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Cuori

Opinioni presenti: 14
Media Voto: Media Voto: 6.5 (6.5/10)

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La leggerezza dei grandi

(8/10) Voto 8di 10

Un film che parte da niente e non va da nessuna parte, va premesso al potenziale spettatore. Nondimeno lo fa con una grazia che vale ampiamente il biglietto. Non un capolavoro come "Parole, parole", ma comunque una commedia amara sull'atavica condizione di solitudine dell'uomo molto sopra la media, che fa della ripetitività vuota la sua poetica, con notevolissimo lirismo d'insieme, e ciò nonostante rasenti pericolosamente, a sprazzi, la fossa della noia. Resistete. Ottimo.



Visionario, 30 anni, Verona (VR).




un cuore gelido e solitario

(8/10) Voto 8di 10

Libera interpretazione. Le storie che si avvicendano sono tante, ognuna con il suo modo di affacciarsi alla realtà, ai sentimenti e alle delusioni di una vita ricca di aspettative spesso disilluse o apperentemente soddisfatte. Il filo conduttore ad ogni modo è la neve, Parigi, e l'enigma della solitudine, del disincanto. Parole non dette, fatti che dimostrano da sè il cuore umano che si spoglia di tutto fino a rimanere come un iceberg sospeso sul pelo dell'acqua. Non affonda ma urla sott'acqua. Il regista Alain Resnais libera ogni sentimento dell'essere umano attraverso la solitudine, in un carosello di personaggi incredibilmente realistici ma anche paradossali. Da vedere, e soprattutto da rivedere.



Chiara, 29 anni, Ravenna (RA).




inconcludente

(7/10) Voto 7di 10

Un finale inconcludente, che lascia un messaggio vacuo, nullo. Presumo che non ci sia stato il coraggio di portare a termine un discorso. E' troppo facile lasciare le cose così come stanno e lasciare allo spettatore trovare un senso o una risposta. I problemi di questi tempi li conosciamo ben tutti, sono le soluzioni che ci mancano, e ci vuole coraggio per proporne una di propria. Fare la solita foto della società, per me, non basta! Comunque il film merita un bel 7 e 1/2



Luca, 29 anni, Venezia.




Tragiche solitudini in grande stile

(7/10) Voto 7di 10

Tratto dalla pièce teatrale "Private fears in public places", l'ultimo lavoro del grande maestro francese riprende il discorso di "On connait la chanson". Al centro del film, come ci dice il titolo stesso, ci sono cuori, individui, anime. Una donna bigotta che sfoga le sue pulsioni in cassette porno, un fratello e una sorella che a quarant'anni (e più) cercano ancora qualcosa che gli dia una ragione per vivere, un uomo e una donna in crisi alla ricerca d una casa abbastanza spaziosa, un barista con padre nevrotico e sessuomane. Storie che pur intrecciandosi l'una con l'altra, restano tragicamente individuali in una Parigi (?) che non si vede, coperta da una neve opprimente che lega tutti e tutto sotto un'unica candida coltre. L'elemento "neve" è il tema conduttore. Nessuno potrebbe non accorgersi della sua presenza costante, tanto che viene addirittura utilizzata come strumento di dissolvenza. La neve fa diventare tutto bianco, ogni punto di riferimento di perde e ci si trova spaesati nel mondo che ci circonda, isolati nella propria dimensione che non si riesce a vivere come comune. È la condizione dei cuori di Resnais. Ognuno vive per sè senza possibilità di interazione. E così l'uomo e tutta la sua complessità, vengono ridotti quasi a pedine, a marionette che si muovono in un ambiente chiuso, che le efficacissime riprese dall'alto de-umanizzano dandogli la dimensione del videogioco. Con risultati impressionanti da un punto di vista visivo ed emotivo. Da scena dell'azione dei personaggi che in un certo modo è personaggio anch'essa partecipando a quel melange di spazio e pensiero che è la vita dell'uomo, l'ambiente diventa scenografia, semplicemente il luogo in cui gli uomini si muovono, contribuendo al loro straniamento, alla loro condizione assurda. Resnais non ci dice nulla di nuovo in questo suo ultimo film, ed è questo forse il più grande difetto, ma è sempre un maestro nel mostrarci ancora una volta quel disagio tipicamente novecentesco dell'uomo che si perde nel mondo che lo circonda e nel proprio io, in quella realtà estremamente complessa in cui conscio e inconscio si confondono, in cui impulsi e proibizioni convivono mettendosi a tacere a vicenda. Peccato per qualche caduta nel banale nella storia della coppia della Morante. In generale è un film molto suggestivo che credo possa piacere più a quelle generazioni che sono più vicine al maestro. Buon cast.



Francesco, 18 anni, Napoli (NA).




Cuori...infranti!!!!!!

(5/10) Voto 5di 10

Alquanto noisetto e pretenzioso se non ci si addormenta tra il primo e il secondo tempo è solo per una sorta di sacro rispetto cinematografico. Lento. Un aggettivo questo che si adatta ai film francesi in generale e a questo in particolare. Buone le intenzioni iniziali: una pellicola di chiara matrice introspettiva che scava nelle solitudini in maniera poetica e delicata, ma senza restare memorabile. Non so come abbia potuto vincere il premio alla regia al Festival di Berlino!!! Fatto sta che non mancherà senz'altro chi avrà gridato al capolavoro. Contenti loro....



Maria Grazia, 29 anni, Telese Terme (BN).





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