Solo un regista disaffrancato da ogni problema di riscontro al botteghino e tanta capacità creativa come l'intelligente Steven Soderbergh, coadiuvato da un regista/attore che non ha per nulla timore di mettersi in gioco come Clooney, poteva proporre questa bellissima pellicola nostalgia, autentico omaggio sentito e pensato verso “Casablanca”(sin dal manifesto, provate a confrontarli), cinema che sembra fuori dal tempo. Immergendosi nella visione di questa pellicola sembra di essere in un film fatto in quegli anni e non in un film con lo stile tipico dell'epoca. Un grande bianco e nero esalta infatti atmosfere, musiche, inquadrature e addirittura stilemi dei gialli-noir anni 40-50 (incredibili le inquadrature con lo schermo che scorre sul fondo con inquadratura dentro l'autovettura ferma in studio tipiche del tempo andato)con venature di spy-story di cui il capolavoro sopracitato è stato e sarà per sempre l'emblema incontrastato.
La storia tra l'altro, contrariamente ad altri lavori di Soderbergh che possono risultare criptici od ostici al grande pubblico(inutile ricordare lo sperimentalistico”Full frontal”), scorre via benissimo,e
se è vero che il lavoro si concentra soprattutto sul visivo, non c'è nulla che possa impedire una fruizione appassionante, intrigante e di grande effetto con alcune cognizioni espresse di grande pregio della situazione post bellica.
Tra l'altro anche il non esperto o che non ha mai visto”Casablanca” non addita ad ingenue o superate certe scene ma ne riconosce lo spirito omaggiante, riconoscendo lo sforzo tutt'altro che facile di riproporre con qualità.
Nel reparto attori, oltre a un convincente Clooney,(che sappiamo benissimo interpretare solo parti in cui crede veramente), abbiamo un Toby”Spiderman”Mc Guire che abbandona i panni del bravo ragazzo per interpretare un violento e avido sfruttatore,(stupendo il dialogo tra lui e il diversamente abile iniziale), prova convincente che quando a dirigere c'è un indipendente(forse l'indipendente per antonomasia di oggi oltre a Lynch)anche gli attori si liberano di alcune pastoie sia iconografiche che recitative, come del resto la stupenda Blanchett(orrendamente doppiata,anno veramente nero per i doppiaggi questo...)disegna lucidamente un ritratto di Dark Lady affascinante, tenebroso e di grande rimando alle sue illustrissime colleghe del passato(oltre che la gentile figura di Ingrid Bergman del titolo rimando, la splendida Marlene Dietrich).
Grande lavoro in tutti i settori, di composizione e recitazione, per un film fuori dal tempo che di prepotenza vuole farci capire che le basi di quanto ora vediamo non perdono assolutamente di impatto riproposte con questa intensità, invogliandoci a noleggiare vecchi classici oppure ad abituare il nostro occhio moderno alle cognizioni fondanti.
Un pasto prelibato per i cinefili, ma un buonissimo film anche per lo spettatore occasionale che uscirà dalla sala soddisfatto da questa pellicola, intensa, coinvolgente che offre anche degli spunti su quanto in fondo gli orrori della guerra non erano volontà solo dei cattivi.
Film in bianco e nero e a dimensione ridotta. Forse per integrare le immagini di repertorio, forse per ricreare le suggestioni dei film anni quaranta. La scelta poteva anche andare bene, se l'intrigo fosse stato almeno un po' intrigante. Cate Blanchett è brava, il suo personaggio è enigmatico e fatale. George Clooney è fuori ruolo ed il suo "ancheggiare" la testa risulta buffo come la divisa che indossa.
Finale nella nebbia: c'è un aereo sullo sfondo che lei deve prendere mentre lui si alza il bavero. Sam, per l'occasione, avrebbe cantato: "Play it never more, George". ("play", ricordo, significa sia "suonare" che "recitare").