Dal regista teatrale Cesare Ferrario, ecco la riduzione cinematografica del libro omonimo di Mario Spezi. Se il tomo era un accurata e fedele ricostruzione degli otto duplici delitti questo film e' l'esatto contrario. Si inizia con l'ultimo delitto del maniaco e si finisce con le strampalate analisi della psiche del criminale. (qui ridotto a un uomo,sessualmente impotente e morbosamente legato alla madre) Probabilmente il "Mostro" e' in buona compagnia.
Potrebbe,a distanza di 20 anni esatti dalla sua uscita, apparire come un film un po’ anacronistico: dal ’91 al 2005 abbiamo saputo tantissime,nuove,inquietanti verità intrecciate sui delitti del cosiddetto “Mostro di Firenze”.Tuttavia, rivisto oggi,è un lavoro che rimane d’indubbia presa visiva e riflessiva.Il film si apre con un duplice omicidio brutale che è l’esplicita ricostruzione dell’ultimo delitto, avvenuto a San Casciano l’8 settembre ’85 a carico di due turisti francesi.È l’ennesimo fatto di sangue che getta orrore tra i cittadini toscani e disorientamento investigativo totale sulla polizia. Ma è anche il delitto che spinge il protagonista principale del film(uno scrittore-giornalista)a scrivere un libro su questa scia di sangue(sette duplici omicidi di coppiette dal ’74 all’ ’85),cercando di capire il movente che arma la mano dello psicopatico assassino e a interrogarsi sulla sua possibile identità. Il film tralascia l’ipotesi del medico,del ginecologo o del chirurgo;cerca,piuttosto,di scavare nella personalità dell’anonimo colpevole:dopo mille congetture e mille domande senza risposta,lo scrittore è convinto che si tratta di un aristocratico che ha difficoltà nei rapporti con l’altro sesso,è bravissimo a sparare ed ha vissuto in un clima familiare nel quale è stato vittima di una madre severa ed ha subito un qualche trauma infantile di tipo erotico che,rimasto nella sua mente latente per anni,è poi d’improvviso esploso spingendolo, per odio,a distruggere la felicità dei giovani innamorati con brutali omicidi.Il film cerca di dare anche una chiave di lettura al delitto del ’68,in realtà sganciato da quelli avvenuti poi a carico del “Mostro”. Qua,invece,il film pare centri il bersaglio:a quel delitto,compiuto da un probabile amante respinto della donna o da un amico del marito per motivi comunque passionali, avrebbe assistito uno dei responsabili dei delitti del “Mostro”,magari un guardone.Rimasto influenzato dalla modalità di questo omicidio,ha riprodotto gli altri nella stessa maniera,utilizzando la stessa pistola abbandonata in campagna dall’autore del misfatto del ’68.Tuttavia,se rimane un lavoro a tratti arguto e indubbiamente interessante,non decolla moltissimo:la costruzione è molto lenta e le ipotesi proposte dalla pellicola sono talvolta sovrapposte confusamente.Oggi, parlare di un solo colpevole è impensabile; all’epoca si credeva che l’assassino fosse uno solo,tra tanti. Il film, però,riesce a trasmettere quel giusto senso di inquietudine e tristezza per una storia così oscura,così paurosa e così violenta al tempo stesso.Contribuiscono a ciò alcune scene realizzate in stile thriller davvero inquietanti,come quella d’inizio film.Anche l’ultima sequenza:lo scrittore è convinto di aver riconosciuto il colpevole in un signore distinto,in un bar.Ma non è lui.L’individuo si allontana confondendosi nella folla.Che siano o no più persone,sono degli insospettabili,mischiati a tanti altri cittadini comuni.Ed è questo che fa più paura.