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Hollywoodland

Opinioni presenti: 16
Media Voto: Media Voto: 7 (7/10)

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Piacevole.

(7/10) Voto 7di 10

Dopo essersi fatto le ossa con varie serie tv, il regista dirige il suo primo lungometraggio. il risultato è un thriller dalle tinte noir che fa luce su alcuni torbidi aspetti del mondo dello spettacolo, apparentemente fiabesco e fantastico ma in realtà pieno di corruzione e cinismo, con persone che sembrano felice ma che nella loro intimità sono depresse e incapaci di vivere. la trama è a tratti un po' contorta e lenta ma l'atmosfera che si respira è ben realizzata ed aiuta il coinvolgimento dello spettatore. buona anche la prova di a. brody e molto appropriate le musiche.



Lorenzo, 21 anni, Arconate (MI).




Non è quello che sembra

(9/10) Voto 9di 10

In apparenza holliwoodland è un classico noir con personaggi e atmosfere che abbiamo visto tante volte al cinema ( e non per caso si fanno i soliti nomi, il De Palma della Dalia nera,ecc. ).In realtà il film, partendo come sempre nel cinema americano da uno spunto narrativamente forte e girato in modo avvincente, cerca di dirci qualcosa di noi e della nostra società, non necessariamente quella americana o quella che gravita attorno alla Mecca del cinema. Infatti io proporrei soprattutto i nomi di Kurosawa, soprattutto per la disperata ricerca di una verità che coinviolge in prima persiona chi la attua(il detective Simo ? lo spettatore ? )e anche l' Antonioni dell' Avcventura, in cui la ricerca giunge al termine, come nel nostro film, solo quando il protagonista si immedesima completamente nell'oggetto della sua ricerca. Quando Simo, come Reeve, si siede sul letto e l'attore ad un passo dal suicidio lo guarda pur dalla distanza di anni, Simo capisce e si sente pericolosamente vicino a quella fine che lo ha travolto. E allora scopre quello che deve fare della sua vita ( metaforicamente ha finalmente in mano le chiavi che perdeva continuamente quando cerca di parlare con il figlio ): si presenta all'incontro del figlio gradevole e dignitoso, e non ubriaco, proprio come dovrebbe fare un padre davanti ad un figlio che ha il diritto di vedere in lui un modello. Il film è un'amara parabola sull0'incapacità nostra di sperare in qualcosa, di avere valori, sulla nostra prontezza a vedere il male dappertutto, sul sorriso di sufficienza e sul cinismo di fronte a qualsiasi affermazione in positivo. " Lei non sa cosa io penso " dice al cinico Simo il produttore sospetto criminale e marito tenerissimo ( ma solo lo spettatopre ha il privilegio di vederlo ). E responsabile della sua rovina è anche l'attore, che non vede la bellezza di essere amato da tanti bambini, di offrire a loro e alle famiglie la gioia, valori importamnti come la difesa degli altri, la solidarietà. Reeve scheza sul suo eroe e tutti sono prionti a seguirlo, ma il vuoto di Superman porta solo tristezza e squallore: è meglio sognare e credere o ritenere che tutto faccia schifo ? E se non siamo capaci di dare almeno questo, cosa possiamo dare ai nostri figli, che vogliono da noi un motivo per essere migliori, per vivere e credere, non fosse altro che un supereroe. Non per caso,nella sequenza che precede la fine, Simo " fa volare " il figlio come se fosse Superman nella cornice di una famiglia davvero serena. Non è questo un valore da preservare, non è sbagliato " svenderlo " col proprio cinismo ? Holywoodland, da questo punto di vista, non è il solito film sulla corruzione del mondo del cinema, è forse una riflessione sul cinema come " febbrica dei sogni ", con una valorizzazione dei sogni stessi come " aiuto a vivere ". " Doveva bastargli per una vita il successo ottenuto" dice l'agente di Reeve e suo unico, vero amico:è la chiave che svela al detective la verità e che salva il detective.



