La freddezza con cui in protagonista fa fuori i potenziali rivali la dice lunga sull'epoca lavorativa in cui viviamo.
Lo stesso termine "cacciatore di teste", normalmente usato per identificare le agenzie che procurano alle aziende lavoratori selezionati, denota involontariamente la competizione e la barbarie a cui anche i cosiddetti quadri e dirigenti, sono sottoposti. Certo una politica del lavoro diversa da quella dell'operaio alla catena di montaggio o del bambino cinese a cui si vieta l'infanzia, ma pur sempre violentissima.
Film inquetante che spero faccia riflettere anche politici e azionisti.
La fine giustifica i mezzi? No, dice la bella figlia adoloscente di Bruno Davert, la fine non giustifica i mezzi a meno che non si sia in guerra. Ed è una guerra quella che combatte Bruno Davert, chimico cartaio in cerca di occupazione dopo anni di onorata carriera. Deve mantenere tutto quello che ha: il suo benessere, la sua casa, la sua famiglia, la sua bella macchina, ma x farlo Bruno deve trovare un lavoro e x trovare un lavoro deve eliminare la concorrenza. Non se la prende coi grandi capi lui, no, ma con dei poveracci come lui, rimasti senza lavoro. Individua 5 uomini che lavoravano nel suo stesso settore, con un curriculum quasi migliore del suo. E inizia a ucciderli, li fa fuori in modo goffo e divertente. E' l'unica maniera x aver il posto a cui auspica. La tensione è tutta x lui, x questo personaggio cinico e senza sentimenti. Tifi x lui, speri che la polizia non lo becchi, speri che riesca ad arrivare al suo scopo. Come dice Alberto Crespi, Costa-Gravas usa in questo film i meccanismi narrativi di Hitchock. Tu sei complice dell'assassino, uccidi con lui, tremi x lui, pensi che davvero la fine giustifica i mezzi, tutti i mezzi. Non è colpa sua se lui uccide, ma degli azionisti, xché è x loro che le aziende tagliano i posti di lavoro, x far guadagnare loro. E' uno dei film più belli di questa stagione.
Bravo gavras... bel film su un tema particolare ma estremate sentito... anche l'inzio sembra la fine ma non è così... i colpi di scena sono parecchi e tutti gli attori sono molto bravi....da vedere per chi cerca un cinema di qualità...
E' un film che ho iniziato a vedere più e più volte, ma il clima nero ed angosciato m'ha fatto desistere più volte, perché è un tema che tocca la mia generazione e che vedo continuamente, la schiavitù moderna.
Fa male toccare certi argomenti, ma è necessario a prenderne coscienza, perché quando si entra nel mondo del lavoro si è già educati ad un consumismo dispendioso ed esigente, consumare oggi con le risorse di domani, ma quando si scopre che un domani economicamente certo non esiste più, si "cortocircuita" e tornare alla realtà è come uscire dal mondo dei sogni, solo che non si ha più la plastica elasticità mentale dell'infanzia.
Un sistema economico che pretende ogni energia fisica, psichica ed economica, disumanizza l'individuo ormai spremuto come un limone e superfluo al sistema.
Prendere coscienza ammettere la sconfitta e combattere contro questo moderno Golia? O è più facile adeguarsi a questo sistema folle fino a farsi fagocitare?
Il protagonista ha scelto la seconda via.
Film livido di rabbia, frustrazione, disperato, eppure manca del coraggio di denunciare in maniera esplicita il fallimento del capitalismo.
Consiglio la visione... per almeno una volta pensare, riflettere, esercitare spirito critico, su un argomento che tocca tutti prima o poi.
Un uomo in bilico tra rimorso e spirito di sopravvivenza. Il tutto all'insegna della massima "Homo homini lupus". Niente di più vero. Perciò il film si dimostra un efficace spaccato della nostra società europea sempre più "americanizzata". Inoltre ottima è la tecnica e l'efficacia narrativa del regista. Una conferma.