Di Cantet conoscevo solo "La classe" (straordinario), ma ho deciso di vedere quanti più film possibili. Mi è piaciuto moltissimo questo film di cui non avevo mai sentito parlare: "Verso sud". Originalissimo sia per l'ambientazione (mai visto prima di oggi un film ambientato ad Haiti) sia per l'argomento: il turismo sessuale e la prostituzione, ma in una chiave opposta a quella a cui siamo abituati a pensare: qui sono stagionate signore del mondo occidentale che vanno in vacanza per godere le grazie di locali giovanotti di colore, Film tristissimo, nonostante sia tutto ambientato tra feste, spiagge, locali, film tutt'altro che erotico, anche se abbonda di baci, abbracci, preliminari ed amplessi. Si riaccendono le luci in sala e ctutti ci vergognamo un po' di appartenere a questa società.
L'unico Verso Sud che ricordi era un film di Jack Nicholson con Mary Steenburgen (l'avvocatessa cattiva di "Philadelphia") Danny DeVito e C.LLoyd nelle parti dei fuorilegge e John Belushi nella parte del vicesceriffo messicano e con Jack Nicholson stesso nella parte principale. Un gran film parodia della leggenda del west, della retorica western e sulla casualita' della vita e degli incontri. Divertente intreccio su bene e male e sulle forze che spingono il destino delle esistenze.
Da vedere!
Cantet presenta a venezia questo film piacevole ma non convincente. Film sul e contro il turismo sessuale (nella caso al femminile) con vaghi accenni alla condanna politica di un potere arrogante e violento. Ma anche film sulla passione fisica e sulle conseguenze della sua stolta confusione con l'amore. Un film comunque non del tutto compiuto e alla fine allos pettatore rimane il dubbio " e allora? ". Splendida l'interpretazione di Charlotte Rampling.
...non è un film sul turismo sessuale ma sul profondo senso del vuoto di tante donne single di mezza età che non trovano uomini nella loro vita, tutte piene di pastiglie ma sopratutto armate di un disperato desiderio di vivere la loro femminilità in un mondo falso ed illusorio cercando dei forti affetti tramite (in questo caso)un giovanotto di colore che,naturalmente,lo fa soltanto per i soldi mentre "fuori", nella sua vita reale lui vive in pericolo continuo fine a quando non viene ammazzato. Un film che riesce molto bene ad esprimere sia il vuoto esistenziale delle donne,sia la miseria e il pericolo in cui gli abitanti di Tahiti (ma si può dire di tanti altri paesi)vivono mentre gli occidentali li comprano,li sfruttano senza rendere abbastanza conto della loro vera quotidiana realtà e senza assumere nessuna responsabilità nei loro confronti. Il "paradiso" sessuale-affettivo viene presentato visivamente senza la sua naturale luminosità per trasmettere lo stato di miseria (quella interiore e quella che lo circonda nella città).Gli attori sono tutti bravissimi e la regia molto scorrevole. Un piccolo film che tratta un tema profondo (spesso pesante) invitando lo spettatore a riflettere con calma e profondità.
I canadesi riescono ancora una volta (come nel caso del bellissimo “C.R.A.Z.Y”) a trattare la vita con una profondità emotiva eccezionale senza diventare troppo pesanti e senza perdere l’umorismo,l’ironia e l’estetica cinematografica. Mi è piaciuto molto.