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Lezione 21

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Media Voto: Media Voto: 6 (6/10)

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Pretenzioso

(1/10) Voto 1di 10

Pessimo film, è frammentato, incoerente, spesso noioso.



Gio, 34 anni, Messina (ME).




CHE DIRE...BARICCO è UN GENIO...anche da regista!

(10/10) Voto 10di 10

Un film magnifico, che fa di Baricco l'ultimo dei grandi geni al mondo, artista a 360°, scrittore, regista, sceneggiatore, saggista, critico... In tutto ciò che è arte, lui ne è protagonista. Un film molti ironico e pieno delle sue solite stoccate, ma anche pieno di genialità. Sembra di leggere un suo libro, infatti questo film ha la pazzia e la genialità presente in ogni opera di Baricco! GRANDE!



Andrea, 23 anni, Viterbo (VT).




lezione de che???!!!

(2/10) Voto 2di 10

Film fatiscente... attori da prima teatrale scadente! non sono riuscita a capire un dialogo! ma soprattutto il senso..cosa vuole dirci questo film? qual'è la morale? chi è il professore? voto assolutamente basso... film soporifero, noioso e lento... fortunatamente l'ho visto a casa!



giulia, 35 anni, rm.




per vedere oltre

(7/10) Voto 7di 10

Un film surreale la demolizione in senso artistico di un’opera grandiosa come la nona. Un’opera non all’altezza dei tempi. il vecchio Beethoven dopo 10 anni si ripropone al suo pubblico che lo aveva osannato. E’ un flop? Un successo solo a detta dei suoi amici? Secondo il prof. Kilroy docente della lezione 21 un’opera vecchia e banale. Beethoven ha perso il al passo con l’evoluzione avvenuta nel mondo musicale, e non solo, dei suoi tempi. Non c’è bellezza e leggerezza. Queste sono caratteristiche della gioventù proprio come nella vita di un vecchio in cui ormai la bellezza e la leggerezza sono volate via e non è possibile riprenderle. Mi è piaciuto? Non lo so: sicuramente una sceneggiatura suggestiva, sicuramente un punto interrogativo sul concetto di ‘bello’. Liberiamoci dai condizionamenti dei grandi esperti e conoscitori, lasciamo che un’opera, musicale e non, ci susciti e faccia emergere dal nostro profondo le nostre emozioni al di là dell’opinione dei grandi critici.



Milli, 53 anni, Milano (MI).




tra realtà e favola

(7/10) Voto 7di 10

Il primo film del multiforme ingegno di Baricco rassomiglia all’autore: è un po’ presuntuoso, un po’ intellettualistico, un po’ lezioso, un po’ molto affascinante. E' nella sua natura parlare di musica con passione ma anche con leggerezza e competenza nonché una punta di pettegolume. E lo fa con un linguaggio che alterna inquadrature di spazi aperti e innevati a primissimi piani frontali o laterali di donne e uomini imparruccati, in cui la macchina “stringe” sulle parole e sui volti. Lingua cinematografica un po’ datata come raffinatezza, ma ancora sottilmente suggestiva, dove a parlare non sono solo le parole ma le pieghe dei volti, il silenzio di una natura coperta di neve. C’è poi il fondersi e il mescolarsi di vari piani temporali e narrativi cosicché, se il tema principale è un’analisi impietosa ma sentita della Nona Sinfonia di Beethoven, accanto al musicista che non si vede se non di spalle una volta, ci sono almeno altri due protagonisti. Uno è collocato in un contesto attuale, l’altro in uno strano Ottocento che si veste dei costumi di Tano Liberatore. Nell’oggi si muove il prof. Killroy (Johm Hurt), docente universitario arguto e anticonformista che si dedica alla distruzione critica di opere famose, secondo lui sopravvalutate. In questo caso tocca alla Nona Sinfonia, a parer suo poco apprezzata - giustamente - nella serata d’esordio, perché opera di un autore ormai vecchio, isolato, separato nel suo gelido inverno personale dal dono della bellezza. In qualche modo nel corso del racconto si comprende che questo è anche il versante malinconico del professore, che nell’età avanzata si dedica a studiare la musica nera e vive in un bowling fatiscente popolato da figure a metà tra i barboni classici e i fumetti moderni. L’altro personaggio che interseca la vicenda è Hans Peters (Noah Taylor), un giovane violinista suonatore di violino, ritrovato morto per congelamento su un lago presso Vienna. Egli è stato sepolto con il suo strumento perché non era possibile staccarglielo dalle mani; prima di morire però aveva fatto in tempo a godere di un magico momento di bellezza, simboleggiata da una donna angelicata. Accanto a questi personaggi Baricco colloca poi una serie di figurine tra il metafisico e il favolistico, metafore del concerto dei suoni della natura, che probabilmente corrispondono alle fantasie che animano la creazione. Poi, sempre sullo sfondo nevoso di abeti dolomitici, l’orchestra composta da musicanti impegnati a ridimensionare l’opera del Maestro si compone, si scompone, scompare. Paradossalmente, a mio parere, il tentativo di porre l’accento sulla fragilità, l’opportunismo, la solitudine, la paura di Beethoven di vedersi sopravanzavo nella fama dal geniale ed orecchiabile Rossini, lo rendono più umano e vicino. In quanto alla Nona, essa può non essere tra le cose migliori del compositore, ma



Olgadikom, 62 anni, Perugia (PG).





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