"Caos calmo" sembra toccare la stesso tema del lutto che era ne "La stanza del figlio", ma con una regia non sua (ma davvero non sua?) assai più riuscito e sincero di quello. Moretti come è facile immaginare, fagocita il film, ma con un risultato più che buono. Il rifiuto della "insostenibile banalità dei suoi interlocutori" convince qui assai più che nella "Stanza", dove Moretti era costretto a fare un qualche posto a Laura Morante e al figlio. Qui c'è solo Moretti e va molto meglio.
Un bel film, che fa pensare alla vita e alla morte. purtroppo in questo momento citato solo per la sua scena erotica che non è ne scandalosa ne contro natura, ma si inserisce nel contesto del film
Mi trovo perfettamente d'accordo con la recensione di Altobelli a questo film. Anche senza avere letto il libro, trovo che gli stati d'animo e le situazioni, anzi la situazione di Moretti di essere al centro dell'attenzione di persone vicine al suo lavoro e alla sua vita, ma anche sconosciute o riconosciute grazie alla panchina, muovono curiosità, simpatia, partecipazione al dolore ed alla rinascita dal caos mentale ed emozionale del protagonista. Pietro prova prima a rimettere ordine alla sua vita e poi ad aspettare, giorno dopo giorno, che il dolore arrivi, quasi in una catarsi.
Il fratello e la bambina sono co-protagonisti di questo stato d'animo ed assieme lo "vivono" più da vicino. Gli altri certo aiutano, ma sono solo egoisti che quotidianamente hanno bisogno di Pietro. Direi che persino la scena di sesso, con Isabella Ferrari si inquadra in questa lettura: lei vuole farla pagare al marito che l'avrebbe lasciata morire tra le onde, allora è liberatorio e gratificante persino il tradimento con il suo salvatore. Volevo aggiungere infine un contro commento a chi cita la critica tedesca al film, alludendo alla monnezza. Non so da dove venga ne dove vada, ma è sicuramente gratuita e fuori luogo, i tedeschi capiscono le cose molto meglio di noi e certamente hanno capito che questo film è una cosa buona del cinema italiano.
La frase più bella della trama:
"Pietro si rifugia nell'auto (e nella panchina) ad aspettare che il dolore arrivi."
desidero ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione del film per le emozioni che mi hanno saputo dare.
Grande Nanni Moretti.
Il cinema italiano può oggi contare su tanti registi ed attori di qualità.
Non conosco il libro “Caos calmo” di Veronesi (anche se mi riprometto di leggerlo), ma credo che sia molto diverso dall’omonimo film. Il quale film mi è piaciuto, certo, ma non mi ha entusiasmato, in quanto mi è parso troppo “morettiano”, pieno di personaggi stralunati con tic e nevrosi grottesche che danno un tocco di comicità ad una storia che invece si propone come drammatica e realistica. Il tema del grande lutto familiare, già affrontato (con ben altra serietà) nella “Stanza del figlio” qui risulta a tratti un po’ sbiadito a causa di personaggi (la cognata innanzi tutto, la donna del francese, ma non solo loro) macchiette che sembrano uscite dai film meno realistici e meno riusciti di Moretti (“Bianca”, “Sogni d’oro” e via discorrendo). Moretti è bravissimo come attore anche se il regista gli lascia troppo campo (molto più di quanto non abbia fatto Luchetti nel “Portaborse”) e così dicasi di tutti gli altri attori, dalla bimba a Silvio Orlando, da Gassman a Polanski per finire con le due donne la Ferrari e la Golino. Quanto alla scena che ha turbato i sonni dei nostri vescovi… a mio parere se ne è parlato troppo ed inutilmente. Al cinema abbiamo visto ben altro, ma forse “a quei tempi” c’era un altro papa ed un altro presidente della CEI. Ma questo è un altro discorso.