Recentemente ho visto e umilmente "opinionato" su questo stesso sito un altro film che racconta storie diverse di personaggi che si incontrano : "A casa nostra" di Francesca Comencini.
Tra i due non c'è però paragone. Questo Cuori è un piccolo capolavoro di delicatezza, originalità delle situazioni, capacità introspettiva, cura dei particolari, capacità di recitazione. Comprensibile che abbia ricevuto premi e riconoscimenti. Non che mancassero buoni attori in "A casa nostra", ma davvero quel film non riesce a lasciare un segno che non sia quello del vuoto, mentre qui alcuni personaggi sono indimenticabili, certe situazioni paradossali ma in fondo realistiche. Indimenticabile per esempio l'ambigua Charlotte, vero enigma per il povero Thierry stordito dal suo mix di erotismo e bigotta devozione. L'occasione mancata di un amore che poteva nascere e invece non nasce per una irreparabile coincidenza. Prevale il senso di solitudine dell'uomo qualunque, la sua battaglia per la felicità persa "contro" gli altri uomini e contro il destino.
E' un film infine da andare a vedere con la consapevolezza che non si tratta di Rambo IV, come probabilmente ha fatto chi è venuto qui a scrivere che il film è "lento" o noioso.
La lentezza (voluta dal regista) non è un punto di debolezza del film ma il suo punto di forza. Serve per riflettere sul tema dell'ineluttabilità della solitudine come punto di partenza per altri incontri o perché no a dei ritorni. Il film apre tanti "scenari possibili" ma non propone delle soluzioni; al contrario rimane aperto sempre in un ciclo infinito di possibili di nuove e vecchie combinazioni a due a due. Belli e teneri tutti i personaggi ma su tutti (per me) Charlotte e Thierry. Thierry tanto tenero come fratello quanto come innamorato di Charlotte che "dovrebbe ridere più spesso". Deliziosa Charlotte quando "ammicca" verso lo spettatore ad ogni finale di scena che la vede protagonista. Film universale per la ciclicità del montaggio e della sceneggiatura. Delizioso come il cadere lento e vellutato della neve.
Alquanto noisetto e pretenzioso se non ci si addormenta tra il primo e il secondo tempo è solo per una sorta di sacro rispetto cinematografico. Lento. Un aggettivo questo che si adatta ai film francesi in generale e a questo in particolare. Buone le intenzioni iniziali: una pellicola di chiara matrice introspettiva che scava nelle solitudini in maniera poetica e delicata, ma senza restare memorabile. Non so come abbia potuto vincere il premio alla regia al Festival di Berlino!!! Fatto sta che non mancherà senz'altro chi avrà gridato al capolavoro. Contenti loro....
la solitudine dei personaggi è il tema fondamentale, il freddo latente e la neve oggnipresente ne accentuano il tono, non drammaticamente ma con ironia, con un certo umore che rendono il film bello, bene gli attori........di un altro pianeta ovvero generazione il Regista.
La neve che feconda e che copre, che da vita che soffoca. Questo è il tema conduttore di questo film. Tante storie surreali che mostrano quanto la vita possa essere strana e forse inutile. Una sapiente regia ed un gusto particolare dell'inquadratura fa da cornice ad una splendida prova degli attori impegnati nel film. Tanti dubbi nessuna risposta in questo film ma la sua leggerezza è fertile come la neve.