Monotono nel voler parlare di sé stesso, senza una trama che preveda alcun fluire di emozioni se non questo dettagliato scandagliare l’animo dei protagonisti. Il pathos muore annegato da dialoghi impervi ed eccessivi che rendono il film un saggio letto a voce alta. Non mi ha trasmesso nulla tranne qualche momento di ilarità.
Un film che mi ha coinvolto ed emozionato.
Due mondi (quello degli artisti e quello della campagna) che si incontrano e confrontano, dando vita a momenti di riflessione, ma anche divertenti (bella la scena al vernissage in cui lo stesso pittore sfotte il critico snob con argomenti prestati all'amico giardiniere).
Un film sull'amicizia, toccante e poetico.
Come spesso accade, la traduzione italiana del titolo di questo delizioso film, offusca la sua principale peculiarità, che è racchiusa nella consapevolezza che il dialogo è il principio attivo di ogni medicina finalizzata a curare i rapporti interpersonali del nostro Ego. Il fitto dialogo che si sviluppa in questa pellicola è alimentato da ingredienti, rappresentati dai ricordi, dalle certezze e riflessioni, che intercorrono tra i due amici che si ritrovano dopo molti anni. Durante le lunghe conversazioni, che avvengono in un cotesto quasi bucolico, si amalgamano le certezze del ferroviere in pensione, rappresentate dal ricordo delle molteplici garanzie e privilegi racchiusi nelle ferrovie francesi, contestualmente alla ciclica routine con sua moglie, alle aspettative e alla vita poco lineare del suo amico pittore. A trarne effettivi vantaggi sarà soprattutto quest’ultimo, che riuscirà in futuro a dipingere la sua vita rapportandosi diversamente con i colori, ossia le persone, che andranno a colmare le sue tele, e non solo, riscaldandogli il cuore. Avevamo bisogno da un po’ di tempo di vedere un film come questo.