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Cuori

Opinioni presenti: 14
Media Voto: Media Voto: 6.5 (6.5/10)

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squallido e senza senso

(1/10) Voto 1di 10

Si sta tutto il tempo della visione aspettando che accada qualche cosa che animi o dia un senso alla storia. Non capisco come possa aver vinto il leone d'argento ... forse per stimolo sbadigli nella visione... Orrendo! se proprio volete andarlo a vedere fatevi accompagnare almeno da una piacevole compagnia, renderà più sopportabile il film come ho fatto io ;)



Redrum, 27 anni, Catania (CT).




una soap opera in un film

(1/10) Voto 1di 10

assolutamente inutile...si dice sia girato a parigi e invece alla fine sono solo 3/4 ambienti differenti, come restano tali anche gli attori, nn una persona in + o in meno...dialoghi scontati, banali, conditi di quel cattolicismo che stona, disturba per certi versi...scene inquietanti al limite del parossistico, discorsi inconcludenti, vacui...insomma un film da stroncare senza SE e senza MA, non ricordo d aver visto un film così brutto negli ultimi tempi...



Salvo, 36 anni, Catania.




tiepidi di neve fredda

(9/10) Voto 9di 10

Raccontare la ricerca di felicità di vite chiuse dentro il cassetto dei propri desideri non è così semplice e vabbè che si tratta di una trasposizione che viene da un'opera teatrale ma il film è davvero tutto ben fatto (neve perenne anche sugli abiti che non vengono mai scossi e neve su mani che non potranno mai essere riscaldate, interni alla Kartell di resinosi sentimenti ma anche orizzontali sezioni di appartamenti svuotati come lo sono certi cuori) se non fosse per quell'accento un tantino grottesco di una facon francese che la nostra Morante vuole incarnare.



Emanuela, 39 anni, Firenze (FI).




solitudine umana; caratteristica tremenda del nostro tempo

(8/10) Voto 8di 10

la solitudine dei personaggi è il tema fondamentale, il freddo latente e la neve oggnipresente ne accentuano il tono, non drammaticamente ma con ironia, con un certo umore che rendono il film bello, bene gli attori........di un altro pianeta ovvero generazione il Regista.



paolo.rapallino, 60 anni, genova.




Tragiche solitudini in grande stile

(7/10) Voto 7di 10

Tratto dalla pièce teatrale "Private fears in public places", l'ultimo lavoro del grande maestro francese riprende il discorso di "On connait la chanson". Al centro del film, come ci dice il titolo stesso, ci sono cuori, individui, anime. Una donna bigotta che sfoga le sue pulsioni in cassette porno, un fratello e una sorella che a quarant'anni (e più) cercano ancora qualcosa che gli dia una ragione per vivere, un uomo e una donna in crisi alla ricerca d una casa abbastanza spaziosa, un barista con padre nevrotico e sessuomane. Storie che pur intrecciandosi l'una con l'altra, restano tragicamente individuali in una Parigi (?) che non si vede, coperta da una neve opprimente che lega tutti e tutto sotto un'unica candida coltre. L'elemento "neve" è il tema conduttore. Nessuno potrebbe non accorgersi della sua presenza costante, tanto che viene addirittura utilizzata come strumento di dissolvenza. La neve fa diventare tutto bianco, ogni punto di riferimento di perde e ci si trova spaesati nel mondo che ci circonda, isolati nella propria dimensione che non si riesce a vivere come comune. È la condizione dei cuori di Resnais. Ognuno vive per sè senza possibilità di interazione. E così l'uomo e tutta la sua complessità, vengono ridotti quasi a pedine, a marionette che si muovono in un ambiente chiuso, che le efficacissime riprese dall'alto de-umanizzano dandogli la dimensione del videogioco. Con risultati impressionanti da un punto di vista visivo ed emotivo. Da scena dell'azione dei personaggi che in un certo modo è personaggio anch'essa partecipando a quel melange di spazio e pensiero che è la vita dell'uomo, l'ambiente diventa scenografia, semplicemente il luogo in cui gli uomini si muovono, contribuendo al loro straniamento, alla loro condizione assurda. Resnais non ci dice nulla di nuovo in questo suo ultimo film, ed è questo forse il più grande difetto, ma è sempre un maestro nel mostrarci ancora una volta quel disagio tipicamente novecentesco dell'uomo che si perde nel mondo che lo circonda e nel proprio io, in quella realtà estremamente complessa in cui conscio e inconscio si confondono, in cui impulsi e proibizioni convivono mettendosi a tacere a vicenda. Peccato per qualche caduta nel banale nella storia della coppia della Morante. In generale è un film molto suggestivo che credo possa piacere più a quelle generazioni che sono più vicine al maestro. Buon cast.



Francesco, 18 anni, Napoli (NA).





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