Sempre affascinante il mondo indiano...qui poi si parla di una storia ai piu' sconosciuta sulle vedove e la loro emarginazione dalla società. La sceneggiatura è in parte "filmica" però la storia narrata con gentilezza ed eleganza risulta comunque cruda e traspare tutta la rassegnazione di questo popolo alle "leggi religiose" che permeano la società indiana creando, nel bene e nel male, un ambiente unico al mondo...
Il film tratta un tema sociale e religioso, un problema di discriminazione femminile che i dogmi di una tradizione religiosa assurda fanno sentire l'umanita' arretrata e contorta, molto lontana dal suo riscatto. La storia viene raccontata attraverso il volto di una bambina-vedova di nove anni, che e' l'immagine della semplicita', dell'ingenuità, della sfrontatezza e di una dolce insolenza che e' propria solo dei bambini. Il suo viso poi e' l'ottava meraviglia del mondo. Grande la fotografia per un film che e' una poesia profonda e toccante.
Il film parla delle vedove indù - o hindu- (non hindi!). Terzo di una trilogia memorabile (che consiglio tutta), rende protagonista l'elemento acqueo soprattutto grazie all'ottima fotografia. Mehta non è nuova all'uso del personaggio della bambina come simbolo dell'ingenuità, della purezza che viene corrotta e dell'estraneità alle regole tradizionali radicate nella società hindu, che non hanno sempre a che fare con la religione. In questa società ogni donna ha un ruolo relativo al suo legame con le figure maschili della famiglia... una vedova, in questa prospettiva, non è nessuno nella società, anche se bambina, anche se con una vita da vivere innanzi a sé. La bimba - Chuhiya (topolina, in hindi)- diventa in questo contesto quasi il simbolo del fatto che l'essere umano non nasce legato dalle regole ed è in origine libero. L'argomento della prostituzione, introdotto in maniera da un lato delicata e dall'altro abominevole (in pieno stile Deepa Mehta) si tinge di orrore con il suicidio della giovane vedova costretta a prostituirsi (non per fame o povertà, ma perché anche nella micro società delle vedove stesse si ricrea una piramide di relazioni sociali in cui i più deboli devono subire) e con la triste sorte della piccola protagonista. Il film però vuole terminare con un messaggio di speranza del quale si fa emblema la figura (e non la persona) di Gandhi, al quale viene affidata la bambina. Gandhi, come promotore dell'uguagliana tra gli esseri umani viene qui visto come possibile soluzione alla situazione sociale della donna in India.
Un bel film, lento ma molto bello. La fotografia è stupenda, diciamo che merita di essere visto soprattutto per le luci ed i colori di ogni immagine del film. Curato nei minimi particolari racconta bene una triste storia dell'India un paese strano e con mille problemi sociali. Da vedere.
Assolutamente da andare a vedere, il film porta alla luce la drammatica condizione che pultroppo ancora oggi alcune donne sono costrette a vivere come quotidianità!
Lo consiglio vivamente a tutti anche perchè questo è un film che lascia il tempo di riflettere su gravi problematiche, e la gente spesso non trova piu il tempo per riflettere come noi spesso, anche grazie ai nostri ritmi di vita sorvola o perlomeno non si ferma adeguatamente a pensare che nel mondo cè ancora una realtà simile dove milioni di persone soffrono!