Il messaggio lasciato da questo film e' cattivo e fin troppo chiaro. Sono "storie" che noi vediamo tutti i giorni, che vediamo sempre, anzi, che non vogliamo vedere mai. Il film e' la paura di quello che non vogliamo vedere della citta' in cui viviamo ogni giorno. Mi ha lasciato addosso una sensazione terrificante: il desiderio di scacciarla e, subito, di fare "finta di niente", si tramuta automaticamente in vergogna e in un disgustoso disagio. Di fronte a questo film mi sono sentito male. Non piacera' sicuramente a chi ha paura della realta' e di vedere come stanno le cose dentro di essa. Questo e' cinema.
In merito alla recensione di Valeria Chiari:non sono d'accordo sulla mancanza di un messaggio a conclusione del percorsi di vita che si intrecciano all'interno del film, secondo me il messaggio c'è ... si parla di incomunicabilità fra individui, i motivi sono la differenza di razza, di ceto sociale, di età, ma ancora di più si parla di isolamento fra uomo e donna ... è sicuramente d'effetto la scena finale in cui Georges (il compagno di Anne) dimentica il codice d'ingresso del portone di casa dove vive con Anne ... se in reltà non l'avesse dimenticato, ma comunque avendolo digitato giusto la porta non si aprisse a conferma di un'ulteriore livello di incomunicabilità ... (ci sono molti motivi che spingono un regista a dare il titolo a un film ... il primo è sicuramente la volontà di esprimere il contenuto del film in poche parole ... quindi ... per quale oscuro motivo viene cambiato nella traduzione ... io direi per ignoranza assoluta di chi lo commercializza).