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Come tu mi vuoi

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Giada non vuole la giostrina – di matilde perriera

(8/10) Voto 8di 10

Giada non vuole la giostrina – di matilde perriera giada ferretti, studentessa universitaria intelligente ma “schifata da tutti come se avesse la lebbra”; si dedica all'apprendimento delle scienze della comunicazione a roma, esiste solo per le sue teorie sui media. brufoli, coda di cavallo, occhiali grandi e spessi, abbigliamento dimesso: l’archetipo della secchiona trasandata, contraria a ogni aprioristica forma di mercificazione della “gioventù bruciata” incapace di “chiedersi cosa hai dentro”. riccardo croce, studente svogliato, “abituato a stare sulla giostrina”, in conflitto con il padre deluso dai fallimenti accademici del figlio e deciso a tagliargli i fondi. netto contrasto tra la “sostanza” di lei, “homo sapiens”, impiegata part-time in una trattoria per mantenersi agli studi, e “l’apparenza” di lui, “homo ridens”, spregiudicato “succhiasoldi” che raggiunge il “venti” a stento. le strade dei due si intrecciano quando riccardo, per tacitare il genitore e garantirsi la vacanza a ibiza, chiede a giada di impartirgli lezioni private. le ore passate sui libri li avvicinano. giada si innamora di riccardo e, per conquistarlo, si affida allo stilista john richmond, mettendo in moto uno dei temi centrali della trama in cui l’abbigliamento si trasfigura in protagonista implicito. le “nuove abitudini vestimentarie” (marcella sardo, moda – identità e comunicazione) la trasformano in teenegers alla moda, cigno dalle ali bianche librate nell’aria. la metamorfosi fisica, però, non le basta per coinvolgere il suo “lui”, anche riccardo deve mettere in discussione i propri valori e maturare una fresca filosofia di vita. profonda la morale: la “nuova” giada, al di là dei successi, deve recuperare il suo io più profondo ed essere amata per quella che è realmente, mentre il “nuovo” riccardo, abbandonata, “grazie a lei”, la condotta dissipata, si accorge di amare la cristiana “di prima”, quella che c’è all’interno. volfango de biasi, insomma, ha dato vita a un film di notevole spessore socio-antropologico perchè fa risalire in superficie l’identico patrimonio cromosomico degli adolescenti del xxi secolo, coinvolge il pubblico di giovanissimi e aiuta gli storici a disegnare la nuova italia in cui, purtroppo, “non si comunica più con la parola ma con l’immagine”. il tempo della storia, certo, non può coincidere con il tempo del discorso; impossibile, in 107 minuti, elaborare modelli propositivi in un’età in cui “la comunicazione sociale funziona a piramide e al vertice siede chi non fa nulla”. basilare il messaggio che il regista, pur con le macroscopiche ellissi e l’esteriore entertainment, trasmette; la progressione in climax di emozioni che lo esplicitano, infatti, se, da un lato sottolinea la demistificante etica che antepone l’apparire all’essere “in un mondo abbastanza crudele, anche peggio di come appare nella pellicola” (de biasi), dall’altro, vuole risalire la china, riallacciare i rapporti umani e far risplendere la luce che alberga in ogni animo.



Matilde Perriera, 57 anni, Caltanissetta (CL).




Frase ingiuriosa

(3/10) Voto 3di 10

Stasera ho avuto modo di vedere il film "Come tu mi vuoi" di V. De Biasi. Come già in precedenza segnalato, nella scena inerente la protagonista che rovistava nell'armadio alla ricerca di abiti da indossare, ha pronunciato una frase ingiuriosa nei confronti degli Albanesi.Similare a questa " Questi abiti non li mettono neanche gli Albanesi". E' una frase razzista che dovrebbe essere cancellata dal film! Modificata con frasi che non portino alla denigrazione e all'insulto, considerando che il film ha un orientamento decisamente giovanile.



Domenico, 54 anni, Roma (RM).




Un piccolo grande film

(10/10) Voto 10di 10

Vorrei sapere perchè un film bello e profondo come questo è passato tanto anonimamente nel panorama del cinema italiano.Bravo il regista ,bravi gli interpreti,sempre all'altezza le musiche e la sceneggiatura.Un film su un tema vecchio come il mondo ,sul divario tra l'essere e l'apparire ,con una soluzione secca e semplice :bisogna trovare un equilibrio tra le due forze ,senza smarrirsi.I protagonisti si incontrano e si smarriscono :Giada dimentica Giada e diventa Riccardo,Riccardo dimentica Riccardo e diventa Giada.La trasformazione non funziona :Giada e Riccardo,il corpo e l'anima,appassiscono da soli,hanno bisogno di ritrovarsi.L'uno non puo' vivere senza l'altro. Un film davvero bello ,pieno di significati reconditi,come quello del truccatore vestito da demonio,nonchè ricco di linguaggi allusivi e filosofici.



IMMA, 48 anni, AVELLINO (AV).




operazione commerciale

(1/10) Voto 1di 10

Aprite gli occhi! Guardate i titoli di coda c'è una sfilza di "sponsor" che fanno parte del mondo della moda! E' vergognoso lanciare questi falsi messaggi ai giovani. Alla fine l'esteriorità vince e Giada dice: "...proprio quella di prima no!". Così è giusto seguire la moda per essere all'altezza, per far parte del branco, per trovare lavoro. Vietato essere se stessi, pena l'isolamento dal resto della comunità. Continuiamo a costruire questa società che fonda le radici sull'apparenza e mai sulla sostanza.



Sergio, 48 anni, Genova (GE).




Si salva

(6/10) Voto 6di 10

Filmetto leggero, molto didascalico riguardo i temi bellezza//istruzione/meritocrazia/senso del denaro, Target ovviamente under 25. Bravo Vaporidis e pure la Capotondi non è male. Con le croste, nella prima mezz'ora è perfino impagabile. Appena sufficiente



Marco, 45 anni, Vimercate (MI).





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