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Amici miei Atto II

Opinioni presenti: 8
Media Voto: Media Voto: 7 (7/10)

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Eccezionale

(10/10) Voto 10di 10

Chi critica qst film (come nicola da taranto) si merita i film di Moccia o i cinepanettoni cn de sica. Film eccezionale punto e basta.



larry, 34 anni, ao (AO).




molto sopravvalutato

(4/10) Voto 4di 10

La goliardia del primo Amici Miei qui degenera piu' che altro in volgarita' e cattivo gusto. A cominciare dalla scena del vedovo al cimitero, che riesce ad essere solo irritante. Il panettiere che si scopre cornuto durante l'alluvione e' roba da Alvaro Vitali e Lino Banfi. E su certe cose poi, tipo la minorata mentale rimasta incinta dopo una stupro, non e' proprio il caso di scherzare. E poi, non c'e' trama, e' una serie di sketch, che raramente fanno ridere



Jody, 46 anni, Colonia.




così così

(5/10) Voto 5di 10

Uno dei film più sopravvalutati del cinema nostrano: la goliardia monicelliana qui degenera spesso in volgarità; la storia manca di continuità, è tutta un flashback. Le scene più memorabili? Il canto corale davanti alla giuria di porporati(insomma, il celebre "vaffanzumm")e il pandemonio di un tradimento smascherato grazie all'alluvione del '66.Si può anche ridere sì, tornando per un attimo fanciulli. La storia della ragazza minorata rimasta sciaguratamente incinta potevano risparmiarla,così come il tristissimo finale; manca una logica continuità con il primo film e la presenza dell'unico vero fiorentino tra il quintetto terribile non aggiunge nulla, anzi.



Julian, 39 anni, Milano.




orgoglio del cinema italiano

(8/10) Voto 8di 10

Un manifesto del nichilismo e della fragilità tipici della condizione umana. Vissuta dal genere maschile, in genere, con il potere della goliardia e del "qui ed ora", per metterlo proprio li alla vita. Un film sull'egoismo di ognuno di noi, portato all'eccesso con le iperboli che hanno un significato metaforico e poetico, su come si sconfigga la paura della morte, degli anni che passano con l'unica arma: ridendo. Un film sul ruolo l'importanza e le dinamiche dell'amicizia, in cui il cinismo dello scherzo e dello sfottò, il non avere rispetto di nulla nascondono un legame profondo, ma com'è tipico dei maschi mai dichiarato a parole. Solo nell'esserci sempre, nel non lasciare mai soli gli altri, nel bene e nel male. Impreziosito da un gioiello di tema musicale, il film rapisce anche per le strepitose prove d'attore dei protagonisti, e per una sceneggiatura e che è un pendolo perfetto e italianissimo tra commedia e dramma. Insuperabile.



mauro, 41 anni, napoli.




Più ritmo

(10/10) Voto 10di 10

Nel settimo anniversario della morte del giornalista Perozzi i quattro amici toscani “zingari” si ritrovano davanti alla tomba del loro inseparabile compagno ed ecco l’occasione per innanzitutto rievocare le loro avventure goliardiche di 16 anni prima,nel ’66,poco prima dell’alluvione di Firenze.Rivediamo Noiret alle prese con problemi familiari con la moglie ed il figlio,e una relazione extraconiugale tra lui e la moglie di un fornaio.Si passa ad una nuova parentesi amorosa infelice nella vita del Meandri,alle scappatelle del Mascetti e alle tremende burle di cui sarà vittima uno strozzino.Per la parte del film riguardante il presente,invece,(cioè dove manca Philippe Noiret)le zingarate più originali e riuscite sono di certo quelle sul crollo della torre di Pisa e quella cattivissima tirata ad un vedovo cui il Sassaroli dà a credere di essere stato l’amante della moglie defunta. Mario Monicelli si riaggancia al film del ’75 e rinnova le atmosfere grottesche e cattive del gruppo di amici di terza età in vena di architettare scherzi feroci a chiunque.Il film ha sicuramente molto più ritmo del precedente lavoro:più scorrevole,con un umorismo ancor più scoppiettante e divertente(a dimostrazione la scena del coro con l’irresistibile “Vaffanzun”).Ed anche più coraggiosamente cattivo del suo predecessore,anche quando Tognazzi costringe lo spasimante della moglie ad assaggiare cucchiai di brodo e urina. L’unica,troppo evidente,stonatura è data dal fatto che nelle scene ambientate nel ’66 il Sassaroli già fa parte della comitiva:assurdo visto che lui li conobbe solo tra il ’74 ed il ’75 a seguito di un incidente automobilistico.Le vene di malinconia sono anche più marcate:su Tognazzi, soprattutto.Il Mascetti viene umiliato dal figlio di Perozzi attraverso le pagine di un tema,costretto a digerire il boccone amaro della gravidanza della figlia, messa incinta da un energumeno,ed infine,come se non bastasse,viene colto da una trombosi che gli blocca le gambe e metà faccia.Impedibili i nuovi dialoghi tognazziani sulla Supercazzola:a riascoltarli fanno sbellicare dalle risate.Lo scherzo a Paolo Stoppa ricorda un po’ quello a Blier.Non so se con questo film ancora si può parlare di commedia all’italiana,ma è un’altra intelligente, amara e malinconica riflessione sul tempo che avanza,sugli sgambetti del destino, su una sopravvivenza a base di goliardate di quattro burloni simpaticamente cattivi. Un film che mischia la tristezza e l’ironia in un modo unico davvero. Anche stavolta la conclusione è amara: il paralizzato Mascetti non muore, ma persa tutta la sua felicità riempie le giornate partecipando a gare di corsa su sedie a rotelle. Parla da solo il montaggio degli ultimi due fotogrammi:dagli spalti i suoi amici che lo incitano, commuovendosi nel sapere che non sarà più quello di prima; in primo piano il Mascetti, con il volto che racchiude quasi una smorfia di dolore e goia allo stesso tempo: una voglia di continuare a ridere…ma con una difficoltà tremenda.



Daniele, 26 anni, Napoli (NA).





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