attenta ai tic e quasi alle pieghe del viso e al numero dei peli sul volto, specialmente nella galleria di personaggi minori, tutti connotati alla perfezione, niente da dire. Non avrei però mai pensato che un film dei Coen potesse essere così angoscioso, poiché al fondo si sente come un brontolio sordo di tempesta (al di là dei sorrisi parsi qua e là) che ha il lugubre e tetro andamento dei canti e della cerimonia del bar-mitzvah del figlio del protagonista.



Olga, 65 anni, Perugia (PG).




Già visto

(5/10) Voto 5di 10

Quello che i Cohen ci presentano è noto .... già lo sappiamo...altri film ce l'hanno detto....l'arte iperrealista americana ce l'ha illustrato......(a parte forse il condimento "ebraico"). Negli anni '60 in Europa la dimensione esistenziale viaggiava su altri piani, tuttora c'è differenza. L'arte dei Cohen è espressione della "società americana" ed entrambe non sono grande cosa.



Giancarlo, 61 anni, Milano (MI).




La caricatura d'un uomo qualunque

(8/10) Voto 8di 10

"Ricevi con semplicità tutto ciò che ti accade" è scritto all'inizio del film.E' il paradosso della vita dell'uomo che nella pretesa di capire tutto finisce spesso col complicare ulteriormente le cose.E non c'è,talora,religione che tenga,neppure la più rigida ed ortodossa.Se ci pensiamo bene Larry Gopnik, il personaggio principale,è la rappresentazione caricaturale e grottesca dell'uomo qualunque, alle prese con una serie di circostanze delle quali in parte è partecipe ma che sono pure indipendenti dalla sua volontà.Non è forse la nostra vita di tutti i giorni?Bravissimi, come al solito, i fratelli Coen a caratterizzare i personaggi rappresentandone con maestria ogni lato del carattere e nevrosi.Il film solleva molte domande e non dà risposte. Penso che sia giusto così perchè il compito di chi è "illuminato", come lo sono i Coen, non è quello di dare risposte, che sarebbero comunque le loro risposte, ma appunto di illuminare la realtà, di renderla maggiormente visibile anche a coloro che sono ciechi, in modo da dare la possibilità ad ognuno di farsi una propria idea.Non trovate tutto ciò geniale?



Homer, 57 anni, Cesena (FO).




Isaac Singer al cinema

(8/10) Voto 8di 10

non credo che gli italiani possano capire questa storia, con tutti quei riferimenti alla religione ebraica, che per noi, cattolici ignoranti di quasi tutte le questioni religiose , tranne che per Padre Pio e il Sacrocuoredigesù, appaiono astrusi e noiosi. Comunque la religione ebraica ne esce abbastanza presa in giro, con quella satira cattivella sui rabbini interpellati dal povero protagonista in ambasce per le sue sventure e tutte quelle ritualità sorpassate e ridicole. L'umanità non è certo migliore grazie alla religione, questo tra l'altro uno dei messaggi che mi pare venga fuori dal film. Per il resto , il povero prof, di fisica è una specie di Giobbe postmoderno, che si vede cadere addosso tutte sventure trite e banali ( divorzio, tradimento, figli scoppiati e insulsi, fratello idiota e menagramo, lavoro pieno di irritanti disagi.) E lui è frastornato, un poveruomo che non ha fatto mai niente di particolare, nessuna levata d'ingegno, ( manco capisce l'esempio del gatto di SChrodinger della fisica quantistica) , e si appella alla religione perché non gli viene in mente niente altro, ricevendone risposte idiote e ridicole, come spesso capita in tutta questa tragedia del mondo. Molto ebraico l'uomorismo e i personaggi bizzarri e spietatamente descritti, che mi hanno fatto pensare a Isaac Singer. Insomma non un film per tutti....



Sandra, 56 anni, Modestaprovincia (AP).




Visto, piaciuto e dimenticato.

(6/10) Voto 6di 10

Visto, piaciuto e dimenticato. Un film prettamente per tipi dai gusti pseudo-intellettuali. In realtà una sorta di polpettone di vite incrociate, dove emerge la middle class americana a sfondo ebraico. E' la visione che certi americani hanno della loro società negli anni 60. A metà strada tra il surrealismo alla Woody Allen e certo umorismo demenziale. Praticamente un film molto autoironico ma, che non ci assomiglia e non ci piglia. Non si ride, nemmeno di fronte alle situazioni più imprevedibili.



Mario Canziani, 54 anni, Lonate Pozzolo (VA).





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