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Il mestiere delle armi

Opinioni presenti: 97
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uno tra i pochissimi capolavori del cinema italiano attuale

(10/10) Voto 10di 10

Ho rivisto questo film oggi, dopo quasi 10 anni dalla sua uscita nelle sale. L'ho rivisto a casa in dvd, con calma e con tutti i commenti extra e gli special che il dvd contiene. E' indiscutibilmente un film immenso. Arte allo stato più alto, allo stato puro . Ed è tra i pochissimi che ricorderemo nella nostra produzione cinematografica di questi ultimi 20 anni . Lontanissimo dalle banalità di un Moretti o di qualche altro "mostro sacro" di questo periodo "di vuoto e di nulla" in cui naviga il nostro defunto cinema. I tempi di questo film sono quelli del tempo reale, fuori dalle sciocchezze di consumo hollywoodiane o della pubblicità che vorrebbe farsi arte ma è solo spazzatura. Ho visto Avatar film interessante e tecnologicamente diverso, sicuramente avanzato, ma cos'è in confronto a questo? nulla, spazzatura... Avatar tra 20 anni farà sbadigliare o sorridere, questo farà ancora riflettere, commuovere e anche piangere. Questo è il cinema dove (come ad esempio il film "Il gladiatore") i sentimenti dell'uomo, reali, palpabili, emergono e oltrepassano il tempo. Oltrepassano l'ideologia e la visione del mondo del periodo in cui fu prodotto. Guardate i film di 50 o di 80 anni fa e capirete quali sono oltre il tempo e quali sono figli del periodo in cui furono fatti ed oggi sembrano lontani e noiosi (salvo che non si desideri un tuffo in quegli anni). Il Mestiere delle armi è anche recitato splendidamente, niente di più lontano delle caricature dei nostri attori italiani attuali sempre enfatici, isterici e sopra le righe, con una recitazione che fa pena (fasulla come una moneta di plastica). La recitazione di scuola anglosassone,misurata, splendida e perfetta ci fa rimpiangere i nostri giganti degli anni '40,'50,'60,'70 che purtroppo se ne sono andati negli anni '80. Ebbene questo film è sobrio, perfetto anche nella recitazione, forse i bulgari, diretti dal genio di Olmi ultimo tra i grandi del Cinema Italiano, sono molto più avanti dei nostri ? Strano e doloroso contrappasso per una scuola cimematografica che fu dopo la guerra prima nel mondo dopo la sua nascita da Cinecittà negli anni '30. Che Nostro Signore ci conservi Ermanno Olmi per molti lustri ancora prima che si cada nel buio più fitto.



Umberto, 51 anni, Livorno (LI).




Fatevi un po' di cultura

(10/10) Voto 10di 10

Sono rimasta sconvolta dalla superficialità della maggior parte delle critiche a questo capolavoro del cinema italiano. Evidentemente non è un film per tutti. Delicato, lento, ricco d'atmosfera, paesaggi tristi e innevati che racchiudono tutto il dolore e la fatica di un mestiere terribile. Silenzi carichi di significato, volti antichi, riservati...come non apprezzarlo? In un mondo in cui siamo costretti ad ingerire forzatamente spazzatura, finalmente qualcosa di bello che risolleva lo spirito. A chi non l'ha apprezzato consiglio di avere la maturità di ammettere di non averlo capito (per mancanza di cultura). Se volete effetti speciali e combattimenti scoppiettanti andate a veder Iron Man, ma lasciate l'arte a chi la sa apprezzere.



Ilaria, 23 anni, Mazzano (BS).




