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Il destino nel nome

Opinioni presenti: 10
Media Voto: Media Voto: 9 (9/10)

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il cappotto di Gogol

(10/10) Voto 10di 10

Trovo che il film è diretto al cuore. Ci ricorda in ogni istante che i nostri desideri più profondi, accoppiarsi, affermarsi in un nuovo paese, avere bambini, ecc.. alla fine altro non sono che "cappotti", identità, aspetti della nostra complessità, che appena trovate sono già vecchie. Mira Nair è abile a metterci davanti al fatto che siamo persona, coppia, famiglia, comunità, e che tutte queste dimensioni ci aiutano a vivere ed essere felici. Non abbiate paura a vederlo. Grazie Mira.



Massimo, 43 anni, Roma (RM).




Guardatelo

(8/10) Voto 8di 10

Mi è capitato di trovarlo in televisione, in terza serata credo. Nulla che valga la pena prima di mezzanotte, roba da matti. Ad ogni modo mi ci sono imbattuta e non sono riuscita a staccarmene. Bello, molto bello. Bravi gli attori, ben ambientato. A me è rimasto un semino dentro. Ed è raro. Guardatelo.



Ivy, 35 anni, Schio (VI).




L'Anti Bollywood

(8/10) Voto 8di 10

Nell'anno di slumdog millionaire (the millionaire), la regista indiana mira nair confeziona un gioiellino di film sulla differenza tra i mondi una vera e propria "guerra dei mondi" e delle età. nella calcutta del 1977 da una famiglia della classe media (ammesso che esista) per intenderci i protagonisti non arrivano dagli slum che caratterizzano il film di boyle, ne tantomeno bazzicano per la criminalità o per le sotto caste indiane, ma arrivano da famiglie che hanno programmato un il loro matrimonio e poi decidono di rompere il passato, non per povertà o ricerca di ricchezza ma solo per opportunità lavorative. magnifica nella parte di calcutta la caratterizzazione sia prima che dopo dei manifesti politici, ora a favore di un partito nel 1977 ora a favore di altri nei '90. quasi la regista ci voglia far capire una sotto storia rispetto dal libro cui è tratto, la nair ha vissuto una storia simile con il suo primo matrimonio. la storia si snoda sulle vicebde americane dei due genitori e di come loro si conoscono rispettando le loro tardizioni e di come i figli crescenddo , gogol/nikhil in particolare cerchi disperatamente di staccarsi per poi quasi forzatamente e doverosamente ritornarci, sempre ad ogni occasione della vita, matrimoni e funerali, viaggi, amori... sembra esserci del "razismo culturale" da parte degli indiani che si voglionoi isolare in una loro casta a se rispetto agli americani che, stranamente, sono a braccia aperte. ben girato e magnificamente sceneggiato dall'autore del libro stesso e dalla nair che stavolta "lascia" il suo abituale direttore della fotografia declan quinn per affidarsi all'americano frederik elmes che comunque raffigura l'india meglio che gli usa e soprattutto non con il classico stereotipo da cartolina da villaggio vacanze. una pecca doverosa è per il film stesso probabiolmente sarebbe potuto andare avanti ancora e narrare altre storie e avvenimenti della famiglia,farci sapere che fine fanno ma evidentemente va bene così, il destino è nel nome ma il futuro lo creano i protagonisti vivendolo.



Alfredo, 31 anni, Godi (NO).




Commovente e bello

(8/10) Voto 8di 10

All'inizio, leggendo il titolo, pensavo fosse il solito polpettone sulle differenze culturali esperite dagli immigrati di 2 generazione... Invece mi sono ricreduta. Mi è piaciuto moltissimo. Tocca al cuore (ho pianto per buona parte del film), ma senza buonismi o facili sentimentalismi. Bellissima la descrizione dei rituali matrimoniali e della parte in India.



Laura, 25 anni, Torino.




il grande fratello della famiglia

(6/10) Voto 6di 10

sembra di assistere al grande fratello della famiglia... probabilmente in questo film ogni famiglia ci troverebbe un pezzetto o più di sè. dalla quotidianità, alle gioie, ai dolori... che ti trovi a oriente o a occidente, certe cose non cambiano. "inutile" non è una bella espressione per definire questo film, ma non saprei come definire tutto questo "già visto" che lo pervade. probabilmente il suo messaggio è un altro. nel film vengono spesso messe in contraddizione la globalizzazione e il suo esatto contrario, con la conclusione che è inutile cercare di rendere compatibili cose e persone tra loro incompatibili a prescindere.



Esmeralda, 41 anni, Milano (MI).





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