Ricordo di averlo visto al cinema quando uscì... e mi ricordo ancora cosa mi disse allora la mia fidanzata (ora mia moglie) quando uscimmo, dopo la visione: «C'è un mondo di dolore e di sofferenza da amare». Lì per lì non compresi cosa voleva dire... A distanza di anni, dopo aver rivisto questo film almeno tre volte, quelle parole mi sono un po' più chiare.
Questo film della Archibugi merita di essere visto, magari in compagnia di altri: mostra un lato oscuro del malessere dei ragazzi, ci sono pagine incredibili di umanità, presenta una Roma meno nota, ma per questo più "pulsante". Per non parlare della colonna sonora (la musica di Battista Lena è almeno per me molto coinvolgente).
È uno dei migliori film italiani degli anni Novanta...
mi associo totalmente al pensiero che è presente nel sito delle opinioni. Reputo questo film importante e credo che si debba dare atto a Francesca Archebugi di aver evitato sia la banalità che la facile caduta di tono, scegliendo un film così diffcile per il tema affrontato e per aver saputo, al contempo, misurare gli attori (grande Castellitto)nel dar vita ad una storia davvero intrgante e per nulla patetica. Il film italiano non può viver soltanto dei meriti commercilai di furbastri che fanno leva sulla cultura dozzianle di larga parte dle pubblico ma deve ritrovare l'orgoglio di presentare giovani registi e produttori interesstai a seguire syrade che sappiano contemperare divertimento ad intelligenza.
Frequento questo angolo del web da tempo, e da tempo leggo e scrivo opinioni sui più disparati film..
Stasera però, con grande amarezza, ho notato che su quest'opera nessuno ha mai voluto dir niente.. strano, molto strano, se non altro perchè è uno dei film più rappresentativi (nonchè validi a parer mio) del cinema italiano dei primi anni '90.
La regista Francesca Archibugi merita assolutamente di essere ricordata per aver sperimentato le strade del nuovo cinema realista italiano, e 'Il grande cocomero', se vogliamo, può essere menzionato quale suo degno manifesto.
Il film mette in scena l'operato di Marco Lombardo Radice, grande neuropsichiatra infantile (interpretato peraltro da un efficacissimo Sergio Castellitto), che si è a lungo cimentato nel percorrere nuove strade nella sua disciplina..
Nel caso particolare del film, si fà luce sul rapporto che lo lega ad una dei suoi pazienti, una particolare bambina affetta da una forma di epilessia autoindotta..
Il contesto è quello di un centro di accoglienza per bambini/ragazzi disagiati in una Roma sempre caotica e a tratti alienante.
I risvolti della storia poi, a mano a mano, coinvolgono lo spettatore senza mai premere l'acceleratore di ogni facile sentimentalismo..
Eppure tutto diventa contagioso, dall'essenzialità del rapporto che lega lo psichiatra alla bambina, alla dolcezza nascosta di quest'ultima, tanto aggressiva quanto bisognosa d'affetto.
Dunque consiglio a tutti di vederlo, ed essendo io il primo ad aver inserito un'opinione in merito invito quanti lo hanno già visto e apprezzato a farsi sentire.. perchè in fondo trovo restrittivo discutere solo di film ultravisti da tutti, bisogna divulgare anche queste piccole perle che meritano di essere conosciute, quanto meno per le riflessioni che inducono e le emozioni che lasciano.