Opera d'arte

(10/10) Voto 10di 10

Quando il cinema diventa davvero opera d'arte. Questo bellissimo film del grande Ermanno Olmi (che ho avuto il piacere e l'onore di conoscere personalmente) è una delle più grandi opere cinematografiche di questi ultimi tempi e di tutta la storia del cinema. Film potente, grandioso, immensamente profondo, duro e commovente al contempo, estremamente realistico ed insieme magico e quasi onirico. L'impeccabile, poetica regia di Olmi viene valorizzata dalla splendida fotografia diretta da suo figlio Fabio, dalle musiche azzeccate, dai costumi e dalle scenografie sontuosi, dalle brevi ma curatissime scene di battaglia. L'indugiare a lungo della telecamera sui volti dei vari personaggi rende i sentimenti, le emozioni dei personaggi senza bisogno di tante parole, che in questo come in tutti i film di Olmi sono poche ed essenziali. Meravigliosa è la sequenza del "banchetto" nel cortile della Cavallerizza del palazzo Ducale di Mantova (la mia bella città), in cui gli elementi atmosferici, le luci soffuse delle candele e la desolazione finale dell'ambiente riescono a far capire in pochi attimi il nascere ed il fiorire di un amore, quello fra Giovanni Gonzaga e la nobildonna mantovana, che si capisce già essere destinato ad una triste fine; il vento si alza a scompigliare i capelli, a far svolazzare gli abiti, a far ondeggiare i lumi delle candele accese; il vento fa interrompere la festa e sancisce la nascita di un amore proibito e dal destino funesto. Bellissime le inquadrature dei palazzi mantovani, la sapiente regia degli interni di Palazzo Ducale, l'indugiare inquieto e febbrile sugli affreschi drammatici delle mura della stanza in cui Giovanni giace agonizzante, presagio della sua imminente morte. Ad Ermanno Olmi basta inquadrare il vòlto sudato e sofferente di Giovanni, alternandolo a quelle immagini drammatiche per riassumere la sofferenza, le speranze, il coraggio, l'amore, i sogni infranti di tutta una vita. Il far parlare i personaggi come se si rivolgessero direttamente al pubblico è un espediente originale e poetico che dona gravità, drammaticità e solennità alla vicenda. Perfetta è la sceklta degli attori principali, con un attore bulgaro bravissimo nei panni di Giovanni ed una intensissima Sandra Ceccarelli nelle vesti della sua amante. Indimenticabile la scena in cui quest'ultima decide di partire alla ricerca di Giovanni e quella in cui torna dal marito tradito, con l'intensa, lunga inquadratura del bambino seduto a tavola, i lunghi silenzi carichi di significato e lo schiaffo del marito che fa esplodere la tensione trattenuta di un'eternità. Magistralmente, Olmi fa tornare più temi nel corso del film: il crocifisso distrutto dai soldati,metafora dell'amore di Cristo distrutto dalla guerra, ritorna così, mutilato come lo stesso Giovanni, sulle spalle del predicatore che urla inascoltato minacce divine; il pensiero della moglie seduta col bambino accanto al fuoco;il cagnolino bianco di Federico Gonzaga; gli affreschi. Film bellissimo!



Angela, 27 anni, Mn.




Nebbie,armi,politica

(10/10) Voto 10di 10

Come lo stesso Ermanno Olmi afferma in un'intervista esplicativa del film,l'opera è concepita con riguardo anche alla contingente involuzione storica recente,che comporta l'invalere di retoriche esportazioni di democrazia e l'esaltazione di teoremi assurdi e aporistici sulle guerre preventive.E' insomma un film sulla guerra;sulla guerra come sfida;come alienazione;come volontà di potenza;come mortificazione dell'eroismo;come braccio della politica,lobbistica e cinica.Ma v'è dell'altro;vi sono scene indimenticabili che assurgono come singoli fotogrammi a metafore metatemporali e simboliche:dalla blasfema dissacrazione del crocifisso,al predicatore che urla invano nella notte all'esercito in marcia nella neve;vi è molto medio evo,e molto esistenzialismo,che mi rimandano per freudiana(non necessariamente logica!)associazione al settimo sigillo.Pittoriche le lente sequenze di nebbie e geli;eserciti e bimbi impauriti;palazzi sontuosi e tende da campo. E quindi:mentre nei palazzi si decide,si trama,si briga,si vende,l'Eroe-ma anche i suoi uomini d'arme,tanti pedoni d'una scacchiera troppo grande affinché la comprendano-sfida il nemico in campo aperto:ma il nobile ideale di battaglia,la liberatoria lotta tra cavalieri,è frustrata dall'ultima tremenda innovazione bellico-politica:l'arma da fuoco.E così,senza riuscire a battersi,l'eroe è lacerato alla gamba da una palla di mortaretto;e muore,lontano dalla patria e amputato(come l'autoritratto di Kirchner)mentre il suo nemico,nella compiacenza degli altri Stati italiani,viola la nostra terra,e volge su Roma per metterla al sacco,come racconterà Guicciardini. Un Joanni poi,complicato eroe romantico;disilluso eppure impavido difensore dell'Italia,lui capitano di ventura,ma anche nipote del Papa,figura morale della maggiore eminenza nella penisola.Joanni,tra il piccolo Cosimino e la moglie-ombra,e l'amante passionale che si ribella agli schemi convenzionali della donna del '500(anche questa lettura,sulla figura femminile nell'opera di Olmi,mi pare interessante);tra il coraggio in battaglia e la consapevolezza del trionfare della politica sull'onore e sulle armi;che è capace di dire,preparandosi a marciare nel cuore della notte in risposta alle pacate proteste di un luogotenente:"Eh,caro Lucantonio,la guerra l'è tutta un gran fastidio...". Un capolavoro indimenticabile;su cui riflettere,lungamente.



Gabriele, 21 anni, Marcianise (CT).




Opera d'arte

(10/10) Voto 10di 10

ogni inquadratura di questo splendido film è un'opera d'arte, la luce è quella, fredda e tersa, di tanti inverni padani, la lentezza, da tanti criticata, delinea anzi meglio lo svolgersi dell'azione. colonna sonora non memorabile ma certamente azzeccatissima. magistrale la sequenza in cui giovanni delle bande nere e zorzo frundsberg si salutano mostrandosi la spada. l'ottima interpretazione degli attori rende appieno la dimensione umana del bistrattato ioanni de medici, troppo spesso ricordato come un capitano d'arme prode sì, ma anche rozzo e inutilmente crudele. senz'altro uno dei film migliori che io abbia mai visto, si vergogni chi gli preferisce certe sciocchezze piene di effetti speciali, e null'altro.



Francesca, 15 anni, Empoli (FI).





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