Questo film, a mio modo di vedere, si connota per due aspetti distinti il cui amalgama è elemento fondamentale per la buona riuscita di qualsiasi pellicola: la trama (o il soggetto, che dir si voglia) e la sua realizzazione. Ebbene, 'Hollywoodland' è un noir interessante, con un soggetto decisamente intrigante che stuzzica la curiosità dello spettatore che si trova coinvolto nella vicenda per cercar di capire 'come andrà a finire'. La vera pecca del film, ahimè, è invece la sua realizzazione. La pellicola risulta lunga, sfilacciata, a causa di una regia maldestra, legnosa, monocorde. Resta a galla solamente grazie ad un sapiente montaggio ed allo sforzo interpretativo dei protagonisti benchè, a mio modesto avviso, l'ottimo Brody risulti inadeguato e fuori contesto a rivestire un ruolo dove, probabilmente, era richiesto un maggior carisma. Anche la colonna sonora è eccessivamente piatta e, a tratti contribuisce ad addormentare la già carente vivacità dell'azione. Si poteva fare meglio.
Dopo essersi fatto le ossa con varie serie tv, il regista dirige il suo primo lungometraggio. il risultato è un thriller dalle tinte noir che fa luce su alcuni torbidi aspetti del mondo dello spettacolo, apparentemente fiabesco e fantastico ma in realtà pieno di corruzione e cinismo, con persone che sembrano felice ma che nella loro intimità sono depresse e incapaci di vivere. la trama è a tratti un po' contorta e lenta ma l'atmosfera che si respira è ben realizzata ed aiuta il coinvolgimento dello spettatore. buona anche la prova di a. brody e molto appropriate le musiche.
Il film non è male, anche se un pò troppo lungo per la storia che tratta.
Adrien Brody è stato davvero fantastico, Ben Affleck accettabile anche se ha fatto interpretazioni migliori, Diane Lane non mi è piaciuta. Comunque abbastanza bene.
Un buon film da vedere.Ambientato nel mondo del cinema anni 70,ben fatto con una bella interpretazione di Brody.
Alla fine passabile anche Ben Affleck,il che è tutto dire.
In apparenza holliwoodland è un classico noir con personaggi e atmosfere che abbiamo visto tante volte al cinema ( e non per caso si fanno i soliti nomi, il De Palma della Dalia nera,ecc. ).In realtà il film, partendo come sempre nel cinema americano da uno spunto narrativamente forte e girato in modo avvincente, cerca di dirci qualcosa di noi e della nostra società, non necessariamente quella americana o quella che gravita attorno alla Mecca del cinema. Infatti io proporrei soprattutto i nomi di Kurosawa, soprattutto per la disperata ricerca di una verità che coinviolge in prima persiona chi la attua(il detective Simo ? lo spettatore ? )e anche l' Antonioni dell' Avcventura, in cui la ricerca giunge al termine, come nel nostro film, solo quando il protagonista si immedesima completamente nell'oggetto della sua ricerca. Quando Simo, come Reeve, si siede sul letto e l'attore ad un passo dal suicidio lo guarda pur dalla distanza di anni, Simo capisce e si sente pericolosamente vicino a quella fine che lo ha travolto. E allora scopre quello che deve fare della sua vita ( metaforicamente ha finalmente in mano le chiavi che perdeva continuamente quando cerca di parlare con il figlio ): si presenta all'incontro del figlio gradevole e dignitoso, e non ubriaco, proprio come dovrebbe fare un padre davanti ad un figlio che ha il diritto di vedere in lui un modello.
Il film è un'amara parabola sull0'incapacità nostra di sperare in qualcosa, di avere valori, sulla nostra prontezza a vedere il male dappertutto, sul sorriso di sufficienza e sul cinismo di fronte a qualsiasi affermazione in positivo. " Lei non sa cosa io penso " dice al cinico Simo il produttore sospetto criminale e marito tenerissimo ( ma solo lo spettatopre ha il privilegio di vederlo ). E responsabile della sua rovina è anche l'attore, che non vede la bellezza di essere amato da tanti bambini, di offrire a loro e alle famiglie la gioia, valori importamnti come la difesa degli altri, la solidarietà. Reeve scheza sul suo eroe e tutti sono prionti a seguirlo, ma il vuoto di Superman porta solo tristezza e squallore: è meglio sognare e credere o ritenere che tutto faccia schifo ?
E se non siamo capaci di dare almeno questo, cosa possiamo dare ai nostri figli, che vogliono da noi un motivo per essere migliori, per vivere e credere, non fosse altro che un supereroe. Non per caso,nella sequenza che precede la fine, Simo " fa volare " il figlio come se fosse Superman nella cornice di una famiglia davvero serena. Non è questo un valore da preservare, non è sbagliato " svenderlo " col proprio cinismo ? Holywoodland, da questo punto di vista, non è il solito film sulla corruzione del mondo del cinema, è forse una riflessione sul cinema come
" febbrica dei sogni ", con una valorizzazione dei sogni stessi come " aiuto a vivere ".
" Doveva bastargli per una vita il successo ottenuto" dice l'agente di Reeve e suo unico, vero amico:è la chiave che svela al detective la verità e che salva il detective.
Vittorio Dornetti, 56 anni, Bagnolo Cremasco (CR).