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Le Particelle Elementari

Opinioni presenti: 11
Media Voto: Media Voto: 6.5 (6.5/10)

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un american beauty all'europea

(8/10) Voto 8di 10

Mi ha dato l'impressione di essere un'altra versione di American Beauty vista forse alla tedesca...Il film è molto coinvolgente, in qualche caso anche crudo, la regia non è lenta a parer mio, e tanti fatti slegati all'apparenza poi convogliano alla fine in una specie di rendez-vous dove si incontrano tutti i protagonisti della vicenda. Non ho letto il libro ma immagino (come quasi sempre) sia sicuramente più coinvolgente del lavoro cinematografico. Forse è stato dato più spazio al fratellastro più sfortunato ed è stato sviluppato meno quello "intelligente" ma non si può spaziare a 360gradi con un prodotto che dura un'ora e 40. In sostanza questo film si merita un bel 8 e noleggiandolo a scatola chiusa mi ha comunque fatto passare una bella serata



Massimo, 37 anni, Treviso.




Un valido esempio di come non si fa cinema

(1/10) Voto 1di 10

Raramente ho visto una pellicola della quale non è lecito salvare nulla : gli attori mantengono la medesima inespressività per tutta la pellicola, la trama è al confine tra il banale ed il soporifero, l'uso del colore è scontato e di maniera. Le frasi iniziali e finali hanno pretese totalmente ingiustificate e sconclusionate rispetto alla pochezza, anzi miseria espressiva di questo film. Se cercate un esempio negativo di cinematografia, "Le particelle elementari" è ciò che fa per voi. Didattico.



Andrea, 33 anni, Udine (UD).




Bello ma non bellissimo e il libro e' un'altra cosa

(9/10) Voto 9di 10

Sono appena ritornato dalla visione del film, dopo aver letto al tempo record (2 notti) il libro di M. Houellebecq. La pellicola si presenta bene, nonostante sia una produzione tedesca: ben girato, montato e interpretato. Un po' noiosa a tratti la regia. Bravo in particolar modo Moritz Bleibtreu che fa Bruno, un Fantozzi dei nostri tempi che avrà la tragedia servita a domicilio. Resta l'elemento sceneggiatura: sembrava di volere tenere buoni certi spettatori. Il film è da 8, ma ragazzi credetemi il romanzo (€4.50 nella versione economica meno del prezzo del biglietto) vale 100!!



Roberto, 33 anni, Trieste (TS).




bello (ma non troppo): il romanzo è un'altra cosa

(7/10) Voto 7di 10

Sono un cultore di Houellebecq: ho letto quasi tutti i suoi romanzi (che non andrebbero definiti tali, bensì trattati di sociologia). Le particelle elementari è uscito un anno primo del più maturo "Extension du domaine de la lutte" (l'ho letto in francese ma credo che il titolo italiano sia lo stesso, e cioè "Estensione del dominio della lotta"). Houellebecq è un genialoide scrittore più che emergente, irriverente, intelligente, direi quasi "arrampicatore sociale". Sa su cosa puntare in un mondo dove la crisi di valori e di identità e unanimamente condivisa, che se ne sia consci o meno. Scrive bene, molto bene, e difatti il film è davvero tanto edulcorato rispetto alle asprezze della scrittura. Ne viene fuori, nella pellicola, un ritratto piacevole (cinematograficamente, non certo come argomento) e nulla più, ma poco fedele (salvo per dei copia e incolla circa determinate battute copiate alla lettera nel testo). Ma non è questo il problema. Il problema è che il testo è francese, così come la sua ambientazione, e questo ha una connotazione ben precisa. Il film è tedesco (così come l'ambientazione) e questo si nota tanto. Non sono d'accordo con il regista che dichiara in una intervista che per lui Germania, Francia, Italia fa lo stesso. Il cinema tedesco è fatto in un modo, quello francese in un altro. Il sarcasmo pungente tipico di Houellebecq nel film manca, così come le scene fortemente spinte (e su questo posso essere d'accordo, non perchè io sono puritano ma perchè Houellebcq ci fa giù davvero pesante, sarebbe diventato un porno). Nell'insieme, dunque, dico che il film mi è piaciuto ma non mi ha esaltato, o, se volete, che non mi ha esaltato ma mi è piaciuto.



Gianluca, 29 anni, Macerata.




tanto elementare da essere geniale : I nuovi fiori del male di Baudelaire

(9/10) Voto 9di 10

Un film pieno di contrasti, emozioni, molteplici identità e violenze represse. Molti i messaggi subliminali, molti i riferimenti all’infanzia, ai dolori di una vita di fallimenti, e al pessimismo cosciente, lucido e definibile nei silenzi , dilatazione dello spazio-tempo, alterazione dei ritmi, esplosioni musicali, riprese ravvicinate sui primi piani. Le particelle elementari è il titolo di un romanzo e ora di un film che può significare vari riferimenti: dal punto di vista scientifico le molecole genetiche della biologia, quelle elementari alla base della riproduzione genetica che clonate all’infinito produce massa di cellule umane uguali (clonazione); particella dal punto di vista letterario possono dirsi le fasi della vita, dall’infanzia all’età matura, dal punto di vista metafisico le fasi lunari positive e negative che portano al suicidio, dal punto di vista psicologico, le ansie represse che incatenate l’una sull’altra moltiplicano insuccessi e mandano in tilt la mente umana; dal punto di vista filosofico, le particelle potrebbero rappresentare un saggio sulla fatalità umana e sul bene soggettivo. La storia è quella di due fratellastri di parte materna che vengono accuditi calorosamente da una grossa nonna materna e poi adottati dalla vita alla fatalità di ambienti contrapposti. Il primo , il pessimo Bruno, anche a causa del collegio, subisce violenze che si porterà dietro per tutta la vita creando regressioni patologiche e morbosità sessuali , perversioni, mentre l’altro, il buon Michael è serafico e silenzioso è adottato da una famiglia per bene e diventa un genio matematico privo di una vita sessuale e dedito allo studio e alla ricerca . Un connubio esplosivo a vasi apparentemente non comunicanti: da una parte c’è un quarantenne timido e introverso, dall’altra il violento e l’aggressivo, l’uno pallido e occhialuto, l’altro bestiale e impulsivo. Un film che tratta la sessualità baudelaire con genio maniacale, con ansia post-moderna e con voci fuori campo di un regista tedesco che mantiene come un acrobata la contesa fra follia e semplicità, tra pace e serenità in bilico nei suoi stessi sentimenti luttuosi , macrabi, pervertiti ed estremamente coerenti. Cruento e geniali. Coraggiosa pagina di sociologia odierna.



Chiara, 28 anni, Ravenna (RA).





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