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L'enfant - Una storia d'amore

Opinioni presenti: 9
Media Voto: Media Voto: 7 (7/10)

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un'ora e mezzo di niente

(4/10) Voto 4di 10

Un giorno ad un tale è venuto in mente di fare un film su una giovane coppia di emarginati che aveva un figlio che sarebbe stato venduto dal padre e poi... e poi... perché non riempire i restanti 60 minuti di scene al limite della lentezza e del tutto prive di significato? E poi i personaggi rasentano l'assurdo, un ragazzo che pur avendo una famiglia con cui non è in conflitto decide di vivere da randagio senza alcuna spiegazione è assurdo... inoltre trattare il tema della compravendita di neonati in maniera così puerile e vuota fa veramente solo tanta pena, il tutto guarnito con l'assenza di colonna sonora e da una fotografia spenta, bello eh?



Nene, 18 anni, Pisa.




Film essenziale ed intimista

(7/10) Voto 7di 10

Ad un primo approccio con il film, siamo immediatamente portati a pensare che 'L'enfant' del titolo sia il neonato Jimmy, figlio della coppia di protagonisti. La nostra convinzione, però, viene subito dopo messa in discussione: 'l'enfant' non sarà mica suo padre? Gli unici che possono dare una risposta a questa domanda sono ovviamente i Dardenne. La trama del film è estremamente semplice ed essenziale, e la storia portata sullo schermo realistica e concreta, sviluppandosi su di una costruzione circolare. Attraverso la vicenda di Sonia e di Bruno si affronta il drammatico e duro problema del disagio giovanile negli strati più bassi della società, e delle conseguenze a cui l'ignoranza e la povertà portano spesso. La fotografia è sgranata, il ritmo della macchina da presa nervoso e la colonna sonora volutamente e giustamente assente. I dialoghi sono ridotti al minimo indispensabile, lasciando quindi più spazio alle immagini e alle azioni dei personaggi. Tutto il film è impermeato da uno stile estremamente asciutto, secco, diretto e quasi documentaristico. Infatti, la pellicola è senza sbavature, senza fronzoli, priva di enfasi. Priva inoltre di inutili moralismi e di retorica. C'è un certo gusto per i dettagli ed ho trovato gli attori capaci, in parte. Un film intimista, intenso, appassionante ed emozionante, con un gran finale liberatorio.



Elisa, 21 anni, Foligno (PG).




Duro, poetico, di denuncia

(9/10) Voto 9di 10

Film duro, poetico e di denuncia, senza colonna sonora. I due registi raccontano il percorso di redenzione di Bruno in un ambiente che potrebbe essere lo sfondo di un teatro o la periferia di una qualsiasi grande città. In ogni città c’è l’emarginazione ed i suoi non - luoghi di “scambio”: il bar, il ponte, la strada, il box dove alligna la miseria, la piccola delinquenza, il ricatto e tutti usano mezzi vecchi, come la lezione data a Bruno a base di calci e pugni. In altri termini un territorio o una terra di nessuno, fuori da ogni controllo, tranne che dagli onnipresenti telefonini. Sembrano ingredienti di una polvere esplosiva che mina le nostre città, nel momento in cui famiglia, scuola, assistenza sociale ed ospedali costituiscono i punti di riferimento necessari per queste persone, ma se questi venissero meno? Quale che ne sia il motivo, pochi soldi per il pubblico, o soldi spesi male o semplicemente disagio di troppe persone, come si potrebbe giustificare questa “assenza” e chi e come si potrebbe supplire ad essa? La esplosione di questo disagio può assumere le dimensioni che ha assunto a Parigi, con violenze estreme ed esterne contro la società “ricca”, o interiori, ma altrettanto estreme, contro se stessi e contro le persone che si amano, come in questo bel film. Senza alcun compiacimento o giustificazione dei comportamenti del ragazzo, i registi ci fanno passare un messaggio molto positivo, che se c’è del buono in noi questo può sempre essere recuperato pagando il “prezzo” alla società. In questo caso il prezzo è molto alto ed è il carcere, ma la conclusione è felice perché consente ai due protagonisti di ritrovarsi attorno alla loro storia d’amore. Ma in quanti altri casi simili e reali si potrebbe verificare altrettanto?



Giuseppe, 57 anni, Milano.




La speranza che ci da forza

(10/10) Voto 10di 10

l'enfant é jimmy,ma allo stesso tempo Bruno,che diventa padre quando ancora non é pronto per questo ruolo. Un'attore stupefacente capace di esprimere tutto senza dire niente. La precarietà in cui vivono non é un problema così grave per loro,riescono ad essere felice,questa é la cosa che più mi ha colpita,noi in mezzo a tutto qello che abbiamo riusciamo ancora a lamenterci!Bruno cresce durante il film,matura e con lui i suoi sentimenti. Il finale toglie il fiato,fra le lacrime emorgono l'amore e la speranza.



Elena, 17 anni, Svizzera (estero).




Buono

(8/10) Voto 8di 10

Bel film, molto semplice, diretto, essenziale. Il tema trattato (il disagio giovanile negli strati più bassi del tessuto sociale francese odierno) lo rende un attimo "fastidioso" ma senza esagerare in scene truci o strappalacrime. Al contrario, il tutto rimane sempre incanalato lungo un efficace binario di concreto realismo che conduce ad un finale tanto verosimile quanto inevitabile. Buono.



Beefheart, 33 anni, Novara.





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