Molto pubblicizzato per gli attori famosi (Daniel Craig, Eva Green e Nicole Kidman, che, a parte quest'ultima, si vedono molto poco) e a causa della polemica sulla Chiesa (una breve frase sul Magisterium detta da Eva Green alla fine del film), "La Bussola D'Oro" è più che altro una pellicola per ragazzi. Si distingue senz'altro per gli effetti speciali e per la bravura della piccola protagonista, ma finisce proprio quando la storia si fa interessante. Non ci resta che aspettare gli altri capitoli.
Il fantasy annuncia una nuova trilogia, ispirata al best seller di Philip Pullman «La bussola d'oro» (ed. Salani) in cui si contrappongono, complice il computer coi suoi trucchi, il Bene scientifico del Bond in carica Daniel Craig, che toglie presto il disturbo, e il Male del Magisterium. Nel mezzo una bambina parte per cercare due amichetti scomparsi e dovrà vedersela con la strega Nicole Kidman, pure lei di passaggio. Il fasto onirico visionario è contagioso ma lascia poi spazio alla clonazione di situazioni confuse per via di troppi personaggi. Ma la trovata migliore è quella dell' animaletto multiforme, il dàimon, che i piccini hanno con sé e con cui vibrano in totale sintonia psicosomatica. Ben scelta la bimba prodigio, un' altra Dakota, Blue Richards di cognome, che sembra una mini Jodie Foster. Il regista Chris Weitz passa da American Pie al Nord profondo: la sua impronta resta indelebile.
Non capisco come è successo che narnia abbia avuto più successo della bussola d' oro!uno dei film più entusiasmanti che abbia mai visto , e che vorresti fosse infinito per quanto è avvincente..sono rimasta incantanta come una bambina gurda il cartone animato preferito!....spero facciano il secondo film!ne abbiamo bisogno! e sicuramente i pochi incassi sono dipesi da una inappropriata pubblicità e dal periodo...impassibile che questo film non piaccia ad un puybblico di grandi e piccoli.
La bussola d'oro, bella storia scritta da Philip Pullman (Salani editore) non indica il Nord, mostra la Verità, il passato, il futuro, il presente: ne esiste una soltanto. L'anima non è interiore e invisibile: è un animale parlante (gatto, uccello, scoiattolo, cane) che cammina a fianco dei personaggi, discute con loro, e se appartiene a un bambino muta continuamente prima di stabilizzarsi in una forma definitiva. La chiamano daimon, demone. Coraggio, pensiero libero, disobbedienza sono le virtù preziose che il film insegna.
Un luogo bello e innominato è sottoposto all'imperio di una sorta di Inquisizione, un Magisterium che rapisce i bambini: lavora per privare le nuove generazioni della loro anima, così da renderle ubbidienti. In quel luogo vive una bambina di dodici anni (Dakota Blue Richards) franca, ardita, generosa, curiosa del mondo, nipote di un Lord scienziato ed esploratore che viaggia nel Circolo Artico alla ricerca d'un elemento mistico detto Polvere. Sono queste le basi di un grande viaggio, in aerostato e terrestre, all'estremo Nord, fra nevi, alte montagne, crepacci gelati, giganteschi orsi bianchi guerrieri rivestiti di corazze, mosche-spia, api metalliche sonnifere, alleati Gyziani simili ai gitani. I tentativi di portar via alla bambina la bussola d'oro che è la sola a possedere sono continui: anche da parte della sua accompagnatrice, Nicole Kidman, capo-strega di dolce aspetto che arriva a fingersi sua madre. La storia termina annunciando senza trucchi una prossima puntata.
La bussola d'oro, fantasioso e inventivo, capace di dare grandi sensazioni di meraviglia, somiglia un po' nello stile e nel gusto fiabesco a «La storia infinita» di Petersen. I valori produttivi sono impeccabili, il messaggio didattico del tutto condivisibile, non c'è ombra di melensaggine. Peccato che il film riveli come Nicole Kidman invecchi male: i recenti interventi hanno trasformato la sua faccia graziosa e sensibile in quella di un'immobile pupazza. Il corpo resta bellissimo, nei costumi eleganti e stravaganti di Ruth Myers.
Tradurre sul grande schermo l'opera dello scrittore anglosassone non era certo impresa da poco, ma si può dire fin da subito che l'operazione è riuscita. Il regista non trascura nessun passaggio saliente ed evidenzia con sapienza tutte le tematiche che nel libro tanto ci avevano emozionato e fatto riflettere, forse a discapito del ritmo, talvolta troppo rapido, ma comunque in grado di conferire spessore alla storia. La cura riposta nell'adattamento si ricerca nei protagonisti, ottimamente incarnati da attori più che mai calati nel ruolo (e qui la Kidman fa furore), come nella ricostruzione del mondo di Lyra, enfatizzata da scenografie in grado di astrarre lo spettatore ed effetti speciali da sogno; a corredare il tutto, una colonna sonora particolarmente orecchiabile e ispirata, che contribuisce a rendere indimenticabile l'"immersione". "La Bussola d'Oro" si conferma un film fuori dagli stilemi classici del fantasy canico, dove solitamente Bene e Male combattono una battaglia idealizzata dagli esiti scontati: in questo caso il discorso è mirato, infarcito di tematiche invariabilmente collegate le une alle altre, senza però risultare tedioso o trascurare gli aspetti prettamente visivi. Un'opera in grado di emozionare e far pensare, capace di toccare la sensibilità dei bambini e di sorprendere gli adulti.