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Michael Clayton

Opinioni presenti: 63
Media Voto: Media Voto: 6.5 (6.5/10)

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Non avete capito nulla...

(10/10) Voto 10di 10

Non ho parole... Non ho parole! Io non capisco proprio perché nessuno guarda mai con attenzione le immagini prima di dare un giudizio a un film. Eppure io mi ricordo bene che in questa pellicola di tale eccellenza, il bravo George voleva soltanto strangolare il pigmeo Wilkinson pur di non farsi rubare la scena, invece di stare lì, come in pratica nessuno dice, a pigliare per i fondelli i tassisti e le loro mogli. Non parliamo, poi, della Swinton: una serial killer perfetta! Le affiderei addirittura i miei nipotini per una giornata...



Gino, 78 anni, Mantova.




eccezionale!!

(10/10) Voto 10di 10

narrazione perfetta, film serio, rigoroso e ben confezionato. Ottima la fotografia e tutto il resto. George Cooney all'altezza della situazione. Per apprezzare questo film occorre forse avere anche della materia grigia, sono sconcertanti i giudizi negativi!



Maurizio, 67 anni, Livorno.




Troooppo George...........

(5/10) Voto 5di 10

Mi spiace, ma non sono d’accordo con la recensione ufficiale di Monica Cabras che difetta anche per l’italiano, cosa vogliono dire le due frasi finali? “ Alla fine la domanda che ci si pone è: ma Michael Clayton è un thriller, una denuncia alla categoria, o un’analisi interiore sull’integrità umana. Certo la risposta potrebbe essere tutte le cose insieme ma manca il filo conduttore che unisce le tematiche, rendendo il film avvincente, intrigante e riflessivo.” A parte un bel punto interrogativo dopo la prima frase, la seconda sarebbe dovuta suonare pressappoco così:…….……per rendere il film avvincente, intrigante e riflessivo." Insomma a Monica il film non è piaciuto, perché mancava un presunto filo conduttore perché il film fosse insieme un thriller, una denuncia..o un analisi interiore. La sceneggiatura deve mettere insieme una storia credibile e ben narrata. Il piano narrativo e quello interpretativo del film sono, a mio avviso, diversi: qui la storia si profila meglio nel secondo tempo, mentre in effetti l’analisi dei personaggi, dell’ambiente e del modo di fare gli avvocati nei grandi studi legali americani sono meglio descritti nel primo tempo. La storia inizia quattro giorni prima della esplosione della macchina ed aveva il senso di un flash back. Si è profilata nella sua chiarezza grazie ad Arthur, che era uscito fuori di testa per troppo lavoro e per avere scoperto che l’impresa che avrebbe dovuto difendere era invece una banda di diffusori di morte: da questo momento il film diventa più scontato, ma l'azione prevale sulla riflessione sui personaggi. Scontato come l’ingaggio di una squadra di killer, come la morte di Arthur, come il rischio corso dal Michael, salvato dal suo amore per la natura e dalla sua fuga dalla città e dal lavoro, e come il duello tra la cinica Karen Crowder ed il protagonista, con immancabile registrazione del colloquio corruttore ed irruzione della polizia negli ovattati saloni della mutinazionale. Insomma direi un film che mi è sembrato troppo costruito su George Cloney, con tematiche e personaggi già visti, sia per quanto riguarda il cinismo delle multinazionali che non esitano di uccidere, se non vengono salvaguardati i loro "sporchi" interessi, sia perché di legal thriller, cinematografici e televisivi, nei cui studi si intrecciano storie, amori e tradimenti e poca deontologia professionale, ce ne sono anche troppi. Insomma altri avvocati associati di fama ce ne sono stati nella storia del cinema, tra questi ricordo Gene Hackmann, Tom Cruise e Paul Newmann. Il nostro George (ci permettiamo questa confidenza perchè è ormai italiano d'adozione) è stato forse uno tra i pochi non associati o associabili, ma a contratto, vera anomalia nella quasi azienda-studio legale Kenner, Bach & Leden. Insomma il film non meriterebbe più di sei, visto che il bel George compare così a lungo nella scena finale, cinque.



Giuseppe, 59 anni, Milano.




Bisogna sforzarsi per capire

(8/10) Voto 8di 10

Niente ci garantisce sul fatto che ciò che sia bello debba essere anche facile. Michael Clayton è un bel film, ma richide un minimo sforzo di seguire la trama e di intrigarsi ad un linguaggio cinematografico che impegna l'attenzione e le capacità di collegamento mentale. Tutti i recensori lamentano la prevedibilità della trama e poi ( almeno qualcuno ) censura la scelta di non proporre la vicenda in maniera lineare, censurando proprio lo sforzo che il regista fa per non essere come gli altri. Il film è un atto di denuncia come ne abbiamo visti tanti, ma è anche una riflessione molto intensa ( aiutata da un Clooney di straordinaria espressività ) sull'affanno autodistruttivo dell' America. Il cinismo dell'avvocato capo che dice ad un Clooney in crisi : " Certo che sono delinquenti; ma secondo te noi su che cosa guadagnamo ? " potrà non essere inedito; ma tutta del regista e sceneggiatore è la bellismi sequenza lirica ( l'unica del film ) in cui il protagonista incontra tre cavalli ( simbolo del west dei cow boy e dell'America dei pionieri, che non a caso è proprio quella che il micidiale dierbante uccide )e non può non rendersi conto ( anche se non lo dice ) che è follia distruggere proprio quello che è la storia, la vita e la sostanza dell'America. Da qui, non da altro, parte la sua volontà di riscatto, anche di fronte al mancato attentato. Nei primi cinque minuti il film propone una sequenza quasi incomprensibile; gente si agita e parla; persone nuove si accampano sullo schermo senza senso, come non hanno senso le battute. Solo alla fine, quando le stesse immagini vengono ripetute, si capisce cosa veramente esse significano. Le immagini hanno senso dal contesto, e se si possiede il senso critico per giudicarle. Allora non è vero che le immagini hanno senso di per sé; che vedere è capire, come tanti televisionari e falsi documentaristi ci dicono continuamente. Senza volontà di capire nulla ha senso anche quello che abbiamo davanti agli occhi. E' la lezione del grande cinema, da Quarto potere a Rashomon e uno dei filoni del decadentismo europeo.



Vittorio, 57 anni, Bagnolo Cremasco (CR).




ma... ... e i cavalli!!??!!

(8/10) Voto 8di 10

Solo alla seconda visione ho potuto capire e gustare appieno questo film. Per me è ben fatto ed ho la convinzione che il regista abbia voluto inserire in ogni inquadratura,in ogni minimo particolare ( anche la collanina al collo del creditore "amico")ha un suo perchè, mai tre cavalli ... hanno forse attirato la sua attenzione per salvarlo?? banale o... qualcosa di più??



Filippo, 54 anni, Vigevano (PV).





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