Vittorio Dornetti, 56 anni, Bagnolo Cremasco (CR).




Straordinario Brody

(7/10) Voto 7di 10

Il film non brilla per originalità e per ritmo e sicuramente Affleck dovrebbe provare a impiegare il suo faccione inespressivo per un altro mestiere ma Brody offre un'interpretazione degna di lode. Brava anche la Lane. Ottima la fotografia.



Silvia, 26 anni, Colleferro (RM).




Mica male!!

(9/10) Voto 9di 10

Il film in questione x quanto mi riguarda mi ha intrigato molto è ben fatto e ci sono delle ambientazioni anni 50 proprio ben fatte!! Da guardare !! =) ciaooo



Daniele Floris, 19 anni, Contone Ticino Svizzera.




il marcio dell'anima

(8/10) Voto 8di 10

Allen Coulter (I Soprano, Sex & The City), ha deciso per la sua prima prova non televisiva di sviluppare la vicenda di un attore dimenticato come George Reeves,( incredibile l'assonanza con lo sfortunato Christopher Reeve ), che negli anni '50 diede le sue fattezze per il personaggio dell'uomo d'acciaio televisivo in produzioni low-budget ma amate da bambini e famiglie. Ripercorrendo con flash-back gli accadimenti in maniera approfondita, grazie anche a un lavoro di montaggio pulito ed efficace, veniamo a conoscenza di aspetti del sistema cinema americano non proprio puliti, in cui l'attore vorrebbe calarsi con tentativi goffi di partecipare a produzioni importanti come "Da qui all'eternità"( incredibilmente suggestivo l'inserimento delle immagini di Affleck a fianco di Burt Lancaster ). Da qui il titolo, esplorazione più completa del settore e non del comparto, con una denuncia ben precisa di cose che si imamgino ma nessuno dice. Il lavoro si concentra sopratutto nel disagio dell'attore che le indagini portano alla luce, con una tuta che gli sta troppo stretta e inutilmente resa più luccicante dai soldi che percepisce. Quasi a tragica proposizione futura dell'altro Superman, l'attore ( splendido e sorprendente Affleck premiato con la Coppa Volpi a Venezia per il miglior protagonista maschile ) cerca in ogni modo di togliersi il timbro e l'emblema della grande "S", sperando addirittura che arrivando in Tv il colore possa almeno avere una tuta colorata e non quella grigia. E questo senso di impotenza e costrizione lo porta ad affogare ogni possibile futura speranza nell'alcool e nel fumo, distruggendo insieme all'uomo anche il mito che i bambini adorano tar i compiti e la merenda. Le indagini di Simo ( un Adrien Brody che ricorda un Ben Urich di Milleriana memoria ), ci indicano di come i soldi in fondo possano comprare tutto, condizionare e tarpare le ali di ogni iniziativa, in un mondo dove gli spettatori divisi da uno steccato non vedono le degenerazioni e forse non vogliono neanche sapere per non perdere le illusioni. ( sintomaticamente dimostrato dalla scena dello spettacolo nel villaggio western finto ). Lavoro raffinato tecnicamente, fotografia di grande impatto, che costruisce una atmosfera noir bilanciando sapientemente i colori verso lo scuro, costituisce un buon impulso alla riflessione di certi aspetti gloriosi che non sono, ma al contempo soddisfa pienamente i canoni della storia di indagine e ricostruzione. Presente Bob Hoskins, il produttore senza scrupoli, mentre Diane Lane e Robin Tunney danno un efficace ritratto di donne che per un motivo o per l'altro manipolano il superuomo con superproblemi. Un cast di grande pregio, che unito al resto, comprese le affascinanti musiche e le scenografie anni 50, ci dona un lavoro composito e completo sul disincanto dell'industria dei sogni.



Pietro, 42 anni, Gessate (MI).





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