Non so se è un capolavoro; non so se è un gran film; so solo che mi ha procurato una forte emozione guardandolo l'altro giorno su Sky. Non l'avevo mai visto nelle sale, non so nemmeno se è uscito. Ma adesso mi spiego perchè. I film come questi non fanno cassetta perchè sono dei veri calci nello stomaco. E' un film che fa male, è un film che fa pensare, meditare: due ragioni sufficienti per non fare pubblicità al film. La terza ragione è che Julianne Moore è qui una sciatta donna fuori di testa imbruttita ad arte e Samuel Jackson è qui un poliziotto eroe che non compie inseguimenti mozzafiati e non spara, anzi le prende.
Tre ragioni che mi hanno reso gradevolissimo questo film, vera sorpresa. Non voglio entrare nell'ambito puramente artistico: non mi interessa. A me interessa quel che mi ha detto dentro e me ne ha dette di cose. Me ne ha dette tante sull'odio, sull'umana pietà dei pochi, sulla disperazione di tanti che vengono lasciati ai margini della società; sulle tragedie quotidiane... ma mi ha detto tanto anche su dialoghi finalmente decenti, su introspezionoi finalmente ragionate e ragionevoli, sull'abilità del regista a creare una suspense emotiva che alla fine scoppia irrefrenabile in un grande pianto (anche se virtuale) e su un piccolo giocattolino, una piccola moto su un tumulo di terra smossa accanto a fiori e pensieri. Un giocattolino che piaceva tanto o che sarebbe piaciuto tanto a quel povero bambino morto così insensatamente e che mi fa ricordare con un groppo alla gola i poveri piccoli morti nostri: il piccolo Tommy, il piccolo di Erba, il piccolo fratellino di Erika , i piccoli fratellini di Gravina e, scusatemi, ma non riesco più ad andare avanti...
Non è un film da oscar. L'ho noleggiato e me ne sono pentito dopo aver visto un 4,5 come voto medio delle opinioni. Non è da oscar, ma neanche da buttare. Il film procede con un buon ritmo, gli attori sono molto bravi... Non è sempre facile tirar fuori un buon film da un libro. Il mio voto è 10 perchè merita una media più alta!
Un film lento, per dare spazio alle espressioni dei protagonisti, alle ambientazioni grevi.
FIlm che tocca due argomenti molto attuali : il momentaneo rigetto che una madre ha per il proprio figlio ed il razzismo che purtroppo è sempre attuale (razzismo non solo per il colore, ma - l'hanno accennato anche nel film stesso -per status sociale).
Situazione che porta chiunque implicato nel fil a riflettere (lo stesso Commissario sul proprio figliolo).
La recitazione intensa e validissima dei protagonisti aggiunge pathos a tutto il resto.
L'umanita del Commissario si dimostra sino all'ultimo minuto.
Molto Bello.
Oltre ai 2 protagonisti che meritano sicuramente, il film dovrebbe far pensare a quanto succede nello sfondo della storia, il razzismo purtroppo, esiste ancora; per quanto non lo vogliono ammettere, la polizia americana non tratta allo stesso modo i bianchi e i neri.
avevo la speranza che questo film potesse essere una buona occasione di approfondire qualche tema inserendolo in un robusto e oscuro thriller urbano , ma purtroppo dopo un interessante inizio l'approfondirsi dei temi trattati ( l'odio razziale e l'insofferenza verso le autorita' che rimangono indifferenti lasciando quasi in riserva freedomland, liberi ma dimenticati ) non va parallelo con lo svolgersi dell'azione rimanendo mal bilanciati in un pastiche poco interessante e valido.Ne viene fuori un "training day " al contrario , dove il protagonista non esercita il potere per propri interessi ma per cercare di alleviare problemi e difficolta'.Questo rende il personaggio di s.l.jackson stereotipato e senza troppo mordente ( non che il mitico jules si sia poi impegnato moltissimo per dare spessore ) , mentre julianne moore recita spettinata e con espressione spenta senza essere convincente nel suo dolore e caduta nel baratro della disperazione per una vita buttata in quanto troppo monoespressiva.
La connotazione suburbana del luogo dimenticato di freedomland che sembra un limbo disperso dove si cerca il piccolo rapito ( un parco frequentato solo da barboni, drogati e disperati ) e' interessante , ma uno svolgimento della storia pesante, macchinoso e con un ritmo praticamente inesistente che sfocia nel finale piu' prevedibile con un avvenimento molto piu' grande dell'accadimento iniziale, rende evanescente anche questa locazione di per se stesso interessante.
Joe Roth , che e' piu' un produttore esecutivo che un regista , dimostra la sua mano malferma sopratutto nelle scene di movimento dove la camera va a spasso senza focalizzare al meglio situazioni ed espressioni dei protagonisti , e senza riuscire a darci completezza di quanto vuole spiegare con continue rincorse dietro le spalle quasi che la vicenda fosse sempre avanti troppo per lui.In definitiva una occasione mancata , si poteva dare e fornire molto di piu', ma sia dal punto di vista della denuncia sociale che quello del thriller che innesca la miccia siamo di fronte a un lavoro mediocre che in questo luglio assolato fornisce pochi brividi.