Avevo assistito alla presentazione di Fabrizio Bentivoglio ad una mostra sugli anni '70, alla Triennale di Milano. Era stata una presentazione gradevolissima che mi aveva fatto venire la voglia di vedere questo film, perchè c'erano i fratelli Servillo, Toni l'attore della scuola di Eduardo, e Beppe il cantante degli Avion Travel e lo stesso Bentivoglio alla sua prima regia. La storia di questo ragazzo orfano di padre, che per evitare il servizio militare doveva farsi fare un contratto per dimostrare che era di sostentamento alla mamma è una storia abbastanza comune nel sud di quegli anni. Lo sviluppo successivo del film è debole o forse vuole essere un pò surreale, con questo ragazzo "scoperto" che passivamente partecipa alle strampalate band facendo finta di suonare, prima nella tradizionale banda paesana del fin troppo caricaturato bidello, Toni Servillo, poi in quella più plausibile messa in piedi dal maestro Reverberi, per far cantare un esilarante Jerry Como. Che anche la seconda band finisse male era quasi scontato, visto... le fisic du role del manager, ma che finisse male dopo una corsa notturna in motoscafo cosa c'entra?
Brava e credibile Valeria Gonino nel ruolo di una manicure che il maestro promuove a sua....accomapagnatrice. Le musiche degli anni '70 in sottofondo, rendono bene l'idea della limitatezza dei mezzi creativi e delle capacità musicali di quegli anni.
Forse la parte migliore del film, almeno per chi ha vissuto una esperienza simile, è stato l'arrivo a Milano, in realtà Rho, del ragazzo in cerca di fortuna. L'arrivo in una stazione vuota, il contatto con quella nebbia densa ed anonima di quegli anni e un albergo a mezza stella, gli faranno capire che era nel posto sbagliato? Non mi sembra stando alla lettera che scrive alla mamma dalla caserma dei pompieri che lo avevano ristrovato. Molto brava anche Lina Sastri.
Aperto il finale con il maestro che gli va incontro, ma per dirgli di restare o di tornarsene al suo paesello? Pessimo l'audio, sopratutto il suo racconto in prima persona, si sente poco forse perchè il ragazzo non ha molto da dire? Molto da dire aveva invece Fabrizio Bentivoglio, ma credo che debba riprovare....
I costumi e i personaggi sono a dirpoco fantastici! Il primo tempo entusiasmante, pieno di ritmo. Eccezzionale il ballerino e lo scrittore di My way! Il secondo tempo è un po lento. E' vero che affiora la parte malinconica del film, però a mio avviso il finale arriva un po troppo presto. Ci voleva ancora un 20 minuti di tentativi da parte di jhonny di riuscire a fare qualcosa..... comunque rispecchia in pieno le difficoltà dei musicisti in quegli anni.
Alla montagna non ci andare, in pianura vacci, in campagna ... fa’ quello che ca**o ti pare.
Epppperò! È l’esortazione di Falasco-Servillo, il maestro d’orchestra che ha desiderato la pianura e che si ritrova a suonare in montagna tre squilli di tromba di avviso per l'inizio dei fuochi artificiali arrampicandosi su quel palco fornito da uno dei Royal Parks londinesi (!), al giovane chitarrista Johnny. Un film sul sogno accarezzato e su quelli ormai andati.
Ed è, forse, per questo motivo che la ‘pulizia’ delle scene non mi mette in agitazione.
A me è piaciuto davvero tanto, stupenda la fotografia, emozionante, come gli attori e la scelta musicale.
un bellissimo sogno.
bravo bentivoglio. bravi tutti.