Questa non è pedissequa parafrasi della storia del film anche perchè il regista non imbastisce una storia dinamica ma, con intelligenza, ci porta dentro il difficile confronto dell'uomo nello spazio con se stesso. L'esordio del regista Duncan Jones è eccelente per aver saputo esprimere un lavoro in profondità: il silenzio dello spazio mette in dubbio noi stessi e la nostra consapevolezza.
Dove recuperarci? Volutamente celato. Un Duncan Jones, veramente promettente, lascia aperte delle domande che renderanno questo film solitario anche un splendido thriller di fantascienza.
Nell' approccio con se stesso in questa base lunare tutto sembra normale, ma non è così, andiamo insieme a vedere e a verificare.
Purtroppo sono "di parte", perchè qualsiasi film che parla di fantascienza lo devo vedere ma forse proprio per questo mi va di dare un bell' ottimo a questo film che tratta questo genere da un punto di vista diverso. Da vedere assolutamente per chi condivide questa mia passione e che quindi riesce a passare indenne dai pochi minuti di lentezza esistenti.
Moon, la Luna. Quali misteri ci nasconde questa piccola sfera che ci mostra sempre e solo la stessa faccia, nascondendo l'altra? Moon è soprattutto un film sull'umanità. Anche sul freddo e buio lato oscuro della Luna, i sentimenti umani emergono e si fanno strada con tutto il loro calore. Commovente, umano, sincero, folle, non conforme. Con una sottile ma profonda denuncia al potere, al potere delle lobby, anche se in questo caso create ad hoc, tramite la questione della bio-genetica e dei suoi possibili (e mostruosi) utilizzi. E con uno sguardo rivolto all'intelligenza artificiale. Ma soprattutto è un film sui rapporti umani. E la Luna sullo sfondo, inerte, immobile, come un oasi di pace ma con la sua aura romantica di inquietudine e mistero. Guardatelo, ne vale la pena.
Sono riuscito finalmente a vedermelo. questo film è la conferma che la vera fantascenza esiste ancora, quella che con 2 soldi fai un capolavoro, senza combattimenti e colossi di effetti speciali. un film ricchissimo di concetti, basato tutto sul evolversi della conoscenza e della consapevolezza dell'essere palesi alcuni riferimenti al 2001, al vecchio "solaris" e a "blade runner", ma sono solo riferimenti niente di piu, più che altro sono dei ricordi che si fa lo spettatore. meravigliosa anche la fotografia, le immagini i colori, le riprese esterne che danno veramente la sensazione lunare. un film che lascia quel buon sapore dopo la visione per alcuni giorni, solo come i vecchi capolavori di sci-fi, da vedere e rivedere per assimilare anche i microdettagli che si notano in un secondo tempo. grande duncan jones, spero che abbia una carriera di mille successi. in questi anni dove nel cinema oramai prevalgono solo insipidi effetti speciali a computer.
Il figlio d'arte è un'artista, in questo caso. Un artista che sembra arrivare diretto dal cinema di fantascienza dei vecchi tempi, quello che prediligeva la storia, la sostanza alle troppo spesso futili e caciarone battaglie intergalattiche. Nessun effetto speciale, nessuna battaglia, nemmeno un missilino ino ino, per questo film dal titolo semplice e sufficiente: "Moon". Un uomo è da (quasi) tre anni addetto alla produzione e spedizione sulla terra di quella che è la nuova energia che manda avanti la terra, e viene prodotta sulla luna. È solo con un (più umano di molti umani) robot, che gli fa da casalinga e mantiene i suoi rapporti con la società sulla terra. Allo scoccare dei tre anni scadrà il suo contratto e finalmente Sam dovrebbe far ritorno alla sua vita e famiglia, dovrebbe. Vorrei dire poco della trama, dato che è lì che si annida buona parte della bellezza di questo film. Basti dire che non rimarrà solo con se stesso a lungo, o meglio, rimarrà solo con se stesso, ma con un altro se stesso. Un film essenziale, mai noioso, che conduce lo spettatore in stadi d'animo sospesi, interdetti, alienati. E lo induce a riflettere sulle proprie certezze (che potrebbero non essere tali), sulla sostanza dei propri ricordi e sui limiti di una scienza votata solo al profitto, che disumanizza ciò che comunque si ostina a rimanere umano.