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L'albero della vita

Opinioni presenti: 35
Media Voto: Media Voto: 6.5 (6.5/10)

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E' un film???!!

(2/10) Voto 2di 10

Ma che razza di roba strana è. O sono io che non ci ho capito niente o il film è troppo presuntuoso. Solo a tratti una bella fotografia e nint'altro. 2 pa**e....



Sergio, 47 anni, Trecate (NO).




Una fregnaccia cosmica!

(1/10) Voto 1di 10

E bravo darren aronovsk (si chiama così). al suo terzo film rivela ciò di cui fino ad ora si sentiva solo un puzzo lieve: è un pacco!!! per carità: ottimi attori (soprattutto huhg jackman, che è un talento vero... ma chi te l'ha fatto fare?), buoni i costumi, perfino carine alcune scelte di regià... ma perdio il resto è pura spazzatura pseudo intellettuale - in certi momenti talmente puerile che sembra scritto da un bambino secchione. non parliamo di trama, perchè non ce n'è granchè, è quella che c'è è già stravista ("oddio, l'amore della mia vita è malata terminale! oddio, sono un prode medico, e devo trovare ua cura per il cancro, così salvo lei e poi salvo tutta l'umanita!! oddio, come sono bello, come piango bene, come sono bravo!") parlaimo invece (per grazia diddio brevemente) dell'assurda ccozzaglia di concetti religiosi, un po' orientali e un po' occidentali, per cui sì, siamo atei, però in fondo siamo anche un po' buddisti, e forse anche un po' naturalisti, e forse siamo anche un po' cattolici, però non troppo che oggi non va di moda. e poi... l'albero. l'alberone della vita, che se succhi la linfa poi diventi una pianta anche tu, con i fiorellini che ti spuntan dalla bocca (per non parlare di altri orifizi...). e il tutto perche? perchè l'han detto i maya (o gli aztechi o chissenfrega) che eran così belli e bravi e naturalisti (pazienza i sacrifici umani, quelle son cose veniali...). volete ridere? l'immagine del povero hugh jackman, con crapa pelada (non si sa perchè... evidentemente quando diventi uno spirito volteggiante nello spazio e ciucci la linfa dell'alberone, ti cascano i capelli) e in posizione zen è veramente imperfdibile. come sempre, qui gli attori, la luce, i costumi, la recitiazione, la scenografia e quant'altro sono ottimi... è la storia (nonchè buona parte dei dialoghi) ad essere imperdonabile. l'unica stella è per hugh, che si è dovuto tagliare i capelli. per ilr esto darren non è un genio incompreso - è un regista pretenzioso/inconcludente (magari anche simpatico, che ne so?) che si comprende benissimo. guardatelo, se l'unica alternativa è una visita dal proctologo.



Luca, 46 anni, Milano (MI).




Divertente

(1/10) Voto 1di 10

Proprio divertente: lo scherzo e' riuscito benissimo. Mi riferisco ovviamente ai punteggi altissimi e io ci sono cascato in pieno. Il film meriterebbe un 3 scarso, ma voto 1 per evitare che altri ci caschino. Ho faticato a tenere un occhio aperto (tenerli aperti entrambi nemmeno a parlarne). Film da evitare come la peste, specie se non siete cultori del "misticismo alla Kubrick". Per dovere di cronaca, questo film e' stato un flop spaventoso al botteghino. Mi aspettavo qualcosa di meglio dal regista di "Requiem for a dream".



Poisson, 45 anni, Qui (AG).




Un vero capolavoro

(10/10) Voto 10di 10

questo film è un vero e proprio pugno allo stomaco,in situazioni di tragedia come la morte,la mente umana pensa in modo davvero particolare. Questo film lo dimostra ,alla grande.Bravo il regista è lui è davvero bravo,sopratutto nella scena ,della perdita della moglie. da vedere assolutamente. consiglio per la visione: vedete questo film in un luogo di massimo silenzio e possibilmente al buio



Pino Balestrieri, 45 anni, Orta nova (FG).




l'amore infinito

(4/10) Voto 4di 10

Tre epoche diverse per chiarire un concetto atavico e immortale: il vero amore non muore mai. Attraverso passato, presente e futuro, il regista Darren Aronofsky tratteggia un affresco di grande visualità, impreziosito dalla fotografia di Matthew Libatique ( uno dei direttori della fotografia prediletti da Spike Lee ) e fortemente voluto da lui stesso in quanto tratto da un suo racconto scritto a quattro mani con Ari Handel. Partendo dai conquistadores spagnoli alla ricerca di un misterioso albero che dona la vita eterna, si prosegue con andata e ritorno nelle spire del tempo in un gioco di conoscenza del passato e scrittura di un libro sul futuro possibile, con la rabbia costante della paura di perdere la vita ma sopratutto come conseguenza di questo l'amore eterno che si è dichiarato in epoche ormai lontane. Il motivo dominante del film è raffigurato dalla parola "Finiscilo", nove semplici lettere che la Weisz ( stupenda nelle vesti della regina Isabel sia in quelle della bianchissima Izzi Creo, simbolo etereo di purezza e tranquillità ) ripete più volte, tentando di convincere l'amato Tomas/Tommy/Tom Creo ( Hugh Jackman, che partendo da una versione con barba e capelli folti nei panni dl conquistador spagnolo, piena di forza e di rabbia, arriva via via a una pelata e riflessiva) alla chiusura, scrivendolo, dell'ultimo capitolo del libro che nella epoca di mezzo sta leggendo per ricongiungere i fili di una storia che sembra inevitabilmente debba terminare con la morte, che giunge dopo una malattia, dolore fisico che paradossalmente può donare quella felicità e tranquillità sempre mancante nella spasmodica ricerca di vivere per sempre insieme, tranquillità alla quale Izzi vuole convincere l'amato senza tempo. Concetto mai corrisposto, che alla fine rischia di essere solo un continuo assommarsi di cerchi del legno che non trovano mai un centro definito come quelli dell'albero che invecchia e avvizzisce. Svolgendosi lungo tre epoche assistiamo a uno spettacolo diversificato ( appesantito inoltre dal fatto però che la narrazione non è lineare ma segnata da continui salti nel tempo avanti e indietro ), con soddisfazione di avere ambientazioni sempre diverse, da quella forestale, quella urbano-ospedaliera, e infine un microcosmo vegetale simile ad una bolla di sapone che vaga nello spazio. Il limite che si riscontra nella visione di questo "albero" è che il concetto basilare viene ripetuto all'infinito, estremizzando i limiti del suo elastico narrativo, con continue riflessioni anche un po' banali nella parte del presente che diventano monotone litanie, per poi scatenarsi in un finale pirotecnico di grande visualità dove Libatique ha potuto mostrare le sue capacità con una fotografia di altissimo livello che impreziosisce e illumina una saranbanda di effetti speciali notevoli che hanno il loro fulcro nella primavera improvvisa dei germogli.Troppo poco.



Pietro, 42 anni, Gessate (MI).





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