Non credo che il film finisca con i vagoni che sfumano un uomo profondamente malinconico che suona rabbiosamente il suo amato strumento..............nella testa di chi guarda, il film,può continuare ed ecco che walt, che fino ad allora aveva vissuto un'esistenza grigia, schiacciata dalla routine,appena il suo amore parte torna nel suo stato d'origine, vende casa,vende le sue proprietà, riorganizza le sue finanze, e dando un calcio al passato con coraggio vola in Siria inseguendo il suo a more e reinventandosi una nuova life.
Il triste professore deluso dallo spettacolo della sua vita insulsa che si limita a percorrere come un anonimo visitatore (è lui “The visitor”), trova la molla che gli consentirà di riappropriarsene e darle un senso nell’incontro con alcuni “diversi”. Stranieri in una terra fino a un certo punto ospitale con tutti, ma poi divenuta ostile verso persone che non si vogliono integrare nel sistema. E che, per questa ragione, vanno isolate per essere poi espulse come un corpo estraneo.
Per Walter è una specie di miracolo che lo restituisce a se stesso. Anzi, un doppio miracolo. Perchè attribuisce ad ogni umano un ruolo specifico e salvifico. A prescindere dalla sua nazionalità e dal colore della pelle. Per gli altri tre protagonisti questo incontro si trasformerà in un incubo che li porterà a perdere ciascuno la propria identità.
Un film da non perdere. Una sommessa e insieme poderosa riflessione sul fatto che per uno che riesce a riprendersi la sua vita ce ne sono altri tre costretti a perderla, a regredire e ricominciare da capo.
Una regia magistrale. Che si mette, con impeccabile bravura, al servizio degli eventi che racconta. Un cast di prim’ordine, all’interno del quale tutti fanno a gara di recitazione. Richard Jenkins (il professore) è praticamente perfetto nella sua parte e sorprende come un attore di questo spessore sia assurto così tardivamente al ruolo di protagonista. La sontuosa Hiam Abbass (la madre di Tarek) illumina di luce viva ogni scena in cui appare.
Un intreccio che fa breccia nel cuore e sollecita a riflettere la mente. Una storia di quelle destinate a restare scolpite nella memoria. Cinema con la “C” maiuscola.
Giuste proporzioni in questo bel film ,solitudine ,amore ,malinconia, rabbia e impotenza, portano inevitabilmente lo spettatore a volere un cambiamento riguardo all'immigrazione.
L'unico appunto che posso dare è che il protagonista peraltro molto bravo, assomiglia troppo a Pagnoncelli,quello dei sondaggi.