Devo dire che al di là del film in sé, che pure ho apprezzato moltissimo, è stata un’esperienza “di viaggio” affascinante. Straordinaria la fotografia di una Mongolia interna desertica e spettrale al di là di ogni immaginazione (la Mongolia indipendente, quella, per intenderci, del “Cane giallo” è molto più accogliente ed abitabile). Indimenticabili le strade sterrate e poi, all’improvviso, la statale completamente deserta; le case quasi da neolitico contrapposte all’hotel ed alla casa di riposo con la televisione a colori; cammelli e camion, abiti millenari (meravigliosi, semplicemente meravigliosi i colori dei foulard delle donne!!!) e il cellulare. Sconvolgente la visione di un mondo talmente duro che i sentimenti sono soffocati e paralizzati dall’interesse (ma paradossalmente questo non vale per Tuya, in cui ho visto, per assurdo che possa parere per la nostra mentalità occidentale, in tutte le sue scelte, un grande amore nei confronti del marito invalido. Infami ed esecrabili atrocità di carattere economico, che sarebbero rifiutate come eccessive anche dal più sfrenato sostenirore del capitalismo occidentale, si consumano sotto la bandiera rossa con falce e martello (vedi la scena del tribunale) o sotto il ritratto di Mao (quante volte abbiamo sentito nei film sugli ospedali americani o nelle sacrosante critiche della sinistra le parole che il regista mette in bocca ai dirigenti dell’ospedale?). Da applauso a scena aperta non solo l’attrice che fa Tuya, che è l’unica professionista, ma anche il vicino di casa succube della moglie.
"Il matrimonio di Tuya" è, almeno da un punto di vista formale e del girato, un film semplice, elementare, essenziale e senza nessuna sorta di sbavature, che presenta oltretutto uno stile sobrio ed asciutto.
Tutto, già da un punto di vista tecnico, funziona bene e allo stesso modo, senza che nessun aspetto abbia la meglio sull'altro, così da rendere il film omogeneo e riuscito nella sua interezza.
Il soggetto è essenziale e ben sviluppato, la sceneggiatura ben scritta e congegnata e la fotografia eccellente e cristallina. La scenografia è per la maggior parte costuita dalla natura della Mongolia e l'ambientazione risulta per questo ipnotica.
Il cast è costuito interamente da uomini e donne presi dalla strada (che fanno al meglio il lavoro affidatogli) tranne la protagonista Nan Yu, attrice professionista bella, brava e straordinariamente intensa, che crea un personaggio ricco di valori, di dignità e purezza.
E' un film d'atmosfera emozionante, coinvolgente e toccante "Il matrimonio di Tuya", schietto e diretto, ma che affronta con maestria e quasi poesia temi come gli affetti familiari, i valori e la dignità di una cultura quale quella mongola, la dignità e la forza della donna in una società dominata dall'uomo e lo scontro tra tradizione e modernità.
Un film splendido e convincente che regala momenti molto emozionanti e commoventi (vedi l'appassionato abbraccio tra Tuya e Senge).
Le premesse c'erano tutte: belle le atmosfere, la fotografia essenziale e le espressioni pulite dei personaggi. Bella la storia improntata sui sentimenti non scontati,sulla semplicità.
Peccato che che non ci sia la chiusura del cerchio....mancando un finale significativo il film risulta monco, perde completamente di significato. Riconoscimento a Berlino non meritato.