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Gli abbracci spezzati

Opinioni presenti: 24
Media Voto: Media Voto: 7 (7/10)

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più colore e meno tristezza

(7/10) Voto 7di 10

Gli abbracci spezzati di pedro almodovar con penelope cruz, lluìs homar e bianca portillo omaggio alla bellezza che è “nata” con lui (penelope cruz), dichiarazione reiterata d’amore per il cinema, sentimenti senza se e senza ma forti decisi e drammatici sono ancora gli ingredienti dell’almodovar maturo che ritroviamo in quest’ultimo film. snobbato a cannes e anche in spagna, non è a mio parere dei migliori del regista, ma pedro si riconferma sin dalle prime scene maestro nello stile, nell’analisi della passione amorosa che non ammette ostacoli e va oltre la morte. né mancano citazioni ed autocitazioni, perché il cinema non è solo il suo ambito culturale ma un mezzo per capire la vita e rigenerarsi. in quest’opera compaiono come personaggi anche varie professionalità al servizio della settima arte (doppiatori, tecnici, sceneggiatori, ecc.). la narrazione è strutturata come qualcosa in cui presente, passato, film nel film formano una trama a volte un po’ forzosa e non efficace, mentre in altri passaggi si ritrova tutta l’esperienza e la forza del regista. frequenti i flash-back; scontate (da tutto su mia madre), le agnizioni finali tra figli e genitori che non sanno di essere tali, lacerante la gelosia che scatena gli istinti più bassi, incontrollabile l’amore sullo sfondo di una lanzarote magnificamente fotografata. noir e melodramma sono ormai i generi che rintracciamo come dominanti nella produzione del regista spagnolo; manca invece, e a mio parere è un limite, il sorriso che ancora in volver faceva capolino tra elementi surreali e magici. questi ultimi erano presenti a piene mani e forse in eccesso nei primi colorati e coloriti film, ma ora tendono a scomparire come ne gli abbracci spezzati. penso invece che la loro presenza fornisse sostanza ed eleganza autoironica alla produzione precedente; oggi la preoccupazione di ribadire la sua “filosofia” in forma intensa e seria priva il racconto di un elemento di grazia che almodovar manovrava con molta originalità. perfetti e calzanti gli autori di riferimento (da rossellini ad antonioni), intelligente e tenero l’uso della mobilità espressiva di penelope cruz che interpreta molte sfaccettature del personaggio, riuscita l’immedesimazione da parte dell’autore nel personaggio del regista cieco mateo blanco, anche se lluìs omar risulta monocorde rispetto alla versatilità della cruz. la storia è quella di un amour fou dominato dalla fatalità, stroncato dal caso, costellato di gelosie, fughe, incidenti, cambiamenti d’identità. partendo dal presente del protagonista maschile, reso cieco da una sciagura automobilistica, risaliamo lentamente a tutta la sua vicenda, mentre via via anche i personaggi minori vengono messi a fuoco e prendono vita propria. nell’andamento del thriller e nell’incastro degli elementi drammatici l’autore s’immerge, con l’aiuto del suo virgilio che è il cinema di ogni età, nel desiderio, sentimento dominante di ogni sua invenzione.



Olga, 64 anni, Perugia.




Troppe scene poco plausibili

(6/10) Voto 6di 10

Riesco ad assegnare appena la sufficienza a questo film, discreto ma molto perfettibile. Penso che se fosse stato diretto da un regista più attento sarebbe scaturito qualcosa di meglio. Quali sono le scene non plausibili: 1) All'inizio, la bella ragazza bionda che aiuta Harry, cieco, ad attraversare la strada, si mette subito a fare l'amore con lui è poi scompare 2) Lena è una ragazza di basso ceto sociale eppure conosce l'inglese alla perfezione 3) Nell'albergo di Famara, sull'isola di Lanzarote, un albergo viene gestito da una coppia che conosce solo l'inglese e non parla spagnolo 4) Lena chiede di lavorare in quell'albergo, e i due gestori, senza conoscerla e senza parlare di stipendio dicono entrambi subito di sì 5) Matteo e Lena utilizzono uno straccio di utilitaria, eppure stanno bene economicamente, e vengono investtiti da un'auto da 200.000 euro 6) Nulla viene dato di sapere circa le persone che si trovavano nella macchina investitrice e la storia fa in primo tempo pensare che fosse guidata dal ragazzo gay figlio del marito di Lena Inoltre, avendo a portata di mano una location così bella come Lanzarote, perchè non indugiare con qualche scena panoramica dell'isola? Il film interpretato da Lena di cui alcune scene ci vengono propinate tre o quattro volte è una mera porcheria. Aldomòvar sa fare di meglio. Che si sia seduto sugli allori?



Massimo, 63 anni, Milano (MI).




ben fatto

(8/10) Voto 8di 10

davvero bella l'interpretazione della Cruz...bello nel complesso...



Valeria, 60 anni, Cesena (FO).




Ma è un bel film

(9/10) Voto 9di 10

Sarà forse meno sorprendente e trasgressivo dei film precedenti di Almodovar ma è un bel film lo stesso, personale e ricco. L'amore per il cinema che qui si celebra non è un'idea nuova e neanche il valore catartico della rivelazione di vecchi segreti; ma l'emozione c'è. Tutta. E poi va oltre l'amore per il cinema; va a dire che il cinema entra nella nostra vita quotidiana, questo si, in modo molto originale.



Flavio, 59 anni, Veroana (VR).




Almodovar come Caravaggio

(9/10) Voto 9di 10

La cosa che mi ha maggiormente colpito di questo film( meno graffiante dei precedenti di Almodovar,ma pure molto bello e delicato)è la locandina in cui è rappresentata la bellissima Penelope Cruz in una stupenda immagine che mi ha subito ricordato lo sguardo del "ragazzo morso dal ramarro" del Caravaggio.Voluto?Casuale?Chissà.Solo Almodovar potrebbe dirlo.In realtà ho pensato che, anche se non voluto, rappresentano entrambi l'immagine di una dolorosa esperienza di dolore-terrore a seguito d'un evento imprevisto ed improvviso.E' lo sguardo dell'uomo verso le incertezze della vita, sospeso com'è fra la speranza e la soddisfazione di abbracci solidi e permanenti e la delusione di inevitabili abbracci spezzati.



Homer, 56 anni, Cesena (FO).





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