pregherei chi dice che il film è lento di guardarsi i vari pirati dei caraibi o i film di scamarcio.ma torniamo a noi. già con 21 grammi il regista messicano Aleandro Gonzalez Inarritu ci aveva imbarazzato con la sua bravura, adesso con Babel, secondo me, ha fatto il salto nell'olimpo dei grandi registi che passeranno alla storia.a parte le star hollywoodiane il film scorre sul suo impianto ben costruito ed arriva alla fine con una scorrevolezza disarmante.Inarritu ha saputo anche trattare gli arabi col giusto approccio verso un popolo, il marocchino, da sempre su posizioni direi molto laiche rispetto agli altri stati arabi.
ormai Aleandro Gonzalez Inarritu è un marchio di garanzia.bravi tutti. 10 e lode
Non ci si capisce. Come in una torre di Babele, non si riesce a comunicare, e non solo per diversità di lingue, ma, di più, per sensibilità differenti, che sembrano essere incomprensibili, quasi “intraducibili” per gli altri: per non sapere / non volere riuscire a percepire il punto di vista dell’altro. E, da questo, la conseguenza è una condanna alla solitudine, quasi disperata: nudi di fronte all’immensità d’un mondo che c’ignora, non s’accorge nemmeno della nostra esistenza.
E, in più, l’arroganza proterva e violenta del potere, che quasi sempre s’inchina ai più forti e s’accanisce sui più deboli.
Resta solo un po’ di compassione a lenire un poco il nostro dolore.
Queste sono le tesi, e queste tesi Babel riesce a mostrare e a “dimostrare” con straordinaria ed indubbia efficacia.
Unica nota (per chi ha già visto Amores Perros di Inarritu): qui tutto sembra molto (ben) ‘studiato’: s’avverte meno l’originalità d’un linguaggio innovativo, duro ma intensamente (e terribilmente) immediato e diretto
Sicuramente un po' troppo lungo, ma un film che mi è piaciuto (al di là della bravura degli attori, indiscutibile)in quanto fa riflettere su quanto sia difficile comunicare correttamente e spesso non essere travisati: un gioco assurdo di bambini diventa un caso diplomatico. Tutto è concatenato, niente è per caso e tutto ha un inizio ben preciso..come dire che anche solo un battito di ali di una farfalla ha la possibilità di smuovere l'universo...più o meno!
Montaggio e fotografia sapientemente studiati.
L'incastro delle storie magistralmente effettuato.
Però permato da troppa troppa tristezza ed ingiustizia (la morte del ragazzo marocchino e l'espulsione della tata messicana).
Uniche note positive, ma non socontate, : nei momenti difficili e nell'urgenza si ritrovano sentimenti che si crede di aver perso e la solidarietà umana sbuca fuori come una benedizione.
A me personalmente ha lasciato un senso di macigno sul cuore; lìho trovato di una tristezza profonda, costante e contagiosa.
...sia in positivo che negativo.21 grammi sicuramente e' un capolavoro, ma non per questo dobbiamo esasperare il livello di accettazione delle opere sucessive.E' facile scrivere "lento" ma nel caso specifico si puo' definire "inutilmente lento" sino a rovinare una trama "globale" come questa.Delle oltre due ore sicuramente almento un quarto sono inutili, solitamente si riflette dopo la visione del film e non durante (21 grammi, crash, etc.)quindi perche' annoiare lo spettatore? La trilogia si e' conclusa non in maniera brillante e al contrario delle grandi opere trova l'apice nell'episodio centrale. Ritengo i quattro protagonisti ottimi come interpretazione e non porto Pitt ad un livello superiore, l'anzianita' di servizio e la regia lo favoriscono.In attesa di una reale conferma di Alejandro González Iñárritu come sceneggiatore/regista consiglio la visione solo a chi ha apprezzato le opere precedenti e quindi pronto a perdonare lungaggini e capricci (vedi doppiaggio).