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Questione di cuore

Opinioni presenti: 18
Media Voto: Media Voto: 8.5 (8.5/10)

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quando il cuore porta all'ospedale

(7/10) Voto 7di 10

Francesca Archibugi sa trasmettere emozioni e lo fa con raffinatezza ed equilibrio, tra risvolti drammatici e tratti più leggeri. L’avevamo lasciata a Lezioni di volo e conosciuta con Mignon è partita e subito erano apparse chiare queste doti, nonché la capacità di dirigere con fermezza e sensibilità gli attori, senza deprimerne la personalità. Direi che la regista mette in campo nel suo mestiere doti tipiche del genere femminile che non escludono il positivo del maschile. Fino ad ora il tema preferito dall’autrice era stato quello del conflitto tra generazioni o dell’adolescenza che si misurava con la realtà. In quest’ultimo film ispirato a un romanzo omonimo, il tema è invece l’amicizia tra adulti (due uomini per la precisione) che forse non si sarebbero mai incontrati, dati i diversi mondi di provenienza, senza quella Questione di cuore… I due infatti si ritrovano vicini di letto in un ospedale romano perché entrambi colpiti da infarto. Di fronte alla paura e allo scampato rischio di morte diventano poco a poco amici. L’uno, Alberto (Albanese), è un borghese colto che di professione scrive sceneggiature: amaro e sarcastico, pronto a prendersi gioco del prossimo, vive un momento di impasse nella carriera e nei sentimenti. L’altro, Angelo (Rossi Stuart), è un proletario che si è fatto da sé, diventando titolare di una carrozzeria dove rimette a posto auto d’epoca. E’ dolce, legato alla famiglia, ha due figli e uno in viaggio. Ama la bella e sensuale moglie (la Ramazzotti), ma ha un suo concreto realismo negli affari. Ormai più forte delle differenze, dopo il dramma vissuto dai due uomini, è quello che li unisce, quel dipendere dai capricci del muscolo cardiaco, quel dovere riorganizzare ritmi e vita attorno a un’esperienza forte che muta i rapporti e le relazioni. A cambiare però è soprattutto l’esistenza di Alberto che va a vivere dall’amico, che impara di nuovo a guardare l’umanità con fantasia e un po’ d’amore nonché a prendersi cura di qualche altro diverso da sé. Il finale poi è insieme drammatico e paradossale, come solo la vita vera sa essere. Questi processi psicologici l’Archibugi li descrive con maestria, senza eccessive sbavature nel patetico, giocando soprattutto sui silenzi e gli sguardi nonché su una bella fotografia che esalta primi piani e mutevolezza dei volti. Direi che Albanese soprattutto, ma anche Rossi Stuart si confermano tra gli attori più dotati del nostro cinema. Qualche nota stonata c’è nel film, ad esempio trovo superflui alcuni personaggi minori oppure troppo colorite alcune scene del quartiere Pigneto, quello dove vive Alberto. Ma nel complesso l’Archibugi riesce a mettere in relazione con elegante naturalezza psicologie individuali e problemi legati ai grandi temi sociali di oggi. Essi entrano di striscio nel discorso e si riflettono con efficacia nei ruoli del singolo personaggio. Per concludere siamo di fronte per la sua introspezione delicata e profonda a un’opera tra le migliori della nostra produzione 2009.



Olga, 63 anni, Di comite (PG).




Non mi ha convinto del tutto

(6/10) Voto 6di 10

Non sono d'accordo con le opinioni entusiastiche .Il film parte benissimo e la finezza psicologica nel delineare i caratteri e il lento avvicinarsi dei due protagonisti è veramente di grande levatura registica. Poi si perde piano piano,come se mancasse la capacita' di riempire la storia e allora ci sono ripetizioni ,troppe immagini in primo piano da cinema del silenzio troppi bozzetti fine a se stessi . E' mancata all'Archibugi la capacita' di portare lo spettatore all'acme dell'emozione. Il finale prevedibile non mi ha lasciato se non la sensazione che il film poteva essere fatto meglio con tempi piu' serrati con maggiore invenzione magari anche forzando il libro da cui è stato tratto. Albanese stesso si perde un poco e la sua recitazione splendida nella prima fase poi diventa un po' anonima . Comunque vale la pena solo per vederlo recitare.



Piero, 61 anni, Barzagli (MI).




poetico

(10/10) Voto 10di 10

poetica regia dell'archibugi, strepitosi tutti, ma proprio tutti gli attori. un film che tocca il cuore.ogni tanto fa piacere vedere un piccolo miracolo italiano come questo.



Silvia, 54 anni, Latina (LT).




Bellissimo e toccante...pero'.

(9/10) Voto 9di 10

... il film è stato bellissimo e toccante, di rara bellezza nell'esaltazione della vera amicizia. Chiedo pero' una cortesia a chi redige recensioni: per favore si attengano al giudizio generale senza svelare particolari (mi riferisco allo scopo di Angelo) che tolgo il gusto della sorpresa allo spettatore...



Ornellaccia 58, 50 anni, Torino (TO).




Un film "pieno"

(8/10) Voto 8di 10

Seguo con grande ammirazione Francesca Archibugi dal mitico "Mignon è partita" (quanti anni fa....), e nel corso degli anni il suo smalto fatto di una pudica sensibilità, mai troppo ostentata, forte ma disciplinata, non è mai venuta meno. Ecco, questo film, girato tutto o quasi nella borgata di una capitale a mille facce, riporta ai fasti di quella pellicola indimenticabile (che invece scorreva nel regno dei quartieri medio -borghesi, ceto che forse non esiste più ?), e non solo per un Albanese da Oscar e per un cast nel complesso molto oltre la media (giovani attori inclusi dai nomi incredibilmente "borgatari") , ma per quella sottile capacità di emozionare senza sbracare orribilmente. Unica nota un po' stonata, a mio avviso, il forzato cameo di attori nella parte di se stessi, che per quanto simpatici con la storia e con il tono del film non sono in perfetta sintonia. Tanto che anche Albanese e Rossi Stuart palesano nell'occasione un certo disagio. P.S. Sto cercando di capire dove si trovi quel lago mearaviglioso eremo di Angelo, non è comunque vicino Roma (credo)



Valerio, 46 anni, Roma.





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