La narrazione filmica è magistrale, la recitazione sempre di alto livello.
Un film che non induce a facili immedesimazioni, che sarebbero lavate via dopo la fine della visione, ma che suscita lo sdegno e la sete di giustizia, similmente a La canzone di Carla - pur nella diversità dei contesti storici.
è un film molto forte che però fa pensare sono andata a vederlo con la scuola ad un cineforum eravamo tutti scolari di 16,17 o 18 anni e alla fine del film c'è stato un attimo di silenzio e poi un applauso di qualche minuto. Questo film serve per ricordare quello che la Turchia non ha ancora ammesso di aver fatto anzi sono stati bruciati tutti i documenti che parlavano di questo genocidio.
“Le cifre dello sterminio sono ancora oggetto di controversia, ma una cifra attendibile sembra aggirarsi intorno al milione e mezzo di assassinati tra uomini, donne e bambini.”
Così un passo della recensione di Mario Corso, ma cosa cambierebbe se anziché essere un milione e mezzo fossero uno o due milioni?
Oggi siamo abituati a spaccare il capello in ventiquattro, e farci travolgere dalle polemiche, ma la storia è questa e non può essere cambiata ne nascosta come vorrebbe la Turchia anche quella di oggi. E’ un peccato che non fa onore ad un grande popolo con una grande storia, le cui macchie può solo lavare agli occhi del mondo, riconoscendo gli errori compiuti, ne più e ne meno come hanno fatto tedeschi ed italiani dopo la seconda guerra mondiale.
Il popolo armeno è stato sterminato dal popolo turco. Questo è il dato.
Su questo dato incontrovertibile si sviluppa il film dei fratelli Taviani. Un film tutto poesia degli sguardi e delle parole, a cui si aggiungono i legami affettivi e le complicità di una bellissima famiglia armena, brutalmente spezzati dalla decisione di militari di eliminare e deportare gli armeni.
La carneficina e la deportazione della famiglia della masseria inizia con la interruzione della storia d’amore tra il militare turco e la ragazza armena e finisce, quasi parallelamente, con il taglio della testa della ragazza da parte di un altro turco.
Un film con molte scene forti ed emotivamente commoventi, grazie ad attori che forse perché armeni, davano grande credibilità e forza ai personaggi.
Certo il commenti dati in questo sito non sono molto generosi e la stessa recensione ufficiale parla di qualche sbavatura televisiva nella sceneggiatura, ma credo che il modo di raccontare dei fratelli Taviani sia sempre ispirato dalla rigorosa ricerca storica e dalla umanizzazione dei personaggi. Forse il “racconto” ne soffre ma questa è una storia mai raccontata e la sofferenza dei personaggi non può che farne parte integrante ed imprescindibile.
Lo trovo il più bel film che abbia visto in questa stagione. Riporta alla memoria un genocidio scomodo e politically uncorrect, con discrezione e semplicità. A me sono piaciuti molto anche gli attori, non ci sono scene grautite ed esagerate di violenza. Un film che fa pensare e che scorre via bene.
Alla fine del film la platea è rimasta in silenzio e anche uscendo non si sentiva una parola: le immagini sono rimaste dentro.