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L'enfant - Una storia d'amore

Opinioni presenti: 9
Media Voto: Media Voto: 7 (7/10)

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Squallido

(1/10) Voto 1di 10

uno schifo, non ho apprezzato nulla in questo film. i personaggi non sono male... la storia onestamente si poteva girare in 20 minuti di film...forse un corto sarebbe stato più apprezzato. fondamentalmente credo di odiare il neorealismo. pultroppo me ne son ricordato solo quando il film era già iniziato. spero di non aver offeso nessuno, ma la rabbia per aver speso 7 euro per un film del genere è ancora viva.



Lucio, 24 anni, Napoli.




L'ignoranza porta sulla cattiva strada.

(7/10) Voto 7di 10

Innanzitutto, è bello quando un film fa discutere. Quando alla sua fine genera dibattiti, riflessioni. Persino contrasti. Già il fatto che due persone stiano lì a commentare con cuore un film, significa che questo è sicuramente riuscito. Ha suscitato reazioni. Riflessioni. Ed emozioni. L'enfant è infatti un altro film destinato a far discutere, dall'alto della sua indiscutibile arte (ci è capitato infatti di dire altrettanto su Broken Flowers, pellicola che ha infatti diviso fortemente il pubblico in due, in maniera netta, senza vie di mezzo). L'arte è quella del messaggio, della scelta di campo della regia (la coppia JeanPierre Dardenne - Luc Dardenne), che decide di affidarsi alla pura cronaca dei fatti, con dialoghi ridotti al minimo indispensabile. La storia narra di un disperato che vive di stenti per andare avanti di giorno in giorno, che la pensa in una maneira tutta sua sulla vita ("lavorare è da co***oni...") che ha un amor proprio volto allo zero, che ruba senza scrupoli e sfrutta altrettanto senza scrupoli qualsiasi cosa e persona gli stia intorno. La sua compagna, più cosciente (non troppo!) ma profondamente innamorata di lui (quando si dice: l'amore è cieco), gli regala un figlio (anche se, ad un certo punto, si mette anche in discussione di chi possa essere, ma poi si capisce che è solo una menzogna per la polizia). Bruno comincia seriamente a pensare di poter vendere anche il bambino... La crudezza delle scelte di questo ragazzo vent'enne è una forza del film, che ci mette di fronte a un giovane ignorante e disperato, e in quanto tale non certo capace di articolare chissà quali pensieri sulla sua vita e su ciò che gli gira intorno. In questo il film è proprio vero. E sta attento anche a farlo apparire nei piccoli gesti una persona incurante di tutto e di tutti (dalla maglietta uguale per tutti i giorni che scorrono, allo "sguazzo" nel fango, dalle cartacce buttate per terra all'infilarsi nel letto (quando poteva permettersi di dormirci...) con tutti i suoi "pannacci". Insomma, non scorre mai sul video un amor proprio, un sentimento vero e nobile, nemmeno per la sua compagna. Tutto è un gioco, nulla è mai profondo. Ma, nella raggelante scena finale, il film si dissolve in maniera finalmente risolutiva, per quanto spiazzante nei confronti dello spettatore. Un film artistico.



Federico, 23 anni, Roma (RM).




Capolavoro in stile neorealistra

(10/10) Voto 10di 10

Il film che girerebbe oggi Rossellini. I canoni del neorealismo ci sono tutti: storia "dura" di vita, personaggi che cozzano contro il Fato rappresentato dalla ineluttabile realtà di tutti i giorni, l'assenza di una vera speranza e di una vera consolazione nel finale. Straordinaria la figura del protagonista, un uomo del tutto sfasato rispetto al contesto in cui vive, talmente estraneo all'idea stessa di paternità da considerare il figlio un bene di scambio al pari di una macchina fotografica o di una collana. Tutto il film è in realtà un viaggio all'interno del vuoto desolante della personalità di Bruno, un "idiota" che lo spettatore può solo compatire, ma che al tempo stesso la sceneggiatura riesce a trasformare in un grande pesonaggio tragico. Una meritatissima Palma D'Oro per uno dei più grandi film degli ultimi anni.



Fabrizio, 34 anni, Savona.




Il bambino

(7/10) Voto 7di 10

Confesso che dopo la prima mezz'ora mi veniva da andarmene: dialoghi ridotti all'essenziale, insistite scene su vicende insignificanti, personaggi poco interessanti, lo squallido paesaggio urbano in cui la storia si svolge. Poi si capisce che tutto questo è funzionale e preparatorio alla seconda parte del film, quella in cui Bruno 'vende' suo figlio neonato a un'organizzazione dedita alle adozioni illegali. Lo vende come venderebbe un qualunque oggetto rubato in giro; ed è bello che un personaggio così cinico, squallido e privo di riferimenti concluda il film con un pianto dirotto insieme alla sua compagna Sonia. Un un messaggio di speranza.



Andrea, 41 anni, Torino.





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