Purtroppo, ormai in questo paese siamo abituati a farci condizionare da vetusti quanto insulsi pregiudizi politici. Manderlay è un gran film anche se straccia l'America arrogante di Bush. La storia lo rivaluterà. Oggi, come ci racconta lo stesso Lars, molti non sono ancora pronti per ammetterlo. viva Lars!
Incuriosito dalla tua "recensione", ho guardato il film. In effetti più che un film (dove lo spettacolo risiede nel perfetto amalgamarsi di immagini, musiche e testi che sono funzionali allo sviluppo di una trama interessante quando non avvincente, appare una specie di "libro recitato". Come tale non ha nè la potenza immaginifica di un film, nè la capacità di consentire alla mente di generare essa stessa musiche ed immagini, così come avviene quando si legge un bel libro. Direi che unisce il peggio dei differenti mondi (cinema, teatro, libro), pur avendo la presunzione di presentarsi come una sintesi artistica degli stessi. Mah... più che una sintesi, mi sembra un liofilizzato autocelebrativo...
...prima premessa sono un estimatore di Trier e del cinema nordico
...seconda premessa, il film è godibile anche senza aver visto il primo della trilogia "Dogville"
Ok, evito di dire che il film non sia per tutti e passo subito all'argomento della "storia": la schiavitù quale pretesto per sviscerare il secondo tema della trilogia ossia "l'integrazione razziale".
Il film affronta il senso di colpa degli statunitensi (soprattutto loro) che si è venuto a creare dopo la schiavitù. Basta dire ad un americano che è razzista e un negro otterrà tutto quel che vuole...
Viene affrontato il tema della superiorità razziale (quella nera sul bianco logicamente). Thimoty stesso dice per fortuna sono nato nero...
Il film scorre velocemente, più di Dogville, splendida la tecnica e la recitazione, seppur inferiore a quella del primo film che risultava essere + corale.
Eccellente la il biglietto del padre lasciato insieme al mazzo di fiori alla fine del film così come la frase della voce fuori campo all'inizio dei titoli di coda.
La grande Kidman non ha rifiutato di partecipare al secondo capitolo della trilogia, ma ha dovuto rinunciarvi per gli impegni che aveva già preso in precedenza; che von Trier sia stato folgorato dalle sue notevoli capacità di attrice lo dimostra, oltre alle lodi sperticate espresse nelle interviste (in cui il regista ha affermato che è stata l'attrice con cui ha lavorato meglio nella sua carriera), il fatto che abbia chiesto a Nicole di girare il terzo episodio. La Bryce Dallas Howard è indubbiamente una brava attrice (lo ha dimostrato anche nel film "The village"), ma un po' impacciata in questo Manderlay. A favorire la naturalezza nella recitazione della Kidman ha contribuito sicuramente la sua consistente esperienza teatrale degli inizi della sua carriera in Australia (quando fu notata dalla Campion) e alla sua indimenticabile performance
nella pièce "The Blue Room" nel 1999 a Londra, che riscosse innumerevoli consensi..
A proposito del film devo dire che trovo comunque coerente la fedeltà del regista alla messa in scena del primo capitolo della trilogia, anche per mantenere una certa omogeneità. Qui il tema centrale della storia si fa più "storico" e, quindi, maggiormente critico nei confronti dell'America. Cosa più che legittima, per carità. Mi piacerebbe però che von Trier e altri registi si ricordassero che il razzismo e lo schiavismo non sono solo una malattia americana... L'Europa ha colpe storiche non minori: basti pensare alle vergognose vicende legate al colonialismo.
diciamo pure che Dogville è stato per me una grande scoperta, geniale, un capolavoro! e per questo sapevo che difficilmente avrei trovato un film dello stesso livello, è difficile "ugualiarsi".
nonostante la mia perdisposizione ad essere "buono" nel giudizio ho assistito ad un film fiacco, già visto (lo stesso impianto può funzionare se si introduce qualche alro elemento narrativo originale o una trama avvincente), in cui si dichiara a chiare nelle primissime scene e a chiare lettere il senso, l'obbiettivo e lo scopo del film ammazzando così inesorabilmente la pellicola.
la Bryce Dallas Howard (Grace) è pur brava, ma il suo personaggio è diventato piatto e non perchè non gli è stato resa giustizia dall'interprete, ma proprio dall'assenza di quel viaggio emozionale che in Dogville si era deciso di far intraprendere alla protagonista.
complessivamnente il film non è orribile, ma assolutamente insipido... riguardiamoci Dogville e speriamo di tornare a vedere qualcosa di interessante nel terzo capitolo della trilogia.