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L'ultimo inquisitore - Goya's Ghosts

Opinioni presenti: 39
Media Voto: Media Voto: 7 (7/10)

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commento di vittorio

(7/10) Voto 7di 10

un buon film ottime le scene e ben curate con ricostruzione dell'epoca e dei fatti realizzati in maniera realistica.per quanto riguarda la storia la trovo un pò superficiale anche se non scontata.i grandi temi storici che si succedano sono appena accennati ma penso che intenzionalmente forman l'abbia voluto cosi per lasciare allo spettatore di concentrarsi sulla trama dei personaggi del film.



Vittorio, 73 anni, Firenze (FI).




Film dignitoso ma prevedibile

(5/10) Voto 5di 10

Da Milos Forman c'era da aspettarsi di meglio.Il film si può vedere,ma non entusiasma di certo.L'interpretazione di Bardem è notevole,ma troppo insistita,perchè l'attore, pur bravissimo,ha al tendenza a gigioneggiare.Una delle cose veramente belle è la descrizione di un'incisione.



Maria grazia moroni, 67 anni, Roma (RM).




Dissento dalle recensioni che ho letto

(10/10) Voto 10di 10

Sono andata a vedere il film con qualche dubbio (avendo letto qualche recensione) ma l'ho trovato splendido. Non è vero che sia incoerente e superficiale, come è stato detto. Alla fine, sembra di trovare il filo conduttore, è un cerchio che si chiude. E' vero che Forman ci parla di tutte le dittature in questo film, ma è anche opportuno ricordarci che cosa è stata quella della Chiesa cattolica, dato che a volte in questi tempi ce lo dimentichiamo ( e non mi stupirei che Ratzinger tra poco ci ripristinasse l'Inquisizione). Non è vero nemmeno che la psicologia dei personaggi sia poco approfondita: certo non è un film di introspezione, però i vari caratteri sono "veri"! Il personaggio di Ines, per es., è credibilissimo e commovente: se Goya le avesse fatto incontrare sua figlia, non avrebbe retto: per lei il tempo si era fermato, e voleva la sua bambina (che in effetti ritrova!) In tutti i rivolgimenti politici dell'epoca,tutti parlano di grandi ideali e opprimono il popolo.Solo Goya sembra capace di "vedere" e trasporre nelle sue opere la realtà dei suoi tempi. Questo forse è il messaggio di Forman: solo un grandissimo artista può intuire l'anima delle cose, la verità. L'ultima scena è potente! Il carro funebre con l'orribile cadavere rovesciato, i monelli indifferenti (abituati evidentemente a ogni sorta di orrore) e lei, unico essere sensibile, che cammina stralunata, mano nella mano del suo carnefice, come fosse vivo...



Rosetta Bolletti, 66 anni, Padova (PD).




Guazzabuglio

(6/10) Voto 6di 10

Guazzabuglio:non so trovare altri termini per giudicare un film come questo. Mi spiace che a dirigerlo sia stato Milos Forman, un grande regista di talento, ma la verità è che non si capisce bene dove egli voglia arrivare. Forse il titolo originale ci aiuta: I fantasmi di Goya. Quali erano questi fantasmi? I quadri dei titoli di coda ci danno una risposta parziale: "las pinturas negras" e cioè i quadri che Goya dipinse nella Quinta del Sordo verso la fine della sua vita. Quadri che raffigurano un'umanità deforme, miserabile, mostruosa, in un'atmosfera tetra, cupa, in cui predominano i colori scuri. Goya stava male: male di salute, male d'amore e male soprattutto per il ritorno di uno dei peggiori re spagnoli di sempre e cioè Fernando VII. Si sentiva perseguitato, minacciato: sapeva di non essere nelle simpatie del re, di cui non era certo stato un sostenitore. In questa Spagna, poi, oltre alla tirannia, c'era, sempre temutissima, l'Inquisizione. E' vero infatti che l'Inquisizione spagnola, a differenza di quella romana,sembrava meno attenta alle questioni di principio di quelle della ragion di Stato. E la ragion di Stato era quella di Fernando VII, re fellone e vendicativo. In questo clima, Forman (e il co-sceneggiatore Carriére) si azzarda (è la parola giusta, credo) a tracciare una storiella in cui Goya fa come da spettatore di un'incredibile serie di peripezie capitate a un frate inquisitore e alla figlia di un ricco borghese. Purtroppo, è una storia fumettistica, poco accurata, inverosimile e al povero Bardem tocca interpretare in modo caricaturale una figura cinica e ipocrita, oltre che delinquenziale, che si riscatta solo alla fine davanti alla garrota. Come definire una traiettoria umana che passa dal saio di un frate da tutti temuto per la sua spietatezza all'uniforme di un ufficiale napoleonico che va alla caccia degli inquisitori? E come si fa a scegliere il vichingo Stellan Skarsgard per interpretare un genio sanguigno, latino e geniale come Goya? E' un buon attore, niente da dire, ma forse la scelta poteva essere migliore. Qui il tocco del pennello del regista è ruvido, sgarbato, pesante e grossolano. Nulla che ci aiuti a penetrare in quel mondo affascinante e terribile, contradditorio, misero e sfavillante che era la Spagna di fine Settecento. Da Forman ci aspettavamo finezza, magia, sottigliezza, talento visionario e capacità di sintesi. Ci ritroviamo di fronte a uno strano fumetto che ha solo qualche momento felice alla fine nella scena dell'esecuzione pubblica, un auto da fe, che viene vissuto dalla plebaglia come uno spettacolo. Il carretto che si porta via il cadavere di Lorenzo, il frate che si è riscattato moralmente davanti alla morte, viene scandito dalla canzoncina del fantoccio di pezza ("Pelele" in spagnolo. La morte è connaturata alla vita di quel tempo (non come ora dove la morte viene taciuta, anche se poi in tv e al cinema viene inflazionata, quasi per esorcizzarla):morte e vita vanno a braccetto,come nel Buscón.



Frank, 60 anni, Mantova (MN).




da vedere

(10/10) Voto 10di 10

dimenticate i luoghi comuni anticlericali, antispagnoli e antifrancesi. Non giudicate Lorenzo e guardate il film (andate a vederlo, vale la pena). Forman ha fatto film di più spessore, come "Valmont", e si vede che manca un libro come "Le relazioni pericolose" di Laclos a sostenerlo, ma Ines Bilbatua è credibile come tutte le vittime di questo mondo.



Giuseppe, 55 anni, Parma (PR).





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